Poche settimane fa in un mio articolo avevo provato a raccogliere le “10 perle degli azzurri agli Australian Open”, cercando di ripercorrere la storia delle imprese italiane portate a casa negli ultimi 25 anni. Prima di elencarle, mi auguravo che l’edizione 2015 potesse regalarci un altro di questi momenti, inconsapevole che sarebbe successo davvero e in un modo tale da meritare sicuramente il gradino più alto del podio.
“Andreas Seppi batte Roger Federer”, le agenzie di venerdì mattina riportavano questo titolo e per tutta la giornata la macchina mediatica ha (giustamente) inondato tutti gli spazi a disposizione, provando a raccontare in ogni modo quella che è stata una giornata storica per il tennis italiano.
Questo articolo proverà a porre altre domande che, passata l’onda emotiva dell’impresa, possono rendere la situazione molto curiosa. E adesso? Cosa starà passando nella testa di Andreas? Domani si va in campo per gli ottavi, come gestirà la sua emozione dopo aver battuto Federer?
La storia, come al solito, può venirci in aiuto per capire bene la portata di questo momento. Seppi ha battuto un Roger Federer in ottime condizioni (in quel di Brisbane ha raggiunto quota 1000 vittorie oltre a vincere il torneo) e nella prima settimana dello slam: l’ultima volta che era successo al campione svizzero agli Australian Open era il 2001. Quindi nessun alibi, perché Seppi ha giocato il match della sua vita e Federer non ha trovato un modo per reagire alla pressione continua da fondo campo che stava subendo.
Ma non era una finale. Quindi nessun trofeo da alzare, non c’è tempo per smaltire l’emozione della vittoria fino all’arrivo del prossimo torneo, domani si torna in campo.
Dall’altra parte della rete ci sarà il beniamino di casa, Nick Kyrgios, giovane astro del tennis che da Wimbledon 2014, con l’eliminazione di Nadal agli ottavi, si è affacciato prepotentemente nel tennis che conta. Seppi sarà circondato da un pubblico palesemente avversario, di fronte ci sarà un giovane 19enne con un servizio molto temibile e un’esplosività da tenere a bada e la posta in palio è un quarto di finale Slam, risultato che Seppi non ha mai raggiunto in carriera. Sul pubblico ostile Andreas ha già dato dimostrazione di sapersi isolare proprio nella vittoria con Federer, mentre sulla “gestione” del tennis di Kyrgios potrebbe far valere la sua ottima lettura tattica dei match. Il problema sarà sicuramente motivazionale perché è molto frequente imbatterci in vittorie eccellenti seguite da prestazioni piuttosto anonime.
Molti ricorderanno, ad esempio, le ultime eliminazioni di Nadal a Wimbledon. Nel 2012 vinse Rosol al secondo turno e due giorni dopo prese solo le briciole contro Kohlschreiber. Il 2013 toccò al belga Steve Darcis: dopo aver eliminato lo spagnolo in tre set al primo turno si ritirò direttamente dal torneo rinunciando ad affrontare il polacco Kubot nel match successivo. Il protagonista del 2014, invece, è stato il già citato Kyrgios che rendendosi protagonista di un match folle riuscì ad estromettere Nadal dal torneo e a conquistare le prime pagine di tutte le testate sportive. L’ubriacatura fu talmente tanto forte che nei quarti di finale contro Raonic sembrò un altro giocatore e terminò lì il suo exploit.
Con Federer un problema simile l’aveva vissuto Sergiy Stakhovsky, discreto tennista ucraino, che firmò un capolavoro sul Centre Court nel 2013 eliminando il campione uscente svizzero al secondo turno: bastò Melzer per eliminarlo nel turno successivo. E lo stesso Federer fu protagonista in giovane età di questo strano fenomeno: nel 2001 si era ritrovato agli ottavi di Wimbledon contro Pete Sampras, suo idolo, e riuscì a vincere una splendida battaglia durata cinque set. Diventò automaticamente uno dei favoriti del torneo, ma ai quarti di finale andò ad inciampare su Mario Ancic rimandando di due anni il suo appuntamento con il primo Championship.
Spostandoci nella lontana Oceania anche gli Australian Open hanno offerto teatri di questo tipo. 1996, l’australiano Philippoussis batte il numero 1 Pete Sampras al terzo turno del torneo e il giorno dopo, contro il connazionale Woodforde racimola la miseria di sei games. 1999, Spadea batte Andre Agassi quando il torneo è agli ottavi di finale e non riesce a strappare neanche un set a Tommy Haas nei quarti di finale.
Tutti questi indizi servono a capire quanto sia difficile riprendere il filo del proprio tennis dopo aver vissuto una di quelle giornate che capitano solo quattro o cinque volte in tutta la vita. I passaggi a vuoto, la troppa sicurezza, il senso di appagamento, sono tutti nemici che potrebbero infilarsi nella testa di Seppi tra un cambio campo e l’altro. Ma a tranquillizzare chi scrive questo articolo, che per il lettore arrivati a questo punto potrebbe sembrare un gufo maledetto, c’è proprio Andreas Seppi.
Il suo atteggiamento sobrio, la sua calma e la sua compostezza dopo aver battuto un pezzo di storia del tennis dimostrano una rarissima gestione delle emozioni, un aspetto decisivo in questo sport. Non lo abbiamo visto buttarsi a terra e piangere di gioia, come è successo a molti degli outsider vincitori citati in questo articolo. Abbiamo visto una felicità sincera, una felicità che è sempre andata oltre alle polemiche (troppe e inutili) sul suo tennis poco divertente, il suo sorriso e l’abbraccio finale con Federer sono stati la via d’uscita di un periodo opaco in cui molti si affrettavano a sostenere che il miglior Seppi ormai lo avevamo visto e che l’essere entrato nei primi 20 era già stato un traguardo impensabile.
Abbiamo trovato un Seppi addirittura migliore di quello della stagione su terra rossa 2012.
Al Foro Italico piazzò due capolavori a distanza di poche ore (ottimo segnale in vista di domani): dopo aver battuto John Isner, lottò per tre tie-break tesissimi contro Wawrinka riuscendo a raggiungere i quarti di finale. Al Roland Garros riuscì ad eliminare un ottimo Verdasco in cinque set e costrinse Novak Djokovic ad altri cinque durissimi set prima di abbandonare il torneo.
Seppi, inoltre, è andato anche a sfatare quel tabù che vede i nostri atleti di casa troppo teneri quando la posta è ghiotta, incapaci di piazzare il colpo decisivo e protagonisti di capolavori quasi riusciti. Federer dal 2004 ad oggi aveva eliminato per ben 27 volte un avversario italiano e solo una volta aveva perso: 2007, Master di Roma contro un Filippo Volandri in modalità “alieno”. Questa volta è toccato ad Andreas e domani si scende in campo.
Quando Kyrgios e Seppi si porteranno verso la rete per stringersi la mano a fine partita capiremo come Andreas avrà gestito le sue emozioni e la pressione dell’occasione. L’unica certezza di oggi è che il suo Australian Open lo ha già vinto prendendosi una splendida rivincita su chi credeva di aver già visto tutto il suo meglio.
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