di Salvatore Petrillo
103 titoli vinti in coppia su 154 finali disputate in carriera, 16 Slam conquistati su 27 finali, 31 Master 1000, 4 ATP Finals, 2 medaglie olimpiche (bronzo a Pechino 2008, oro a Londra 2012), trionfi ai quali vanno aggiunti altri 10 titoli Slam in doppio misto (7 di Bob, 3 di Mike), 11 anni in vetta al ranking, 4 stagioni con almeno 10 titoli, Career Grand Slam, Golden Master…
Molto spesso si dice che non tutto può essere espresso con i numeri, che si tratta solo di freddi simboli, ma non credo ci sia modo migliore delle statistiche per esprimere la grandezza di una coppia che sta facendo la storia di questo sport.
Con la vittoria in tre set su Dodig e Melo, i gemelli di Camarillo hanno conquistato l’ennesimo alloro di una carriera straordinaria e, probabilmente, irripetibile. Troppo grande l’onta della sconfitta subita 12 mesi fa da Marrero e Verdasco, e dopo il primo set perso al tiebreak, i Bryan hanno messo in mostra tutta la loro classe, in un match anche molto gradevole. A 36 anni suonati, i ragazzi californiani hanno fatto vedere una volta di più di essere più di qualche spanna sopra gli altri, visto che solo una volta (Nestor/Zijmonic 2008) sono stati scalzati dal trono mondiale di fine stagione.
Una carriera iniziata sul finale del secolo scorso, quando nel 1999 gli allora 21enni statunitensi raggiunsero la finale sulla terra di Orlando, perdendo in una combattuta finale contro Jim Courier e Todd Woodbridge, allora una coppia di buon livello. Non hanno ancora l’affinità delle grandi coppie, Bob frequenta anche discretamente il circuito come singolarista, vince 6 tornei in due anni (3 Futures e 3 Challenger), arrivando alle soglie della Top-100, ma dal 2001 i due fratelli cominciano a frequentare quasi esclusivamente il circuito come doppisti, con qualche piccola comparsata in singolare (Bob vincerà un altro Challenger, sul cemento di Joplin).
E’ quello l’anno in cui Mike e Bob si mostrano al mondo come una delle coppie più forti dell’intero circuito mondiale: i due sembrano completarsi in maniera perfetta, capaci entrambi di alternarsi a rete e da fondo, con colpi profondi e intelligenti e ricami a rete di ottima fattura. Sono oltretutto un destrorso e un mancino, quasi a sottolineare il complementarsi di questi due ragazzoni americani. Conquistano il primo titolo a Los Angeles, e sembrano subito prenderci gusto. Arrivano in finale a Washington e conquistano anche Newport, Londra e Memphis, mostrando una certa predilezione per le superfici veloci. Chiuderanno l’anno al numero 22 del ranking mondiale, ma si ha tutta l’impressione che la stagione appena conclusa non sia altro che un trampolino di lancio.
La conferma arriva nell’arco di pochi mesi. Arrivano le finali di Adelaide e Memphis, i quarti di Melbourne (sconfitta contro i forti connazionali Johnson e Palmer), ma la vendetta arriva solo un mese dopo, quando i leader del ranking devono arrendersi in semifinale ad Acapulco ai Bryan, che vinceranno il titolo poi contro i cechi Damm e Riki. Da lì in poi è un crescendo, con qualche piccola pausa, che porta ai quarti di Parigi e alle semifinali di Londra, per arrivare alle vittorie di Newport, Toronto (primo Master Series), Washington, semifinali a NY e vittoria a Basilea. Il 2002 si chiude per la prima volta in Top-10, al numero 7, e con ben 54 vittorie stagionali.
Il 2003 è un anno fondamentale per i Bryans Twins, che ottengono ancora la bellezza di 53 vittorie, chiudono la stagione al numero 2 del ranking, ma soprattutto conquistano il primo Major in carriera, sorprendentemente sulla terra rossa del Roland Garros, la prima convocazione in nazionale, vincendo il loro match con gli slovacchi, e la prima Masters Cup (le attuali ATP Finals) a Houston, in Texas.
Da qui in poi, la storia dei fratelli più famosi del tennis non è altro che un susseguirsi di vittorie, record, e il raccontarvi i successivi 11 anni di carriera non può che ridursi a un elenco di successi straordinari, con qualche gemma collocata nel mezzo. Nel 2005 riusciranno nell’impresa di raggiungere la finale in tutti e quattro i tornei dello Slam, vincendo il titolo a New York su Bjorkman e Mirny, nel 2006 arriverà il Career Grand Slam, grazie alle vittorie di Melbourne e Wimbledon, nel 2007 arriveranno per la prima volta in doppia cifra per numero di titoli vinti (11), ottenendo lo stratosferico numero di 77 vittorie, e vinceranno anche la Coppa Davis nella finale contro la Russia, nel 2008 arriva la medaglia di bronzo olimpica, a Pechino, dopo una scottante sconfitta in semifinale contro gli svizzeri Federer e Wawrinka, nel 2010 arrivano ancora una volta a quota 11 titoli, tra cui due Slam, nel 2012 arriva la rivincita olimpica, con l’oro vinto a Londra, e nel 2013, anno in cui vinceranno ancora 11 tornei, sfiorano un clamoroso Grand Slam: arrivano le vittorie agli Australian Open, al Roland Garros e a Wimbledon, ma a New York Paes e Stepanek in semifinale mettono fine al sogno dei Bryan. Un’altra cocente delusione arriva a Londra, dove nella splendida O2 Arena gli spagnoli Marrero e Verdasco gli sfilano la quarta vittoria nelle Finals.
Il resto è storia recente, e il 2014 è per certi versi l’emblema della superiorità dei due californiani. La classifica di fine anno recita ben oltre 12mila punti, più di 6mila di vantaggio su Nestor e Zimonjic, i più diretti inseguitori, eppure per vincere uno Slam i Bryan hanno dovuto aspettare il tanto amato US Open, segno che gli altri Major hanno visto vittorie estemporanee, mentre i due gemelli hanno racimolato 65 vittorie, 10 titoli (quarto anno in doppia cifra), raggiunto quota 100 tornei, ottenuto il Golden Master con la vittoria di Shanghai e guardato tutti dall’alto in basso per ben 361 settimane.
Per dare un’idea migliore della grandezza di questa coppia, ci basta confrontarla con i record in singolare: Roger Federer è stato per 302 settimane in testa al ranking, mentre l’attuale numero 1 Djokovic, che sembra destinato a essere il dominatore per un po’, è “solo” a 120. Roger Federer è a quota 17 tornei dello Slam, ma questo traguardo non sembra affatto precluso ai Bryan, visto che i doppisti hanno certamente una carriera più lunga. Jimmy Connors è a quota 109 titoli in carriera, Roger Federer ne ha vinti la “miseria” di 81. Pete Sampras ha chiuso l’anno al numero 1 del mondo per 6 stagioni, Federer per 5, i Bryan per 11 (striscia divisa in due dall’intromissione del 2008 di Nestor e Zimonjic). Infine, sono gli unici ad aver compiuto il Golden Master, visto che a Djokovic manca Cincinnati e a Federer i due “rossi” di Roma e Montecarlo.
Numeri assurdi per i dominatori del circuito di doppio, quegli stessi numeri che, probabilmente, rappresentano l’unico modo per rendere onore ai Bryans Brothers.
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