da Parigi, Alessandro Nizegorodcew
È il caso della maratona di primo turno al Roland Garros, sul campo 4 (tra i più piccoli a Parigi, con ‘out’ quasi inesistenti), tra il qualificato croato Borna Gojo (si, proprio quello che ha fatto impazzire Sonego in Davis) e il lucky loser italiano Alessandro Giannessi.
A proposito dei suddetti ‘out’ quasi inesistenti (ovvero lo spazio tra linea di fondo e teloni e anche tra corridoio e, in questo caso, muretto), quando si gioca con un ‘big server’ come Gojo (che in qualificazioni ha tirato 40 ace in 3 match) diventa davvero complicato. La fase difensiva, che parte dalla risposta, è difficilissima.
Si comincia alle ore 11. Nel primo Gojo parte forte (2-5), Giannessi recupera il break ma sul 4-5 perde nuovamente il servizio e il set. Nel secondo Gojo sale 6-5 prima dell’interruzione (piuttosto lunga) per pioggia. ‘Gianna’, numero 173 ATP oggi ma già 84 nel 2017, vince il tiebreak alla ripresa. I minuti passano, la lotta si infiamma.
Nell’angolo di Giannessi c’è coach Ruben Ramirez Hidalgo. Vi suona il nome no? Molti lo ricordano per aver perso un match incredibile, a Montecarlo, contro Roger Federer quando era sopra 5-1 al terzo, ma è stato molto più di questo. Lo spagnolo, che è arrivato anche Top-50, a Parigi nel 2006 ha battuto Ferrer issandosi sino agli ottavi di finale. È uno che di grandi battaglie sul rosso se ne intende. Accanto lui c’è Francesca, la compagna di vita di ‘Gianna’.
Si creano due tifoserie. Dalla parte della sedia dell’arbitro il pubblico croato, dal lato opposto gli italiani, uno dei quali particolarmente coinvolto e rumoroso (dettaglio che sarà importante più avanti).
Arrivano anche Marco Panichi, preparatore fisico di Djokovic che ha spesso aiutato Giannessi negli anni, e Goran Ivanisevic. Sarà un caso ma, appena giunge il campione di Wimbledon 2001, Gojo spara 3 ace in fila a velocità smodata. Si, proprio quella di ‘Balle Spaziali’.
Il croato è avanti 3-2 con break e, in questa fase, arrivano due grandi contestazioni con il giudice di sedia. La prima è di Giannessi, la seconda di Gojo. Il primo reagisce di rabbia, provando ad alzare l’intensità e la pesantezza dei colpi, mentre Gojo impazzisce sul 5-4 40-30 quando sfuma il set point. “Es el momento mas importante del partido”, esclama Ramirez Hidalgo, che carica ‘Gianna’ con gli epiteti ‘bestia’ e ‘animal’. Alessandro è stanco ma lucido. “Se lui scende un po’ col servizio ce la faccio”, sentenzia. Il problema è che Gojo non vuole saperne di scendere minimamente di livello. Regala da fondo in alcune fasi, soprattutto se mosso con astuzia dal ligure, ma al servizio non cala mai.
Giannessi realizza il contro break e si va nuovamente al tiebreak. Gojo è ancora innervosito per quella chiamata sul set point, ha disintegrato la racchetta. ‘Gianna’ vola 5-1, poi il croato gioca un dritto in salto praticamente ‘in sciolta’ che tocca il nastro, si impenna, e ricade al di là della rete. Si va 5-3 e qui arrivano i primi crampi alla gamba per Giannessi (in conferenza racconterà di averli avuti anche al braccio e alla mano). “È un po’ presto per i crampi, no?”, esclama qualcuno in tribuna. Sono passate circa tre ore, minimo sindacale per un match di Giannessi (anche due set su tre), ma lo spettatore non sa che Alessandro un mese fa ha avuto il covid, per giunta sintomatico, e non può essere nemmeno vicino al 100% della condizione.
Ramirez Hidalgo chiede a Francesca di organizzare gli integratori. Lo dice in spagnolo, in maniera frenetica, e lei risponde qualcosa come “Ruben, io non lo so lo spagnolo, se parli così veloce non capisco”. Ma ride, si alza e esegue. “Come a New York nel 2017, o era 2016?”, esclama andando via.
