di Sergio Pastena
Primo pensierino dell’anno: Rafael Nadal ha detto che si aspetta di essere in forma tra qualche mese. Comprensibile, dopo un’assenza così prolungata. Guardando la classifica, però, ci si rende conto facilmente che lo spagnolo ha poche meno di duecento punti di vantaggio sul connazionale David Ferrer e che se la ripresa fosse troppo lenta potremmo ritrovarci ad assistere a un Djokovic-Nadal ai quarti di finale di qualche slam estivo. Non sarebbe il massimo, diciamocelo.
Ad ogni modo il 2013 è uno di quegli anni che puzzano di rivoluzione da miglia. In realtà sembrano esserci tutte le premesse per un cambiamento di duopolio: Nadal azzoppato, Federer che ha regalato il suo colpo di coda e ha annunciato una programmazione ridotta per durare più a lungo, i due grandi rivali di questi anni che tirano il freno. Dall’altra parte Djokovic che termina l’anno al primo posto e Murray che, anziché implodere come tutti si aspettavano, fa tesoro della sconfitta di Wimbledon e porta a casa le Olimpiadi e il suo primo Slam.
In quanto a Federer, con la classe che ha, finché sta bene, al picco di forma può fare paura a tutti. Vuole continuare fino a Rio de Janeiro ed è possibile credergli: dopo quello che ha fatto l’anno scorso che pressione volete che abbia addosso? Caduto l’ultimo bastione del ritorno alla vittoria a Wimbledon con record di settimane al primo posto annesso, ha davvero finito i record. Può divertirsi e farci divertire.
Tutto facile da immaginare. Molto facile. Troppo facile.
E allora la buttiamo lì: qualcosa dovrà pur accadere. Magari non sarà un Del Potro che sembra essere tornato dal baratro ma all’80% delle sue potenzialità. Forse non sarà un Berdych ormai dato come causa persa. Non ci penserà uno Tsonga anche lui troppo incostante. Il beneficio del dubbio, però, dovete concedercelo: tra un Raonic sempre più devastante, personaggi in cerca d’autore come Harrison e Dimitrov e qualche esplosione a sorpresa ma non troppo come quella di Janowicz, qualcosa quest’anno dovrà succedere.
No, non stiamo dicendo che gli Slam saranno facile terra di conquista, ma non ci stupiremmo di vedere un “anti-Nole” o “anti-Andy” venire su a passo veloce tra i Top Ten per dire alla fine dell’anno “Ragazzi, dal 2014 ci sono anche io!”.
Noi italiani, intanto, stiamo a guardare, una volta tanto soddisfatti: Andreas Seppi ha azzeccato la migliore stagione della carriera, Fognini si è tenuto a galla, Cipolla e Lorenzi hanno ritoccato il best ranking, Bolelli è finalmente tornato nei cento. E dietro tanta gente scalpita: da un Travaglia catapultato nel circuito dopo un buco nero di un anno dovuto alla sfiga a un Quinzi che… un Quinzi che…
Giusto, dove potrà arrivare Quinzi? Quando si ha tra le mani un diamante puro la paura è sempre quella di vederlo perdersi per strada. Non mettiamogli pressione, urla il popolo tennistico, quello stesso popolo che si appiccica in coro ai livescore di sperduti campi delle periferie sudamericane per vedere se è arrivato un altro scalpo. E lui non è calato, non fino ad ora: una costanza di rendimento impressionante fino a sfiorare il primo titolo Future. E ha sedici anni.
Fosse che fosse che stavolta tocca a noi?
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