“Non devi avere fretta”. Un consiglio difficile da ricevere, e soprattutto da mettere in pratica, se arrivi da otto mesi di stop e da una serie di stagioni scandite da infortuni e continue ripartenze. Ma Alessandro Giannessi, tornato ad allenarsi a Tirrenia e rientrato sul circuito dopo l’intervento al polso, si fida di Eduardo Infantino, Umberto Rianna e Giancarlo Palombo. “Ero già stato a Tirrenia sette anni” spiega lo spezzino, “sono contento che mi abbiano dato ancora questa possibilità in questo periodo difficile per me. Certo, non è stato facile aspettare, quando sei fuori così tanto tempo hai voglia di giocare. Però mi sono allenato molto bene per 14 settimane, e questo mi ha permesso di tornare e di essere subito competitivo, anche più di quello che mi sarei aspettato”.
Al secondo torneo, a Lodi, torna subito a vincere, in rimonta sullo svizzero Yann Marti, e il modo è già il segnale di una piccola grande resurrezione. Perso il primo parziale al tiebreak dopo aver mancato tre set point, porta il match al terzo e si ritrova sotto 4-1. Salva di carattere tre chances per il 5-1 e inizia lo scatto finale che, dopo quasi tre ore di tennis d’alto livello, lo porta al 6-7 7-5 6-4. Gioca altri due Future: arriva in finale a Bergamo, battuto solo al tiebreak del terzo da Gianluca Naso, ma si prende la rivincita a Sassuolo, 46 63 62 con tanto di parziale di sei game di fila nel terzo set.
“Sinceramente mi ritengo molto competitivo” ci spiega. “Al Challenger di Padova ho battuto Rublev e ho perso dal futuro vincitore del torneo, Andrej Martin, e ho comunque avuto due set point al tiebreak del secondo. Il livello credo ci sia, e potenzialmente penso di poter essere ancora più forte di tre anni fa”, quando ha sfiorato l’ingresso in top-100, anche sulla scia del quarto di finale ATP a Bucarest del settembre 2011. “Adesso mentalmente sono più calmo e più solido, e il mio gioco è migliorato sotto tanti aspetti, ora ho anche molte più soluzioni col rovescio”. Eduardo Infantino, come ha dichiarato a Riccardo Bisti, lo vede tra i primi 80 del mondo nel giro di due tre anni. “Dice che se non ci riesco mi spacca la faccia!” ha scritto lo stesso Giannessi su Tennis Best lo scorso marzo. “Lo ringrazio: in effetti, mi ha sempre dato l’idea di crederci molto e non c’è dubbio che il miglior periodo della mia carriera, il 2011, sia partito con una dura preparazione in Argentina, voluta proprio da lui. Eduardo è un grande allenatore, a volte basta anche solo la sua presenza per dare quel qualcosa in più”.
Ma è soprattutto la nuova forza mentale che sta facendo la differenza, anche al Challenger di San Benedetto. Una forza che nasce dalla lunga riabilitazione al centro FisioRehab360 di Damiano Fiorucci, a Carrara, dopo l’intervento al polso destro a Barcellona, dal dottor Angel Ruiz Cotorro, medico anche di Rafa Nadal.
“Sono stati mesi duri, in cui pensi molto” ci rivela. “Per fortuna ero circondato da molte persone che mi volevano bene. Il tennis, però, non era la priorità in quei mesi: lo seguivo, senza dubbio, ma non lo guardavo tantissimo. Volevo soprattutto riuscire a stare bene e tornare il prima possibile”.
Se non uccide, però, fa crescere. E la regola senza dubbio vale per lo spezzino, tornato a rivedere le stelle dopo i lunghi mesi di stop con una convinzione e una fame che fanno da necessario preludio per le grandi destinazioni. E il secondo quarto di finale raggiunto nei due Challenger disputati dal momento del rientro è un passo importante perché “Gianna” possa arrivare dove vuole. Di nuovo vicino alla top-300, potrebbe ritornare tra i primi 250 se dovesse vincere il titolo a San Benedetto. “Ma all’inizio” ci spiega, “dopo lo stop per infortunio, non mi ero dato obiettivi di classifica. Volevo solo giocare tantissime partite, e in pochi mesi son già più di 30 (18-3 il suo bilancio in singolare, alla vigilia del match contro il francese Hamou; 7-4 il suo record in doppio nel 2015, NdA). Perciò adesso posso anche iniziare a guardare il ranking con un occhio diverso”.
La strada è già tracciata. “Adesso starò fermo una settimana per allenarmi, poi giocherò o Biella o Pontedera e continuerò con i Challenger in Italia ancora per un po’”.
Anche l’obiettivo è chiaro: riprendere un altro dei fili interrotti della sua ancor giovane carriera e tornare dopo due anni in uno Slam, almeno nelle qualificazioni. “Voglio riuscire a giocare l’Australian Open 2016” ci spiega. E sarebbe appena giusto che la fortuna lo aiuti (come una distrazione, come un dovere), anche a debuttare nel main draw di un major. Senza fretta, ma senza più pause né ripartenze.
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