Adrian Ungur: “Il mio è un legame speciale con l’Italia”

Ungur
Di Giulio Gasparin

Per accedere alla finale di questa sera all’ATP Challenger di Cordenons, Adrian Ungur ha dovuto battere tre teste di serie, tra cui il muro impenetrabile che è stato ieri sera Roberto Carballes Baena (potete leggere il report del match qui), ma la soddisfazione del rumeno è stata immensa, dato che quella che giocherà a breve è la sua prima finale stagionale, la prima da quella vittoriosa del Challenger di San Marino della scorsa estate.

Certo non si può ridurre un match ad un singolo episodio, ma oggi è sembrato che il secondo gioco del terzo set sia stato quello decisivo, perché da lì il tuo avversario ha subito il colpo delle tante occasioni sprecate, mentre tu hai alzato il livello.

“Sì, ne parlavo giusto ora con il mio coach: è stato il game fondamentale perché se lui avesse preso il break, forse sarebbe stato lui a salire di fiducia, mentre io sarei calato, perché comunque mi sentivo molto stanco. Però è andata bene direi.”

Lui oggi, e in generale, è solidissimo, concede pochi errori e ti costringe sempre ad una o più palle extra. Cosa pensavi nei cambi campo per trovare una via per smantellare il suo muro in difesa?

“Sì, lui era un muro, poi qui i campi sono molto lenti, specialmente quest’anno con tutta la pioggia che ha fatto in questi giorni. Per questo è ancora più difficile riuscire a far andare la palla. Penso di averle provate veramente tutte oggi: pensavo a spingere sempre e poi ho inserito anche molte smorzate per cambiare ritmo.”

Nel secondo parziale, quando sei riuscito a cambiare marcia, hai messo a segno moltissimi vincenti con il dritto incrociato, ma secondo me è stato il rovescio lungo linea il colpo che ha fatto girare la partita. Sei d’accordo?

“Sì, ad inizio match ne ho sbagliati veramente tanti, ma poi nei punti fondamentali sono riuscito a trovarne alcuni veramente spettacolari, che mi hanno dato la carica, anche grazie al pubblico.”

L’ultima finale che hai disputato è stata quella di San Marino lo scorso anno, ora ci ritorni qui a Cordenons, direi che l’Italia ti porta bene…

“Sì, ho vissuto 6 anni in Italia, anche se adesso non ci vivo più, resta sempre un legame forte e speciale con questo paese: ci vivono tanti miei amici e tornare è sempre un piacere, se poi arrivano i risultati sui campi da tennis anche meglio!”

C’è da dire, però, che qui a Cordenons non avevi mai fatto particolarmente bene…

“Alla mia prima partecipazione feci semifinale, ma poi non ho più vinto un match qui. Con Mosè (Navarra) scherzavo sempre, dicendo che l’anno successivo non sarei tornato, poi l’anno scorso ho fatto finale in doppio con Potito (Starace) e quest’anno c’è un’altra finale da giocare…”

In bocca al lupo e buon recupero.

Grazie, mi sarà d’aiuto.

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