di Enrico Carrossino
Lo scozzese oggi ha superato 61 63 63 Ilya Marchenko, numero 79 atp giocando un buon match contro il discreto ucraino, molto bravo e completo negli scambi, ma troppo poco consistente al servizio e nei punti decisivi. In ogni caso è stato un buon match sopratutto per lo scozzese, che ha saputo prendere al volo tutte le occasioni e chiudere in tre set senza mai rischiare più di tanto nonostante il break subito in apertura del secondo.
Sul passaggio del turno nessuno aveva dubbi, come del resto sulle sue qualità. Ma quello che interessa al grande pubblico, specie quello britannico, è sapere se prima o poi diventerà numero 1 o almeno vincitore di uno slam.
Il discorso è abbastanza complicato: Andy da Dunblane è tecnicamente completo: buon servizio, ottimo senso della posizione a rete e gioco da fondo, grande sensibilità e mobilità nonchè freddezza degna del miglior Borg nei momenti critici. Eppure non basta per stare in cima né addirittura impensierire l’ormai quasi decennale duopolio di Federer e Nadal. Il problema è la mancanza di aggressività e la poca propensione alle discese a rete (le quali dimostra di saper far bene tuttavia) che lo costringono a soffrire più del dovuto contro avversari nettamente inferiori e talvolta a uscire clamorosamente da tornei nei quali era un serio candidato al titolo; in particolare nelle ultime due edizioni degli US open, quando da Cilic nel 2009 e Wawrinka a settembre, subì una prematura eliminazione. Entrambi hanno saputo cogliere i passaggi a vuoto e sopratutto la passività, più mentale che tecnica, del britannico, che come già abbiamo detto non ha problemi a piazzare un ace di seconda sulla palla break né ha palesato una sudditanza psicologica nei confronti di Federer e Nadal (vero Djokovic?); da quasi l’idea di non volersi impegnare per pigrizia nei primi turni se non quando le cose si complicano. A completare il quadro dei difetti la poca adattabilità alla terra battuta, dettata dalla mancanza di peso dei suoi colpi, e pure la scelta del coach, che cambia praticamente ogni anno.
Ma tecnicamente è un diamante neanche più tanto grezzo ormai. E’ molto migliorato fisicamente e ha il miglior rovescio bimane del circuito, nonchè una mano raffinata quasi, se non quanto, quella di Re Roger. Se impara a usare al meglio il suo bagaglio tecnico e sopratutto a non cincischiare nei primi turni, l’eredità di Fred Perry, se non addirittura quella del RE, sarà davvero solo questione di tempo…