La settimana che segue Melbourne ha sempre il sapore della fine delle vacanze, di quando mentre ancora un po’ ebbri del sole australiano ci si avvicina all’indoor europeo, a giocare in calzoncini nei palazzetti mentre fuori infuria l’inferno implacabile. È quella settimana in cui il primo turno di coppa Davis appassiona e cattura, nelle sue formule lente ma inimitabili, ma che ai fini delle classifiche contribuisce relativamente poco.
Alcuni dei protagonisti della race to Milan erano impegnati proprio in Davis con le rispettive nazioni, altri hanno incrociato le racchette nei circuiti minori e altri ancora hanno preferito prendersi una pausa di decompressione. Vediamo come questo ha inciso sulle prime otto posizioni della race, quelle che alla fine della fiera varranno un posto per il NextGen ATP Master del prossimo autunno a Milano.
- Daniil Medvedev (160 pt.). L’immagine più forte della settimana di Davis appartiene probabilmente al russo, ancora leader della race, parliamo ovviamente della scena di lui che si accascia a terra all’inizio del quarto set del suo incontro di singolare contro Novak Djokovic durante l’incontro Serbia-Russia valido per il primo turno di Coppa Davis. Medvedev era chiamato a un’impresa impossibile, provare a strappare il punto al n.2 del mondo dopo che Khachanov aveva ceduto nel primo incontro perdendo al quinto set da Troicki. Ha venduto cara la pelle il moscovita, strappando il primo set a Djokovic e lottando per quanto ha potuto nei successivi due, ma all’inizio del quarto non ne aveva davvero più e il cedimento per crampi è stato inevitabile. Se non altro chi lo accusava di non dare tutto per la Russia oggi avrà meno argomenti dalla sua. Tornerà in campo da questa settimana all’ATP 250 di Marsiglia.
- Andrej Rublev (159 pt.). Guadagna una posizione e si porta a solo un punto dalla vetta l’altro russo di questa classifica. Per Rublev si conferma il buon inizio di stagione già certificato la settimana scorsa con il buon risultato a Rennes, di nuovo in Francia e di nuovo indoor, stavolta a Quimper. Era chiamato a confermare il titolo della scorsa stagione e non ci è riuscito, fermato dopo tre set in semifinale da Peter Gojowczyk (punteggio finale 76 46 63 in favore del tedesco) ma la notizia forse sta più in un Rublev capace di andare più o meno in fondo a due tornei di fila, segno di una continuità che non era nelle sue corde fino a poco tempo fa e che, se unita al suo indubbio talento, potrà regalargli qualche soddisfazione. Durerà?
- Hyeon Chung (157 pt.). I gruppi cadetti della Coppa Davis, come la serie B calcistica, sono terreno insidioso da affrontare e la sfida di Gimcheon tra Corea del Sud e Uzbekistan non ha fatto differenza rispetto a questo adagio. Hyeon Chung per amor di patria ha guidato i suoi in una sfida oggettivamente non facile contro l’Uzbekistan dell’ispiratissimo Istomin, reduce da uno slam da protagonista inaspettato. E il classe ’96 ha provato a fare il suo, conquistando il punto nel primo singolare poi vanificato dalla sconfitta di Lee per mano di Istomin ma poi perdendo il doppio –non senza lottare- in compagnia di Yong-Kyu Lim contro la coppia Istomin-Fayziev. Sempre Istomin, da mattatore totale della sfida, ha vinto il secondo singolare della domenica chiudendo il tutto sul 3-1 per l’Uzbekistan. A Chung, esonerato da un inutile quinto match, la consapevolezza di aver dato quello che poteva e la libertà di poter tornare a pensare al circuito, per la Corea verranno tempi migliori, a ben sperare.
