Bulgaria, anno 2013. Nella sperduta cittadina di Haskovo vado a giocare uno dei tanti futures del calendario mondiale. In mezzo ad un tabellone abbastanza competitivo faccio caso ad un nome che apparentemente centrava poco con gli altri, una wc russa senza punti, forse l’unico senza ranking del tabellone principale, tale Rublev, mai sentito. “Beato chi ci gioca al primo turno” mi viene da pensare. Mi basta vedere due colpi di questo all’epoca 16enne però per capire subito di essere stato beato io a non averci giocato! Matteo Fago, che anche lui giocava il torneo, arriva e mi dice: “oh Tommy, ma hai visto come gioca questo ragazzino, quanto gli scorre la palla?” per poi aggiungere: “Mi ricorda un pochino Safin”.
In effetti, preso ovviamente con le dovute cautele, il paragone con il buon Marat ci può stare: una velocità di braccio impressionante, palla che esce fortissimo dalle corde con tutti i colpi, sia col servizio che col dritto che col rovescio, a dispetto di un fisico ancora estremamente mingherlino e praticamente privo di massa muscolare. Nonostante l’atteggiamento in campo sia a dir poco rivedibile (ogni singolo punto perso era un lancio di racchetta o un urlo, in un match vinto 63 63) è evidente come questo ragazzino, classe 1997, abbia un talento fuori dal comune. Quell’anno infatti, pochi mesi dopo vince un futures negli USA e termina il 2013 al numero 808 ATP.
Il 2014 di Rublev invece viene equamente diviso fra attività pro e junior, entrambe con buon successo: fra i pro si aggiudica 3 titoli futures chiudendo l’anno al numero 515 ATP, ma sono i successi junior a dargli una grande visibilità nel mondo del tennis; la finale al Bonfiglio e soprattutto il successo al Roland Garros Junior gli consentono di arrivare al numero 1 del ranking mondiale under 18 con un anno di anticipo.
Nel 2015 abbandona completamente l’attività junior per concentrarsi sull’attività pro, riuscendo ad entrare nei primi 200 ATP con alcuni risultati di rilievo a livello Challenger, come la semi nel torneo casalingo di Mosca, e tutto fa presagire una rapida entrata nei top 100 l’anno successivo. Nonostante ciò il 2016 si rivelerà al di sotto delle aspettative, il giovane Rublev deve ancora crescere sotto molti punti di vista per fare il salto di livello definitivo, sia fisicamente (ancora decisamente troppo gracile) che soprattutto mentale, eliminando passaggi a vuoto, alti e bassi, e scenate improduttive che a livello di top 100 non sono più ammissibili.
Parte invece col piede giusto nel 2017, dove si qualifica e passa un turno di tabellone all’Australian Open, arrendendosi solo ad Andy Murray, e raggiungendo la finale nel Challenger di Rennes e la semifinale in quello di Quimper.
L’attuale ranking dice numero 113 del mondo, sua miglior classifica raggiunta, ma il ragazzo attualmente sembra decisamente più pronto per sfondare nel tennis che conta, col suo tennis fatto di accelerazioni improvvise che lasciano fermo l’avversario, molto divertente da vedere per gli appassionati, oltre ad essere un personaggio in campo. Di sicuro a vedere un match di Rublev non ci si annoia.