Andrea Arnaboldi: “A trent’anni voglio ancora tanto dal tennis”


“Voglio ricevere da questo sport ancora tante soddisfazioni. Tra un mese compio trent’anni, e non nascondo che fa un po’ impressione pensare che la maggior parte della mia vita l’ho passata dentro a un campo da tennis, ma è un pensiero che mi rende felice perché nella mia carriera mi sono divertito e continuo tuttora  a divertirmi”. Andrea Arnaboldi si racconta così a Spaziotennis.com, durante l’Atp Challenger di Brescia, a poche settimane dal suo trentesimo compleanno.
Novembre per un tennista significa tirare le somme dell’anno che sta per finire. Spiccano nel ruolino di Arnaboldi le quattro semifinali raggiunte nei Challenger di San Luis Potosi in Messico, Tallahssee in Florida e in Europa a Biella e a Banja Luka: “Sicuramente quattro semifinali sono ottimi risultati ma non posso dirmi contento, anzi meglio dire che non sono soddisfatto, perché in alcune situazioni con poco sforzo potevo ottenere molto di più, in particolare a Biella dove ho avuto concrete chances di vittoria contro Caruso. Adesso che è tempo di bilanci mi infastidisce un po’ pensare che bastava poco e con quei punti sarei più in alto in classifica. L’anno ha avuto diversi alti e bassi, un po’ come è stata tutta la mia carriera a dir la verità… (ride beffardo) ma siamo ancora qua!
Per quasi tre mesi, da marzo a metà maggio Andrea è sparito dai radar del circuito europeo per direzionare le proprie energie in una lunga trasferta oltreoceano. La scelta è ricaduta sui challenger di Canada, Stati Uniti e Messico, alla ricerca di punti importanti e di una rinnovata serenità dentro e fuori dal campo: “Avevo voglia di cambiare, di fare qualcosa di un po’ diverso, vedere tornei e avversari nuovi. All’inizio la trasferta in solitaria è stata molto dura, poi però verso la fine sono arrivati i risultati migliori e posso dirmi contento di aver preso questa decisione. Avevo proprio bisogno di staccare un po’ e anche per questo motivo ho scelto di andarci da solo, senza allenatore. Quest’anno mi avete visto perdere la pazienza in campo più volte, ma non è che io non mi arrabbi mai! Diciamo che in alcune occasioni non sono proprio riuscito a trattenermi, però quando ci si arrabbia vuol dire anche che si tiene tanto a una cosa, no? L’importante è incanalare in maniera corretta il nervosismo in energia positiva. Con il mio coach ho un ottimo rapporto sia professionale che personale, lui non è mai stato bersaglio dei miei colpi di testa. È una persona per me importantissima e crediamo fortemente nel nostro progetto, che abbiamo deciso di proseguire insieme. Fabrizio non mi ha seguito nella trasferta per mia scelta, volevo proprio passare delle settimane da solo per riflettere. Poi ovviamente quando sono tornato abbiamo ripreso subito ad allenarci insieme”.

La stagione è agli sgoccioli ma i prossimi impegni sul campo sono molto importanti: “Arrivati in fondo all’anno si è sempre un po’ stanchi, ma ho tanta voglia di chiudere bene. Ho ancora due tornei davanti a me, oltre a Brescia sarò anche ad Andria la settimana prossima, sulla stessa superficie. Su campi rapidi come questi non è facile gestire gli scambi perché tanto dipende dal servizio, ma non mi dispiace affatto come terreno di gioco. Sono impegnato anche in Serie A ma la difesa del titolo sarà pressoché impossibile: quest’anno siamo stati davvero sfortunati col sorteggio, purtroppo le due squadre più forti si siano trovate nello stesso girone”.
Le due partite da incorniciare nel 2017 di Andrea sono senza dubbio le vittorie combattutissime ai danni di  Stefano Travaglia: contro il giocatore italiano cresciuto maggiormente nel corso dell’anno ha espresso un livello di gioco spettacolare, tanto ricordare agli spettatori le imprese compiute a Parigi due anni fa. “Soprattutto nei quarti a Biella abbiamo giocato molto bene entrambi, in un match che si è deciso nel giro di pochissimi punti. A Roma invece l’andamento della partita è stato molto più altalenante, con un terzo set in cui lui da 5-2 sotto è risalito ma sono stato bravo a mantenere la concentrazione che tante volte mi capita di perdere quando sono avanti nel punteggio. Sono molto soddisfatto di come ho superato due volte un giocatore in questo momento fortissimo”.
Cosa riserva il 2018 al tennista canturino, oltre alla cifra tonda nel numero di candeline sulla torta? “Ammetto che la trasferta in solitaria mi è piaciuta molto e spero di poterla rifare anche l’anno prossimo, magari un pochino più corta stavolta. Credo che inizierò con gli Australian Open a gennaio, dovrei  avere già i punti necessari, magari se ne faccio qualcuno in più non guasta! Vedremo, i primi tornei dell’anno sono sempre i più difficili, ma intanto già cominciare la stagione con uno Slam è perfetto, no?

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