di Sergio Pastena
Novak Djokovic: per due volte è stato sull’orlo del precipizio, per due volte si è ripreso smentendo ogni previsione, remando contro l’inerzia di match quasi persi. Ancora: si è trovato di fronte avversari che avevano cambiato la propria strategia e li ha battuti lo stesso, inesorabilmente. Perfetto. Voto: 10
Rafael Nadal: volevo dargli mezzo voto in meno del vincitore, perché è giusto fare una minima differenza, ma merita dieci anche lui e così sia. E’ andato oltre i suoi limiti, ha vinto due partite che complicatissime contro Federer e Berdych, in finale ha fatto il suo capolavoro portando a un passo dal ko uno che, al momento, è chiaramente più forte di lui. Mostruoso. Voto: 10
Andy Murray: come eravamo stati severi negli ultimi Us Open, stavolta lo premiamo. Sì, perché qualcosa si è visto: questo Murray non è quello del 2006 ma, nel complesso, attacca un po’ di più. Ed è andato vicino a battere Djokovic, ancora più vicino di Nadal. Voto: 8
Kei Nishikori: continua a fare passi in avanti il giapponese, che dimostra di non poter ancora insidiare i primi quattro sulla lunga distanza, ma anche di poter insidiare tutti gli altri. Voto: 7,5
Lleyton Hewitt: avesse sfruttato la prima palla break del quarto set contro Djokovic, davvero saremmo scivolati nell’epica (anche se alla fine avrebbe perso lo stesso). Il suo spirito da fighter fa impallidire persino Ferrer. Voto: 7,5
Tomas Berdych: il ceco è un altro che ha ottenuto il massimo. Parliamoci chiaro, contro Almagro meritava di perderla e l’ha vinta in quattro set, dando vita al revival di Stich-Edberg nella semifinale di Wimbledon del 1991. La sua corsa si è fermata sul set point contro Nadal. Voto: 7
Nicolas Almagro: stesso voto di Berdych, anche se con un turno di meno. Lo spagnolo ha giocato davvero bene e avrebbe meritato quanto meno i quarti di finale. Voto: 7
Flavio Cipolla: salva il tennis italiano dalla debacle, ancora una volta. E contro Lopez esce a testa alta, più che mai. Voto: 7
Juan Martin del Potro: più tornei passano, più si insinua il sospetto che non tornerà più ad essere quello del 2009. Ad ogni modo bravo a raggiungere i quarti. Voto: 6,5
David Ferrer: la costanza non gli fa certo difetto. Fa quello che deve fare, raggiunge i quarti e poi si fa da parte. Confermare le semifinali dell’anno scorso era oggettivamente complicato. Voto: 6,5
John Isner: salva la barca americana, come al solito vende cara la pelle prima di cedere. Ma il tennis è un’altra cosa. Voto: 6,5
Philipp Kohlschreiber: non ha un tabellone troppo complicato, ne approfitta. Ma qualcosa in più contro un Del Potro non al meglio poteva fare. Voto: 6
Richard Gasquet: si ferma sul più bello, contro Ferrer praticamente non vede palla. Peccato, ma i tempi dei grandi exploit sembrano lontanissimi. Voto: 6
Roger Federer: discorso contrario rispetto a Murray. Mai come stavolta aveva grosse chance di raggiungere una finale nella quale non sarebbe assolutamente partito chiuso. Voto: 5,5
Alexandr Dolgopolov: troppi black-out si pagano, anche se alla fine vinci. Quindici set in tre partite per un’eliminazione prematura. Voto: 5,5
Milos Raonic: con Tomic (Voto: 7) era quello che doveva fare da mina vagante. Azzannato senza pietà dal vecchio leone. Voto: 5,5
Jo-Wilfried Tsonga: l’occasione era enorme, anche perché lui sa bene come far soffrire Murray. Invece cede a Nishikori alla distanza. Voto: 5,5
Janko Tipsarevic: in condizioni a dir poco imbarazzanti, soffre con Tursunov e Duckworth prima di essere sbattuto fuori senza appello. Voto: 5
Andy Roddick: ispira più tristezza o malinconia? O entrambi? Voto: 5
Mardy Fish: brutto. Ma brutto, brutto, brutto. Voto: 4,5
Gli altri italiani: con buona pace di chi partiva chiusa, come Lorenzi e Volandri, era oggettivamente difficile fare peggio di così. Voto: 4
Ernests Gulbis: godersi i soldi di papà no, eh? Voto: 4
Fernando Verdasco: non sappiamo se sia peggio quello che ha sprecato contro Tomic oppure il suo completino color “Bottigliette di Gatorade d’annata rimaste troppo a lungo a evaporare sotto il cocente sole d’Agosto della capitale iberica”. Potrebbe farci un film la Wertmuller. Voto: 3
Il game della bandiera: caro Philipp, io tennisticamente ti adoro. Però Rosol meritava un triplo bagel e lasciargli un paio di game alla fine non vuol dire essere sportivi, ma fare l’elemosina all’avversario. Nel tennis, come nel calcio, è un’abitudine “diplomatica”: da questo punto di vista preferisco il rugby, dove se sei 110-0 e smetti di giocare gli avversari si offendono. Voto: 1
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