(Pablo Andujar)
di Sergio Pastena
Meno male che c’era Pablo Andujar, altrimenti il torneo di Bucarest, ultimo appuntamento della stagione sulla terra battuta, curiosamente “isolato” in calendario, sarebbe stato una noia mortale. Non ce ne vogliano nè il vincitore Juan Ignacio Chela, né tanto meno i semifinalisti Granollers e Montanes, ma il qualificato spagnolo è stato l’unico in grado di garantire un po’ di interesse e vitalità mentre i suoi avversari pensavano solo a togliere palle dai teloni giocando due metri dietro la riga di fondo. Accelerazioni improvvise e fulminanti, frequenti discese a rete e volée pregevoli in grado di strappare applausi a scena aperta: così il qualificato iberico ha deliziato la platea rumena, arrivando contro ogni pronostico in finale dopo aver battuto Granollers al termine di un match eroico. Per inciso quest’ultimo, che supplisce a una certa assenza di talento con un carattere di ferro (come il collega Montanes) aveva già superato in tre set Hanescu e i nostri Volandri e Starace, ogni volta perdendo il primo parziale. Sembrava destinato a ripetersi in semifinale ma, quando è andato a servire per rimanere nel match sul 4-5 del terzo, si è trovato di fronte un Andujar arrembante e deciso a sfruttare l’occasione d’oro (che ha colto). In finale per il buon Pablo c’è stato poco da fare contro un Chela solidissimo, che è andato così a conquistare il secondo titolo di quella che è la sua miglior stagione dal 2007 a questa parte.
Per inciso, per gli italiani è stato un disastro. Siamo calati in massa su Bucarest con grandi aspettative, giustificate: il tabellone era più simile a quello di un ottimo Challenger che a quello di un torneo Atp. Il titolo era alla portata di Starace, Seppi, Fognini e persino di Volandri (chi ritiene quest’affermazione esagerata provi a guardare il main draw). Invece Potito e Filippo, come detto, sono caduti per mano di Granollers (l’irpino lottando fino alla fine, il livornese crollando fisicamente nel terzo) ma ancora peggio hanno fatto Fabio Fognini, battuto senza attenuanti da Kamke e Andreas Seppi, che ha finito col perdere con Ungur un match del quale sembrava in pieno controllo dopo il primo set. E allora la palma del migliore va a Simone Vagnozzi, capace di passare le qualificazioni e di ottenere contro Copil una vittoria in un main draw Atp che mancava dal 2004, quando sconfisse a Casablanca il monegasco Lisnard. Al secondo turno si è arreso onorevolmente al solido Chardy, ma la sua stagione resta decisamente degna di nota.
A Metz, in Francia, è tornato Gilles Simon, che già da un po’ lanciava segnali di ripresa. L’ex numero 6 del mondo ha sconfitto in finale Mischa Zverev, alla prima finale della carriera arrivata se vogliamo un po’ per caso: il volleatore tedesco, dopo un esordio morbido contro Zeballos, ha trovato il lucky loser Mahut (che aveva sostituito Monfils), nei quarti Nieminen e in semifinale ha potuto beneficiare del ritiro dell’influenzato Gasquet. Deludente Cilic, ancora in fase interlocutoria e battuto da Kohlschreiber (poi fermato in semifinale da Simon). Solo un italiano in tabellone, Thomas Fabbiano, capace di superare nel turno decisivo delle qualificazioni Mahut, vendicando la sconfitta di Roma 2008: al primo turno ha pescato proprio Kohlschreiber ed ha perso con un dignitosissimo 6-3 6-4. Anche lui promosso, in questa settimana dove le uniche note liete per il nostro tennis sono arrivate dalle seconde linee.
Molto interessanti i prossimi tornei: si tratta sempre di Atp 250, ma dai montepremi più alti e con una certa valenza strategica, considerando che inaugurano tre settimane in Asia che culmineranno nel Masters Series di Shanghai passando per gli Atp 500 di Tokyo e Pechino. Così in campo troveremo ben sei dei Top Ten: a Kuala Lumpur ci saranno Soderling, Davydenko, Berdych e Youzhny ma, soprattutto, a Bangkok vedremo il numero uno del ranking Nadal, Verdasco e, anche se non è più tra i primi dieci, Juan Martin Del Potro, finalmente al ritorno dopo una lunghissima assenza dai campi. Insomma, ci sono grandi motivi di interesse e fior di protagonisti di livello assoluto.
A proposito del livello dei giocatori, ci sia consentita una parentesi: a Kuala Lumpur ha ricevuto una wild card l’atleta locale Yew-Ming Si, sporadico frequentatore di Futures in Malaysia. Ora, nessuno vuole mettere in dubbio il diritto della nazione organizzatrice di concedere inviti a un suo tennista e, in fondo, c’è di peggio se si pensa che in Qatar ogni anno gioca tale Sajji che non fa neanche i Futures mentre Yew-Ming Si, l’anno scorso, nelle qualificazioni strappò un set a Fyrstenberg. Tuttavia, considerando che parliamo di un trentunenne neanche presente nelle classifiche di singolare, ci sfugge il senso della cosa: molta più logica hanno le wild card concesse a Tomic e Bhambri (che affronterà proprio Si al primo turno). Anche se il malese dovesse battere il giovane indiano (ed è abbastanza improbabile) verrebbe inesorabilmente massacrato da Ferrer al secondo turno. E’ comprensibile il “premio alla carriera” per Udomchoke a Bangkok, ma realmente gettare allo sbaraglio nell’arena un amatore, come nel caso di Yew-Ming Si, può giovare al movimento tennistico di un paese? Ne dubitiamo. A quel punto sarebbe stato meglio prendere uno dei due giovani del circuito Itf che hanno ricevuto la wild card per le qualificazioni e metterlo nel tabellone principale: non saranno fenomeni, ma quanto meno anche un “cappotto” gli sarebbe servito per fare esperienza. Misteri del tennis.
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