di Fabio Valente
Tanti aspetti dello sport in generale, e del tennis più in particolare, mi hanno da sempre appassionato, attirando la mia attenzione più di quella di molti altri tifosi occasionali. Tra questi, il più singolare riguarda senza dubbio i cosiddetti ritorni, o “comeback“ per dirla all’inglese, che, come si sa, suona sempre molto bene. Avrete capito cosa intendo dire: quante volte vi sarà accaduto di vedere il vostro beniamino, vittima di un infortunio più o meno serio, essere costretto ad abbandonare il campo e le competizioni per un certo lasso di tempo? Non fatico ad immaginare l’ovvia disperazione, la tristezza mista a speranza ed il rumore di aspettative che si frantumano, ma non tutto è perduto. Come insegnano le discese, che sempre seguono le salite, così anche dal tunnel più buio si può uscire con il sorriso sulle labbra, tornando più forti di prima. Lo insegnavano gli antichi, con il motto “per aspera ad astra“, per cui è attraverso le difficoltà che si giunge alle più alte vette; a fargli eco oggi è la storia di Albano Olivetti, il gigante di cristallo.
Nato a Haguenau, Francia, ventiquattro primavere or sono, il tennista di chiara ascendenza italiana non impiega molto tempo prima di imprimere il proprio nome nelle menti di molti curiosi seguaci del tennis. Fornito da Madre Natura di un imponente fisico statuario, Albano fa del proprio servizio un’arma devastante, capace di annichilire quasi ogni avversario gli si pari davanti. Dall’alto dei suoi 2 metri e 3 centimetri di altezza, il gigante francese si rivela in grado di scagliare fenomenali bordate al servizio, capaci di raggiungere e talvolta superare i 250 km/h. Con un fisico così, tuttavia, uno sport come il tennis non è per forza una passeggiata: come insegnano giganti d’alta classifica quali Karlovic, Anderson, Isner, molto è il lavoro necessario per potenziare altri colpi attributi oltre al servizio, primo tra i quali il movimento in campo. Albano dedica così ampio spazio nella propria preparazione alla cura di tale aspetto del suo gioco, macinando al contempo vittorie su vittorie nel circuito future e scalando rapidamente le classifiche ATP.
Nei mesi trascorsi attorno al mondo, numerosi sono gli aneddoti riguardanti il gigante francese: risultano divertenti da ricordare le parole di Romain Jouan, amico e connazionale, dopo le qualificazioni del Challenger di Segovia nel 2012. Avversario di Olivetti, Jouan raccontó quanto fosse imprevedibile e potente il servizio avversario: “Una sua seconda in kick è rimbalzata talmente dentro l’area di servizio, da superarmi con il rimbalzo. Mi è letteralmente passata sopra…” spiegava imbarazzato. Non una sorte migliore fu quella occorsa a Joe Salisbury, educato tennista anglosassone che al termine di un match contro Olivetti ebbe a dire, seguendo il rigoroso aplomb britannico: “È pazzesco, non ho mai affrontato un giocatore dal servizio così potente. Per l’intera partita ho tirato a indovinare dove stesse per servire. Giuro, era l’unico modo per provare a prenderle…”
Salito alla ribalta della cronaca proprio nel 2012, Albano Olivetti si è reso protagonista di una settimana perfetta nella sua Francia, più precisamente a Marsiglia: in occasione dell’ATP 250 in programma riuscì ad entrare per la prima volta in carriera in un tabellone principale ATP, grazie alle vittorie su Vaisse, Ouanna, Jouan. Approdato al primo turno, fu in grado di sbarazzarsi a colpi di pregiato serve and volley del tedesco Bachinger, regalandosi un secondo turno d’eccellenza contro il top ten americano Mardy Fish. Contro ogni pronostico, Olivetti si rese protagonista di una partita pressoché perfetta, sorprendendo lo statunitense e sconfiggendolo in casa, per la gioia dell’estasiato pubblico transalpino, raggiungendo quello che fino ad oggi resta il suo unico quarto di finale a livello ATP in carriera. La partita successiva, persa più nettamente contro il connazionale Michael Llodra, non sminuiva la grande prova del gigante francese. L’impresa era stata compiuta.
L’anno della presunta, sperata consacrazione, il 2013, non arride tuttavia al gigante di Haguenau: un infortunio al gomito lo estromette da ogni partecipazione in campo per svariati mesi, tormentandolo più del dovuto. I tempi di riabilitazione si rivelano lunghi e per Albano Olivetti l’attesa è la miglior medicina. Tornato finalmente in campo, il 2014 è alle porte e luccica come l’anno della tanto attesa rivalsa. Purtroppo si tratta nuovamente di un fuoco fatuo e il conto del destino si materializza questa volta sotto forma di un pauroso incidente d’auto. Evitate conseguenze ben peggiori, Olivetti si ritrova tuttavia costretto a sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico proprio poco tempo dopo aver visto il suo nome innalzarsi sono alla posizione numero 161 del ranking ATP, ancor oggi best ranking del giovane francese. Gioie e dolori si mescolano nell’animo del gigante di cristallo, fermo a letto, costretto a mantenere immobile l’intera metà superiore del corpo in attesa di una nuova avventura.
Quando le speranze di rivedere Albano competitivo sui campi di tennis appaiono ridotte al lumicino, un’improvvisa scintilla si accende in fondo al tunnel. Le mani fremono, gli occhi brillano, l’animo palpita, i giorni scorrono e con loro aumentano impazienza e desiderio. Il 2015 potrebbe segnare un insperato ritorno alle competizioni, ma la prudenza è buona consigliera e Olivetti si dedica a una progressiva riabilitazione unità a sporadiche apparizioni in tornei di provincia, primi assaggi di una seconda giovinezza.
È il 2016: anno nuovo, vita nuova, recita lo slogan, ma Albano Olivetti non è cambiato, anzi: il medesimo gigante dal cuore tenero ha un unico pensiero per la testa, quello di tornare in campo e vincere nuovamente. Le primavere sono 24, né troppe né troppo poche per tornare ad inseguire un sogno. E poco importa se per farlo si debba ripartire da zero, dagli impronunciabili tornei future di Schwieberdingen, Bressuire, Veigy-Foncenex. E ancor meno interessa se gli avversari sono sconosciuti, i loro nomi (Prudnikau, Zgombic, Gabb, Tabatruong tra gli altri) non siano identificabili se non da pochi esperti. E non ha importanza se i campi di periferia e l’aria fresca, pulita, eterea si sostituiscono agli agognati impianti dei ricchi tornei europei. Prima partita, prima vittoria. E ne seguono altre, ben 7 nelle prime 9 apparizioni in campo, condite da quasi 150 aces, più di 20 a partita di media. La fiducia aumenta e mentre starete leggendo questo articolo Albano, sarà in campo a combattere per una semifinale future.
Non sarà molto, ma il gigante di cristallo è finalmente tornato. E sorride più di prima.
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