A Lugano è arrivato il secondo capolavoro della carriera Challenger di Luca Nardi, in arte Giotto. Il giovane pesarese, grazie a questo secondo trofeo stagionale, diventa numero 231 ATP e si garantisce un nuovo best ranking e un posto per le qualificazioni del Roland Garros 2022. Luca Nardi, a 18 anni e 7 mesi, è diventato inoltre il secondo italiano più giovane ad aver centrato due trionfi nel circuito Challenger dopo Jannik Sinner. Un traguardo importante che certifica i grandi miglioramenti di Luca nel corso di questa stagione sotto il piano fisico e mentale.
Ci racconti com’è andata la settimana a Lugano e quali differenze hai notato rispetto al torneo vinto a Forlì?
“Questa settimana a Lugano è iniziato tutto subito benissimo perché già dai primi giorni sentivo bene la palla e avevo ottime sensazioni. Ero molto fiducioso per il primo turno, ma non mi aspettavo minimamente di poter vincere il torneo. Rispetto a Forlì penso che qui in Svizzera il livello fosse più alto. La finale? Leandro era partito forte nel primo set, dopodiché è un po’ calato come intensità. Credo abbia pagato un po’ di stanchezza e che sia in parte merito anche mio se non è più riuscito ad esprimersi in quel modo. È andata nel migliore dei modi, questa vittoria mi dà tanta fiducia per il resto della stagione”.
Nel tuo cammino in Svizzera hai superato un paio di giovani interessanti. La verità è che siete in tanti e tutti molto promettenti senza andare a scomodare Alcaraz. No?
“Ho giocato con Leandro Riedi in finale e Jérôme Kym ai quarti e devo ammettere che giocano entrambi molto bene anche se sono diversi. Carlos Alcaraz al momento pratica un altro sport. Ognuno ha i propri tempi di maturazione e deve percorrere la propria strada indipendentemente dai risultati dei propri coetanei. Alla fine conta chi arriva in alto e sa restarci, non è una gara a chi stabilisce record di precocità. Carlos è un fenomeno e merita tutte le soddisfazioni che si sta togliendo”.
Come commenti l’ultimo game? Hai gestito la situazione con una personalità invidiabile. Come hai festeggiato il titolo?
“Nel game prima che finisse l’incontro, Leandro mi aveva annullato 2 matchpoint con altrettanti vincenti e ammetto che avrei potuto far meglio in quelle occasioni. Sentivo di avere qualche responsabilità per non aver chiuso prima la partita. Nell’ultimo game sono rimasto molto concentrato e mi sono detto “Dai Lu, spacca la palla e vai convinto”. Sono usciti fuori 3 ace, quindi non male (ride, ndr). Festeggiamenti? Ho giocato a Padel coi miei amici nel tardo pomeriggio e cenato fuori in tranquillità”.
Puoi raccontare a chi non lo sa cos’è successo dopo il titolo a Forlì?
“Sì, ho vinto il mio primo Challenger e ho giocato la settimana successiva sempre a Forlì salvo poi risultare positivo al covid quasi subito. Questo imprevisto mi ha tenuto fuori dai campi un paio di settimane. A quel punto, di comune accordo col mio team, ho deciso di fare un po’ di preparazione fisica e atletica per 8 settimane per poi ripartire gradualmente”.
Adesso grazie al nuovo ranking sei dentro le quali del Roland Garros. Immagino che questo fosse l’obiettivo a breve termine che ti eri prefissato.
“Ho ancora due tornei da fare prima che scadano le iscrizioni delle quali del Roland Garros, quindi in teoria posso ancora salire un po’ in classifica. Col nuovo ranking sono dentro al tabellone cadetto di Parigi e non potrei essere più felice. Se era un obiettivo? Sì e no, in realtà non volevo mettermi troppa pressione addosso. Esserci riuscito mi inorgoglisce”.
Quali sono i piani per le prossime settimane? Immagino che adesso passerai al rosso.
“Adesso mi alleno una settimana poi andrò a giocare il Challenger di Barletta. Dopodiché sarò in Croazia e ancora dopo mi trasferirò per giocare il Challenger. Comunque sì, giocherò tutti i tornei sulla terra e poi per gli altri appuntamenti si vedrà più avanti”.
Se potessi scegliere un obiettivo fattibile da centrare entro la fine del 2022 quale sarebbe?
“Parlando con i miei allenatori mi auguro di entrare in top 150 entro fine anno. È difficile ma con qualche buon risultato come questo di Lugano si può fare. Teniamo le dita incrociate!”.
Ti piace il soprannome Giotto?
“Se qualcuno mi chiama così è colpa tua (ride, ndr). Scherzi a parte, io penso a giocare a tennis e provo a fare del mio meglio. La gente può chiamarmi come vuole ma mi diverte”.
Grazie Lu, in bocca al lupo.
“Grazie a te, ci sentiamo presto”.
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