Un gioco in 57 minuti. E’ quanto ha racimolato Ernests Gulbis nel match d’esordio che lo vedeva opposto ad Andreas Haider Maurer a Montecarlo. E’ l’ottava sconfitta su nove partite disputate nel 2015. E’ l’ennesimo segnale di una crisi che sarebbe opportuno chiamare tracollo. Una rottura prolungata sulla quale non si può tacere.
Il lettone si sta rendendo protagonista di una clamorosa involuzione, nel gioco e nella testa. Un vortice negativo dal quale è difficile uscire. I risultati sono deleteri, le prestazione, se possibile, addirittura peggio. Nel match con Haider Maurer, forse, si è toccato il fondo: Gulbis ha messo a referto 41 (quarantuno!) errori gratuiti distribuiti in appena 13 giochi. Il che vuol dire regalare all’avversario più di tre punti a game di media, sostanzialmente l’intero gioco e quindi la partita indipendentemente dalla qualità del rivale. La quasi totalità degli errori sono arrivati dalla parte del dritto, sanguinoso colpo che sta affossando il lettone. A riguardo è ai limiti dell’imbarazzo la statistica secondo la quale Gulbis ha sbagliato circa più del 40% dei dritti colpiti, di fatto un rendimento da amatore di club, e neanche tanto portato. Senza esagerare, il dritto di Gulbis ad oggi non è un colpo di un tennista professionista.
L’unica vittoria stagionale, colta contro Gimeno-Traver ad Indian Wells, fa precipitare il lettone oltre la duecentesima posizione nella Race (230 ad inizio torneo), la graduatoria che tiene conto dei soli risultati conseguiti nell’anno solare. Non ci si deve tuttavia limitare a considerare il solo 2015 come origine dei mali di Gulbis. Dopo la magnifica cavalcata della prima parte di stagione dello scorso anno, culminata con la semifinale al Roland Garros, il ragazzo di Riga ha cominciato gradualmente a peggiorare il suo rendimento trovando sempre più spesso la sconfitta. Il lettone, infatti, da Parigi ad oggi in solo due circostanze è riuscito nell’impresa di inanellare due successi consecutivi, in tornei peraltro minori come Kuala Lumpur e Mosca, per un bilancio complessivo di 10 vittorie e 18 sconfitte. Un bottino veramente misero per un top-20.
Tornando al presente, è impossibile non considerare tra le motivazioni del crollo verticale di Gulbis la separazione ufficializzata a marzo con Gunther Bresnik. Il coach austriaco, che presumibilmente ha deciso di concentrarsi full time sul suo altro assistito e connazionale Thiem, aveva svolto un egregio lavoro impiantando disciplina nell’universo-Gulbis. Grazie alle sue cure il lettone è passato dall’essere numero 150 del mondo a sfiorare la top ten. E’, invece, notizia recentissima la nuova collaborazione con l’ex numero 4 del mondo Thomas Enqvist. I due lavorano insieme da una sola settimana ed è quindi opportuno pazientare per emettere un giudizio sensato sull’operato dello svedese.
Forse per la prima volta nella carriera di Gulbis viene a mancare più il gioco che una condizione mentale adeguata. Sembra paradossale ma con Haider Maurer il lettone era emotivamente attaccato al match, ma allo stesso tempo era totalmente incapace di esprimere tennis. In queste condizioni è estremamente difficile anche solo pensare ad una possibile soluzione. Quando si attraversano crisi del genere, solitamente si scende di livello per racimolare vittorie, punti e soprattutto fiducia. Nel caso specifico, tuttavia, questo Gulbis difficilmente potrebbe essere competitivo anche nei Challenger, soprattutto con l’alto livello che oggi governa il circuito minore. Che fare quindi? Fermarsi per un periodo più o meno lungo potrebbe verosimilmente essere la migliore soluzione, ma d’altra parte ora inizia la stagione sul rosso, due mesi che lo scorso anno l’hanno visto assoluto protagonista e che quindi oggi sono un pesante macigno da portare. Nelle prossime settimane, infatti, arriveranno cambiali pesantissime per Gulbis che probabilmente sortiranno effetti devastanti sulla sua classifica. Il lettone dovrà difendere nell’ordine: semifinale a Barcellona, quarti a Madrid, ottavi a Roma, vittori a Nizza e semifinale al Roland Garros per un totale di 1420 punti, che rappresentano circa 75% dei suoi punti totali.
Ci sono presumibilmente una serie di fattori che, addizionati, hanno portato Gulbis alla tragica situazione odierna. Senz’altro sul finire della passata stagione ha avuto qualche problema fisico che, a sua volta, ha condizionato negativamente la preparazione atletica. Oggi si fa fatica ad inquadrarlo come giocatore competitivo tra i primi 100 del mondo e, francamente, il ranking che quasi certamente colerà a picco nelle prossime settimane è l’ultimo dei problemi del lettone.
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