Giannessi ha i crampi, ma il fisioterapista lo chiama Gojo. Vesciche alla mano. E poi, il ‘fisio’, lo chiama anche Giannessi.
Il quarto set è un’altra battaglia incredibile. Alessandro va subito avanti di un break, Gojo sembra cedere mentalmente; ma con un servizio come il suo, in qualche modo si riesce a rimanere attaccati. Il croato recupera il break, Giannessi ha sempre più momenti di difficoltà per i crampi. Alterna fasi in cui riesce a correre discretamente ad altri in cui la gamba quasi si blocca. Ramirez Hidalgo capisce il momento, è spesso in piedi. “Vamo Ale, Vamo Gianna” (la pronuncia di ‘Gianna’ tra l’italiano e lo spagnolo fa abbastanza ridere). “Tira! Tira!”, insiste Ramirez.
Non è semplice capire come giocare contro Gojo. A volte ti prende a pallate, a volte rema e non sbaglia mai nonostante la stazza; in altri casi, invece, tira tre volte di fila sulla “B” di BNP Paribas (o, per dirla in maniera più esplicita, sui teloni).
Alessandro in qualche modo si issa 6-5 30-0. Mancano due punti. Ma arriva la pressione, sale la tensione. Due palle corte che c’entrano poco, il braccio che rallenta. Contro break.
Nel tiebreak del quarto Gojo parte avanti e, nonostante il tentativo di rimonta di Giannessi, chiude portando la sfida al quinto. Alessandro è sfinito, sfiancato. Arriva quasi alle lacrime, che sono un misto di dolore fortissimo e frustrazione. Da una parte per l’occasione mancata e dall’altra per non potersela giocare al 100% causa fisico a pezzi.
È uno Slam. Lo scorso anno, proprio a Parigi, fu sconfitto in 5 set da Nishikori.
Inizia il quinto set. Giannessi, con le sue due racchette, prova a rimanere nel match.
(Parentesi legata alle due racchette. Babolat non produce più le racchette con cui gioca Alessandro e, nonostante il ligure abbia specificato di volerle pagare pur di averle, ha risposto picche. Solo Giannessi e Sock giocano con questa racchetta (Sock, però, ne ha 10). Speriamo possa risolvere questo problema, che è questione davvero importante).
Gojo annulla alcune importanti chance e va avanti di un turno di battuta, con Giannessi sfinito ma incapace di mollare. È nella sua indole, nella sua natura. La battaglia è nelle sue vene, anche senza più un briciolo di energia e con la gamba che si blocca ogni 10 secondi.
Dagli spalti il tifoso italiano, che ogni tanto ha esultato urlando anche sull’errore di Gojo (ma sarà successo 2/3 volte, non di più), non molla: “A tutto braccio Ale, a tutto braccio. Massacralo, dai che è solo un break!”.
Giannessi arriva sempre peggio sulla palla. Il punteggio è 3-5 15-40. Due match point. Ale li annulla entrambi, il primo dei quali con un rovescio lungolinea in salto, non esattamente la specialità della casa. Si salva.
Gojo serve per il match sul 5-4. Giannessi vince tre punti di fila. Prova ad aizzare il pubblico in tutti i modi, cerca di trovare nella gente, in quella che ormai è la sua curva, le energie che mancano al proprio corpo. Ma è la giornata di Gojo, che serve come un treno e riesce a recuperare e chiudere. Più che esultare, dopo 5 ore di lotta infinita, Borna guarda verso quel tifoso e gli dice qualsiasi cosa. Qualsiasi. La stretta di mano tra i due è invece cordiale, sanno entrambi di aver disputato un match pazzesco. Una sfida da romanzo. Iniziata alle 11 e, compresa l’interruzione per pioggia, terminata alle 18.10.
Gojo esce tra gli applausi della sua gente. Giannessi, sconsolato, abbandona il campo. È stata un’occasione mancata. Quel 6-5 30-0 al quarto se lo sognerà parecchie volte ma, nonostante i suoi 32 anni (a fine mese) e l’ultimo match vinto in uno Slam che risale a 6 anni fa, credo che possa ancora ritagliarsi qualche altra grande soddisfazione. Vince chi ci crede. Vamo bestia, vamo animal.
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