di Sergio Pastena
Avremmo potuto titolare questo pezzo “Veni, Vidi, Vinci!” ma non l’abbiamo fatto per due motivi: innanzi tutto avremmo copiato la Gazzetta e poi, a dirla tutta, la vittoria di Roberta Vinci in Lussemburgo non servono titoli ad effetto, perché il suo tennis delizioso non ne ha bisogno. Giocatrice atipica per eccellenza (una delle poche del circuito), la tarantina da sempre fa divertire con le sue mille variazioni e le frequenti discese a rete. Una sua vittoria non è solo una buona notizia per noi italiani, ma per tutto il tennis in generale.
Era lecito aspettarsi un buon torneo da lei, sia chiaro, ma quando in campo scendono tre Top 20 più Ivanovic e Hantuchova pensare alla vittoria diventa duro. E invece Robertina ce l’ha fatta, conquistando il terzo trofeo in carriera e portandosi al numero 38 delle classifiche, a una sola posizione dal suo best ranking del 2006. La Vinci nel suo percorso quasi non ha incontrato teste di serie, eccezion fatta per la Goerges in finale, ma attenti a dire che ha avuto un tabellone in discesa: poteva andare peggio, sicuramente, ma superare in fila la Zahlavova Strykova, giustiziera della Bacsinszky al primo turno, oltre che una Flipkens “on fire” che aveva lasciato un solo gioco ad Aravane Rezai non è cosa da poco. Proprio il primo dei due match appena citati è stato il più duro, una battaglia di 2 ore e 41 minuti conclusasi 7-6 al terzo. Per il resto la tarantina non ha lasciato set per strada mostrando una freddezza formidabile nei momenti decisivi (ha vinto quattro tie-break su quattro). Fuori anzitempo dal torneo la Dementieva, ritirata al secondo turno e la Ivanovic, sconfitta proprio dall’altra finalista Goerges.
E veniamo alla Kremlin Cup di Mosca, un torneo segnato da un’altra pessima figura di una Jankovic letteralmente disastrosa, subito umiliata dalla promettente ma semisconosciuta kazaka Zarina Diyas (kazaka a tutti gli effetti, incredibile ma vero). Farsi sorprendere da una giovane promessa ci può stare, perderci 6-1 6-2 no. Così la strada per la seconda testa di serie, una Vika Azarenka decisamente in palla, è stata in discesa: superata con qualche difficoltà la Petkovic, la bielorussa ha inserito la quarta e non ha dato scampo alle avversarie, fino alla finale contro Maria Kirilenko, regolata comodamente 6-3 6-4. Anche in Russia ci sono stati scampoli di azzurro: Flavia Pennetta e Gisela Dulko hanno vinto il doppio, superando peraltro in finale la coppia formata da Sara Errani e dalla Martinez Sanchez. Per la brindisina, fuori subito nel singolare e reduce da una stagione decisamente meno esaltante di quella precedente, le maggiori soddisfazioni della stagione sono arrivate proprio dal doppio, specialità nella quale ha conquistato la prima posizione mondiale, cosa che le consentirà di essere al Master di Doha.
E veniamo proprio al torneo dei tornei, quello nel quale avremo finalmente una rappresentante in singolare, ovvero Francesca Schiavone, che in virtù dei ritiri delle due Williams sarà testa di serie numero 4. Questi i gironi sorteggiati ieri:
Gruppo Marrone
Caroline Wozniacki
Francesca Schiavone
Samantha Stosur
Elena Dementieva
Gruppo Bianco
Vera Zvonareva
Kim Clijsters
Jelena Jankovic
Victoria Azarenka
Proprio non ci si può lamentare: al di là del dato saltato agli occhi di molti, ovvero che nel gruppo di Francesca ci sono le tre tenniste che ha battuto per trionfare al Roland Garros, decisamente non si tratta di un sorteggio malvagio. Beccare la Clijsters, tanto per dire, sarebbe stato decisamente peggio. Vero che nel gruppo c’è la numero uno Caroline Wozniacki, ma attenzione: la danese in difesa è un autentico muro ma (Roland Garros docet) può andare in seria difficoltà se disorientata, e proprio la Schiavone è una delle poche tenniste che possiedono le variazioni necessarie a mandarla fuori giri. Insomma, il passaggio del turno non è propriamente un’utopia…
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