Tra conferme, sorprese e spunti di riflessione che gli Australian Open 2022 ci forniscono, emerge la definitiva smentita di un falso mito del circuito maschile: “Pablo Carreno Busta è buono solo sulla terra”. A Melbourne lo spagnolo ha prima dominato il qualificato Tomás Martín Etcheverry, poi chiuso la mitologica striscia di vittorie consecutive sul campo di Tallon Griekspoor (che dagli scorsi US Open ha perso solo con Novak Djokovic e per walkover, a inizio 2022, con Rafael Nadal nell’ATP 250 di preparazione allo Slam) e infine eliminato un Next-Gen di cui si parla troppo poco, il figlio d’arte Sebastian Korda. L’avversario di Matteo Berrettini agli ottavi di finale dimostra partita dopo partita di aver modificato il proprio tennis per ottenere risultati anche sulle superfici rapide. E i risultati arrivano ormai da un po’. Su campi “hard” il numero 21 del mondo ha vinto tre ATP 250, raggiunto due volte la semifinale degli US Open, due volte gli ottavi degli Australian Open (prima dell’edizione in corso) e conquistato l’indimenticabile medaglia di bronzo all’Olimpiade di Tokyo (battendo Djokovic nella finale per il terzo posto). Questo per citare i traguardi più prestigiosi, ma è guardando giocare Carreno Busta che le novità balzano agli occhi. L’atleta di Gijon ha migliorato tantissimo la prima di servizio, che ormai quasi sempre gli permette di mettere i piedi dentro il campo già dal colpo in uscita. La propensione all’attacco è stupefacente, la velocità dei fondamentali (talvolta eseguiti quasi del tutto “piatti”) disarmante. Pablo è diventato un giocatore offensivo, che ovviamente non ha dimenticato come si esce vincitore da scambi lunghi e intensi, ma offensivo. Meno spagnolo, più moderno. Gli avversari se ne sono accorti e lo affrontano con più pazienza. Il pubblico capirà.
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