Luca Nardi fin qui è stato mediocre nell’essere straordinario. La concorrenza del duo Sinner/ Musetti in casa e quella dei coetanei Alcaraz/Rune, ha finora messo relativamente in ombra il 18enne di Pesaro, che silenziosamente ha chiuso l’annata da numero 364 ATP. Le difficoltà nei primi Challenger sono fondamentalmente la normalità: dalle sconfitte in lotta (grida vendetta il match sciupato con Lestienne a Biella) ai KO lampo. Tra i classe 2003 sono perennemente citati quelli di testa, ma gli altri? Il vincitore di Wimbledon Junior, Shintaro Mochizuki, ha impattato la top 400 mostrando però evidenti limiti per il tennis dei pro. Altri eccellenti prospetti come Perricard, Damm e Topo non hanno ancora superato i margini imposti da Madre Natura e rasentano la vera normalità; la situazione di Nardi, come quella dei connazionali Cobolli, Zeppieri e Darderi, è già ben oltre.
Atteggiamento poco incline alla lotta, ventaglio di soluzioni limitate ed un tennis che va troppo a sentimento. Critiche fondate quanto pretenziose nei riguardi di chi nel 2021 ha disputato di fatto la prima stagione intera da professionista; quando si punta al cielo, però è giusto prestare attenzione ad ogni dettaglio. Opinione meno rispettabile invece, quella di chi non vede un potenziale speciale nel tennis di un ragazzo che vola con i piedi e può quasi permettersi di non fare differenza tra dritto e rovescio. Per sua stessa ammissione, Luca deve ancora convincersi completamente di essere un giocatore; a differenza di Rune ed Alcaraz che questa convinzione l’hanno maturata nei primi anni di adolescenza. Dopo un momento di confusione e la conseguente rottura con Antonini, Nardi ha felicemente ritrovato trebisonda. Tanto legato alla sua Pesaro, proprio dalla ripartenza con Francesco Sani ha posto nuove basi e per questo legarsi ad un tecnico blasonato non è ritenuta una priorità assoluta.
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