I quarti di finale degli Australian Open 2022 ci hanno rinfrescato la memoria ancora una volta. Ci sono pochi dubbi oramai legati al fatto che giocare al meglio dei cinque set sia tutta un’altra cosa. Con ben tre partite su quattro terminate al deciding set, abbiamo fatto un bel ripasso di quanto imparato (in parte) in questi lunghi anni.
Piccolo recap di queste ultime 48 ore: Rafa Nadal ha superato al quinto Denis Shapovalov, Matteo Berrettini ha battuto Gael Monfils dopo essersi trovato in vantaggio di due set e infine Daniil Medvedev ha recuperato due parziali di svantaggio ad Auger-Aliassime annullando anche un matchpoint.
Adesso facciamo finta di non aver visto neanche un punto di queste partite. Su chi avreste puntato al buio in un potenziale quinto set nei tre incontri sopra menzionati? “Nadal, Berrettini e Medvedev”. I tre giocatori più quotati della vigilia sono riusciti ad imporsi al fotofinish. Casualità? No, ma occhio a non sottovalutare le dinamiche del tennis. Ora, prima di riprendere il filo del discorso, faccio una doverosa premessa: non è mia intenzione semplificare questo sport che di semplice o scontato non ha quasi nulla. Anzi, oserei dire che è esattamente il contrario. Il bello del tennis, per chi ne ha colto la vera essenza, è che non smette mai di riservarci sorprese proprio quando pensavamo di aver capito tutto (e chi ha la presunzione di pensarlo non ci ha mai capito un tubo).
In questo pezzo voglio sostanzialmente porre l’accento su quanto sia differente giocare al meglio dei cinque set e, specialmente in un quinto parziale, su quanto il fattore testa acquisisca ancor più rilevanza. Il caso della partita tra Medvedev e Auger-Aliassime è eclatante in tal senso. Come vi spiegate l’esito di questo match? Potremmo stare qui per ore a disquisire di tecnica, colpi e tattica ma a questo livello a determinare un risultato come questo il più delle volte è quasi sempre la personalità. Questo non significa ricondurre o minimizzare tutto alla sola parte mentale o alla cattiveria agonistica; significa che in alcuni casi la testa recita un ruolo predominante sulle altre componenti. Un ruolo così importante che, rispetto ad altre doti e variabili in gioco altrettanto fondamentali come ad esempio il fattore fisico o mantenere una certa intensità per più ore, viene messo negli Slam ancor più in risalto. Perché un conto è fare partita, un altro è poi vincerla. Una differenza abnorme.
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