I tempi passano e non tutte le generazioni sono all’altezza delle precedenti. La scuola ceca, dopo alcuni anni di stagnazione, sembra poter ora fare affidamento su una batteria di talenti tutta da scoprire. Fra questi segnalo quattro giocatori su cui la Repubblica Ceca punterà fortemente per provare a risalire alla ribalta.
Tomas Machac (13 ottobre 2000, Beroun)
È il più pronto di tutti. Qualche assaggio delle sue potenzialità le abbiamo potute apprezzare in Coppa Davis ad Innsbruck, dove ha annichilito in ordine Gasquet ed Evans misurandosi con due veterani del circuito maggiore. Tomas è stato bravo negli ultimi mesi ad arricchire il proprio tennis perfezionando tutti i colpi del suo arsenale. Le qualità migliori? L’intensità di gioco acquisita e un’ottima gestione dei momenti più critici. Se la prima componente si sviluppa attestandosi a livelli sempre più alti, la seconda si può migliorare ma rimane pur sempre un dono. A volte la fiducia ti aiuta a progredire sotto questo aspetto, a volte cresci e il braccio continua a tremare e tradirti lo stesso. Tomas non sarà molto probabilmente l’altro Tomas (Berdych) ma diventerà molto forte. È pronto a fare il salto. E non sarà un salto nel vuoto. ZIRCONE
Jiri Lehecka (08 novembre 2001, Mlada Boleslav)
Alti e bassi, in attesa del perfetto equilibrio. Jiri, figlio di due ex atleti – la mamma nell’atletica e il papà nel nuoto -, ha lo sport nel sangue. Quando gioca sciolto diventa a tratti inarrestabile, quando le folate vengono meno invece il caos regna sovrano. È lecito attendersi da Jiri qualche exploit nell’immediato – oltre i quarti di finale nei tornei ATP – ma per la costanza di rendimento a livelli più alti dovremo pazientare ancora un po’. Pronostico personale? Top 80 a fine anno. Snaturare la brillantezza del suo gioco sarebbe un delitto sportivo. La strada è quindi tracciata: restare acceso per più tempo possibile per illuminare la scena. Serve esperienza, poi altro che top 80. ALBERO DI NATALE
Dalibor Svrcina (02 ottobre 2002, Ostrava)
Il silenzio è uno degli argomenti più difficili da confutare. È passata quasi sottotraccia l’ultima stagione di Dalibor. Dalle retrovie è sbucato fuori quasi dal nulla, ha chiesto strada puntando i fari a chi gli era davanti e adesso si ritrova a ridosso della top 300 guadagnando nell’arco di dodici mesi più di 500 posizioni nel ranking. Piedi veloci, fisico un po’ minuto, non ha le stimmate del campione e con ogni probabilità non lo diventerà mai. Sebbene a livello juniores abbia fatto registrare qualche buon piazzamento – è stato numero 8 under 18 nel 2018 – non ha mai calamitato l’attenzione del grande pubblico. Non sarà facile farsi largo nel circuito, ma l’abnegazione al lavoro lo aiuterà a costruirsi nel tempo una classifica più che dignitosa. SGOBBONE
Jonas Forejtek (10 marzo 2001, Plzeň)
Era il più reclamizzato fra le nuove promesse della Cechia. Oggi si sta facendo strada tra i grandi nei meandri del circuito Challenger dopo una fulgida carriera a livello juniores (numero 1 nel settembre 2019 grazie ai titoli colti al Bonfiglio e agli Us Open). Jonas non è riuscito a bruciare le tappe nel mondo pro come altri coetanei a causa del tardivo sviluppo fisico. “La sua arma migliore è la coordinazione occhio-mano” dice di lui Alexander Waske. Il dritto è diventato nel tempo più pesante, il modo in cui impatta la palla è pulito ed efficace. A Sofia nel 2020 è diventato il terzo giocatore classe 2001 a vincere una partita a livello ATP. Un lampo isolato non accompagnato da nessun altro acuto di rilievo, neanche nel pantano dei Challenger. Jonas è destinato a crescere ancora ma adesso non è più il cavallo purosangue della scuderia ceca. È vero, i cavalli di razza si vedono al traguardo. Che inizi a galoppare allora. SCUDISCIO
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