- Omar Jasika (128 pt.). È l’aussie campione dello US Open jr 2014 la prima new entry della nostra rubrica, balzato dalla 11esima posizione alla quarta dopo la vittoria pressoché casalinga nel challenger di Burnie. Dopo le montagne russe della scorsa stagione con un proposito di ritiro annunciato su facebook e smentito nel giro di un amen, l’anno di Jasika sembra iniziato bene perlomeno sul piano dei risultati. È vero che l’entry di Burnie era ben lungi dall’essere irresistibile (teste di serie comprese tra il n.139 e il n.211 del ranking ATP) ma per Jasika è la seconda dimostrazione di un buon momento di condizione psico-fisica dopo la finale ottenuta a Happy Valley passando per la lapidaria sconfitta a Melbourne, arrivata però da un campione del livello di David Ferrer. Difficile dire se questa carica lo porterà fino a Milano, ma se già bastasse a fugare i dubbi esistenziali non sarebbe cosa da poco.
- Frances Tiafoe (94 pt.). Distanziato rispetto ai primi quattro ma reduce da una settimana senza infamia e senza lode (che già non è poco), con i quarti di finale raggiunti nel challenger di Dallas, torneo dal tabellone corposo, infarcito di vecchie volpi del circuito come McGee e dalla infinita nidiata USTA di cui Frances condivide in parte le sorti narrative. Dopo due turni piuttosto facili contro Christian Harrison (fratello minore di Ryan, poi campione del torneo) e il cinese Wu si è arreso a Kudla nei quarti di finale alla fine di due set tirati e conclusi al tie-break.
- Alexander Zverev (90 pt.). Rimane ancora con i soli punti dell’Australian Open in forziere il tedesco reduce da un impegno in Davis dal sapore beffardo, atteso a guidare i suoi assieme al fratello Mischa in una sfida non impossibile contro il Belgio orfano di Goffin e poi trasformatasi in Vietnam lento e doloroso con la sconfitta in doppio e soprattutto quella nel singolare della domenica contro lo squalo Steve Darcis. Siamo comunque abbastanza convinti che il giovane Sasha se ne farà bene una ragione e andrà avanti nella sua stagione dove lo aspettano prove importanti e alle quali tiene certamente di più, a partire dal torneo di Montpellier.
- Noah Rubin (85 pt.). La scelta di programmazione di Rubin che da Melbourne è andato a Maui e poi tornato a Burnie compiendo due coast to coast del Pacifico in una settimana non è stata forse la più splendida di sempre e il newyorkese paga il secondo torneo scialbo di fila. Dopo l’eliminazione al primo turno alle Hawaii è arrivata quella al secondo turno in Tanzania contro il tutt’altro che irresistibile australiano Maverick Banes. Raggrumare punti così alla spicciolata non farà bene alla sua classifica, specie in ottica race, vedremo come si comporterà questa settimana nella quale ha tenuto a bada i chilometri da percorrere fermandosi al torneo di Launceston, un’ora e mezza d’auto da Burnie. Il sorteggio contro Saville non è il migliore possibile, ma con la tigna agonistica di Rubin nulla è mai detto fino alla fine.
- Blake Mott (83 pt.). Altra new entry assieme a Jasika è il suo connazionale e coetaneo Mott. Nome meno noto e sicuramente meno consistente rispetto al resto dei classe ’96 in circolazione con un palmares che recita alla voce tornei vinti solo Launceston 2016 (un anno fa esatto, quindi). Mott però quest’anno ha già rubato qualche attenzione in più conquistando un’inaspettata qualificazione all’Australian Open superando nelle qualificazioni Kudrjatsev, Kamke e McGee, giocatori quindi di una certa esperienza, prima di finire nelle grinfie di Richard Gasquet appena entrato nel tabellone principale quando già poteva dirsi più che soddisfatto in ogni caso. A Burnie ha egregiamente figurato eliminando tra gli altri il nippo-australiano Akira Santillan prima di arrendersi proprio a Jasika in finale. Questo posto nella race è la ciliegina che non guasta mai su una torta che per Mott è sicuramente già ottima così.
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