L’ha fatto di nuovo. Matteo Berrettini vince la battaglia di quasi 4 ore contro Gael Monfils con lo score di 6-4 6-4 3-6 3-6 6-2 e vola in semifinale agli Australian Open. Il romano, primo italiano di sempre ad aver raggiunto almeno i quarti di finale in tutti gli Slam, diventa anche il primo azzurro in grado di arrivare in semi a Melbourne. Come il quarto di finale degli US Open 2019, il torneo che ha rivelato al mondo le qualità del venticinquenne capitolino, quella contro il francese è stata una sfida scintillante e logorante da tutti i punti di vista.
Berrettini è partito meglio, solido al servizio e più concreto dell’avversario nei momenti chiave. Monfils non dava la sensazione di potersi imporre, di essere in serata, di avere le energie e gli spunti per poter girare la partita. Soprattutto dopo l’interminabile game del secondo set in cui il numero 7 del mondo è uscito alla distanza, e che distanza, annullando 3 palle break e avventandosi sul parziale in toto. Invece il match è girato, l’adrenalina ha spostato gli equilibri, il dritto lungolinea dell’atleta transalpino ha iniziato a lasciare segni indelebili sul cemento della Rod Laver Arena e nell’orgoglio del nostro giocatore più forte. “Perché non ce la faccio più?” chiedeva Matteo a Vincenzo Santopadre e Ramón Punzano Rodríguez con quell’occhio inumidito dalla tensione, dalla stanchezza e dal timore di veder scivolare via un traguardo che sembrava a meno di un passo. Parliamoci chiaro: a fine quarto set, mentre Monfils incitava un pubblico che praticamente dall’inizio alla fine del suo torneo lo ha supportato ed esaltato, quasi nessuno di noi credeva nell’italico successo. Berrettini sembrava un pugile al capolinea, seduto all’angolo con i lividi in faccia, l’asciugamano a tamponare il sudore e la garza a tamponare il sangue. E invece l’ha fatto di nuovo.
“Gigi il Bullo”, come lo chiamavano gli amici più stretti, ha fatto l’arrogante con quel poco che gli restava, che alla fine così poco non è. “Ho trovato le energie in fondo al mio cuore” dichiara nel post gara, ma c’è dell’altro. Berrettini ha deciso di giocare il quinto set a rete, concedendo al suo avversario la possibilità di metterlo al tappeto superando con la pallina la figura di quasi due metri che mamma Claudia e papà Luca hanno generato nel millenovecentonovantasei. La verità è che Matteo ha dimostrato di essere più audace, più virile, più forte di Monfils che nasce difensore ma non si è potuto difendere. Ci sarà un motivo se Vincenzo scriveva sul nostro blog tre giorni fa “aumentare le discese a rete è un obiettivo”. D’approccio, secca, stoppata: l’enciclopedia della volée è arrivata nel momento più difficile in tutta la sua bellezza e raffinatezza. “Questo sono” grida nel tripudio l’azzurro dopo l’ennesimo vincente al volo che lo avvicina al match point. E che bello essere così.
Dopo poco più di due anni cosa sei l’abbiamo capito tutti, e abbiamo capito anche che, ci piaccia o no, la nostra è una vita che oscilla tra una battaglia vinta al quinto set contro Monfils e una battaglia vinta al quinto set contro Monfils. Sempre al tuo fianco, amico.
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