Lo stop, i dubbi, il rientro e la vittoria. Negli ultimi anni, almeno una volta a stagione, è stata questa la routine di Matteo Berrettini. Nel 2022 l’incognita extra dell’operazione, la prima della carriera, al mignolo della mano destra. La trasferta nordamericana di marzo ha cancellato di colpo ogni entusiasmo per la semifinale di inizio stagione all’Australian Open; servita a dimenticare il terribile infortunio di Torino. Dopo l’intervento chirurgico due notizie hanno smorzato ulteriormente il morale degli appassionati: la rinuncia alla terra rossa (Internazionali BNL d’Italia compresi) e la mancata assegnazione di punti a Wimbledon, che danneggerà considerevolmente la classifica dell’attuale numero uno d’Italia.
Il Boss Open di Stoccarda nell’immaginario degli scettici doveva essere solo un favore allo sponsor, nonostante le parole alla vigilia dei diretti interessati, comprese quelle del coach Vincenzo Santopadre: “Vi assicuro che Matteo sta bene per davvero, sia fisicamente che nell’umore”, aveva dichiarato a Spazio Tennis. Il trionfo sull’erba teutonica, nel torneo vinto per la prima volta nel 2019, non solo ha slegato i dubbi sulle condizioni di Berrettini ma anche sottolineato che Wimbledon o meno la classifica si potrà ricostruire. Quando è stato in grado di scendere in campo il romano ha sempre onorato il suo ranking, rari i capitomboli ingiustificati. Dubbi, aspettative e scetticismi sono un ingiustificato rovescio della medaglia per un atleta che primavera dopo primavera ha sempre saputo ripresentarsi al top, tanto da acquisire una qualificazione agevole alle Nitto ATP Finals 2021 giocando solo 14 tornei; un dato da top player secondo solo alle 9 rassegne disputate da Novak Djokovic.
Dopo la sfortunata trasferta di Torino, avevamo ripercorso l’intera cronistoria degli infortuni di Matteo, sottolineando proprio i suoi meriti nel massimizzare il lavoro lì dove possibile durante i tanti stop. Per un tennista, che sulla falsariga di Nadal, anche quando sta bene deve sottoporsi ad interminabili trattamenti e processi di prevenzione: la pazienza è diventata un’arma fondamentale. Con buona pace della primavera del rosso, ma con le gioie del rientro sui prati tedeschi. Dai futures agli slam, con esempio cardine la semifinale degli US Open 2019 raggiunta al secondo torneo utile post rientro, è quasi superfluo l’elenco di ogni ritorno con il sorriso. Wimbledon peserà con il suo inevitabile passivo di 1200 punti, ma dopodiché nel 2022 il romano non difenderà praticamente nulla. In stagione resteranno complessivamente 585 punti spalmati in quattro tornei, con il quarto di finale dello US Open che spicca sui risultati di Cincinnati, Indian Wells e Vienna. Ai Championship sarà caccia ad un traguardo dal valore inestimabile, che prevale su ogni calcolo da ragioniere commercialista, poi fino a novembre sarà pista libera.
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