C’era un De Voest…

De Voest

di Sergio Pastena

Tirare avanti la carretta. L’attività è poco gratificante e spesso anonima, ma guai se qualcuno non lo facesse. Se nessuno tira avanti la carretta si finisce come la Svezia, dove la palma di miglior giocatore se la contendono Ymer, Eriksson e un ghiacciolo al lampone.

In Davis 46 match e 19 vittorie
In Davis 46 match e 19 vittorie

Anche la Repubblica Sudafricana ha avuto i suoi momenti bui: non che al momento sia tutto sto fiorir di talenti, ma se non altro c’è un Kevin Anderson ben piazzato intorno ai primi 20 del ranking. Una volta, poi, era ancora meglio: tra Wayne Ferreira, best ranking al numero 6 e 15 titoli, un Ondruska senza trofei ma Top 30 e Godwin, appena nei 100 ma un titolo, c’era da leccarsi i baffi, specie considerando che Ellis Ferreira in doppio era il numero due al mondo.

Ecco, a quei tempi uno come Rik De Voest sarebbe magari passato inosservato: mai nei primi cento, un paio di titoli di doppio e un paio di match Slam vinti in singolare. Eppure sono stati lui e Van der Merwe a tirare la baracca in un periodo di gelo assoluto per il tennis sudafricano: si parla della fine del 2007, quando anche Wesley Moodie si avviava al declino e Anderson cominciava ad emergere ma aveva bisogno di tempo. All’epoca De Voest nella Repubblica Sudafricana era il miglior singolarista.

La vita di atleta di De Voest, però, non si può riassumere nell’effimera gloria in singolare, va ben oltre: va ben oltre perché parliamo di un tennista che certo non si inquadra nei classici canoni degli atleti del giorno d’oggi. Dotato di fisico decente ma certo non di spicco per il tennis d’oggi col suo metro e ottanta per settanta chili scarsi, il buon Rik spesso e volentieri cerca la rete, prova variazioni, si arrovella per trovare la chiave dei match. Non un Llodra nè un Ferrer, ma gioco di volo, tenacia e tanto coraggio, doti che gli hanno concesso di reggere fino ai 34 anni tenendo botta alla grande.

Un giorno nel circuito ci sarà un Morgan De Voest?
Nel circuito ci sarà un Morgan De Voest?

Inutile dire che quando hai gioco a rete e tattica i risultati in doppio vengono da sè, e infatti De Voest è recordman di titolo Challenger di doppio (37) e sempre in doppio ha raccolto le sue soddisfazioni a livello Atp, la più grande quando arrivò a sbancare Dubai in coppia con Tursunov mandando a casa, tra gli altri, Ferrer e Safin. Sei i titoli in singolare e, cosa curiosa, gli ultimi tre ottenuti in Canada, uno a Vancouver e due a Rimouski, dove nel marzo del 2013 ha prodotto l’ultimo acuto partendo dalle qualificazioni.

Inevitabile, quindi, che il ritiro lo annunciasse in Canada, proprio al Challenger di Vancouver dove è uscito contro Thanasi Kokkinakis dopo aver vinto all’esordio un match durissimo contro Jason Jung. Tanto Canada, ma anche un po’ d’Italia, visto che De Voest è nato a Milano e in Italia ha vissuto un anno prima che la sua famiglia tornasse a Pretoria. Ora lascia per dedicarsi alla famiglia, da giocatore ancora competitivo nonchè neo-papà, senza rimpianti e con la volontà di non diventare “quello di cui tutti si chiedono perché giochi ancora”.

Stia tranquillo, mister De Voest: nel suo caso non c’è mai stato questo rischio.

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