Quanto può costare una sconfitta al primo turno? A volte tutto. Campionessa degli Australian Open 2020, Sofia Kenin si è ritrovata nella condizione unica di dover difendere lo stesso successo in due occasioni, fallendole entrambe. La difesa formale è naturalmente quella del 2021, conclusa al secondo turno contro Kaia Kanepi; quella effettiva ai fini della classifica è giunta in sordina e sottovalutata quest’anno, quando il derby contro Madison Keys ha cancellato in un attimo le speranze di riassestarsi gradualmente al tennis di vertice.
Salvata dal ranking congelato nella passata trasferta down under, quest’anno Kenin è costretta a pagare uno scotto severissimo. Alla fine del primo major stagionale Sofia passerà da numero 13 a numero 95 WTA, complicando subito il lavoro per tornare in top ten, obiettivo annunciato per la stagione ancora in fase embrionale. Dopo aver giocato da testa di serie Grandi Slam e WTA 1000, la 23enne dovrà tornare a fare i conti con entry list e tabelloni di qualificazione, anche se le wild card potrebbero risparmiarle questa fatica.
Un blend di fattori ha reso possibile un tracollo così netto ed improvviso, propiziato in primis dall’anno di classifiche bloccate e dall’infortunio al piede che ha tenuto l’americana fuori dai giochi per quasi sei mesi. Costretta a saltare la seconda metà di stagione dopo Wimbledon, Kenin aveva però sbagliato e parecchio già ad inizio anno. A gennaio iniziò tutto con il mancato rinnovo con la Top Five Management, che spiegò: “A causa di difficoltà con l’ambiente che circonda l’atleta, abbiamo deciso di non rinnovare la collaborazione con Sofia Kenin”.
Questo chiaro avviso trova riscontro nella realtà pochi mesi dopo, alla vigilia degli Internazionali BNL d’Italia, quando la tennista mette fine alla collaborazione lavorativa con il coach e padre Alex. Sorprende ancora l’improvvisazione e la disorganizzazione con la quale una top 5 WTA abbia gestito una situazione del genere al via della primavera del rosso, tappa fondamentale con la difesa della finale del Roland Garros 2020. Accompagnata sulla terra parigina da uno sparring e dal suo nuovo agente, Sofia si è fermata agli ottavi di finale, dinnanzi a Maria Sakkari. Dopo l’infortunio si perdono le tracce di ogni movimento extra campo di Kenin, ma il tentativo di trovare ragione per alcune scelte scellerate giunge al capolinea quando nel mese di novembre si separa dal coach/compagno Max Wenders per tornare a lavorare con il padre.
“A volte ho l’impressione che le persone si siano dimenticate di me”, ha rivelato Kenin in un’intervista rilasciata al sito della WTA. Non ha effettivamente tutti i torti, nell’ultimo anno la “punizione” per i suoi risultati è stata l’indifferenza, per certi versi ancora peggio delle critiche che colpiscono le college. Campionessa slam solo due anni fa, quest’anno è stata quasi ignorata dai media che tra Adelaide, Sydney ed Australian Open non l’hanno mai convocata in conferenza stampa. Allo stesso modo il cambio di sponsor di abbigliamento, con il passaggio da FIla a Free People Movement, è stato trattato con lo stesso disinteresse. Dopo aver pensato di poter fare a lungo parte del gruppo delle migliori, Kenin deve giungere a patti con l’idea di ripartire, dentro e soprattutto fuori dal campo.
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