Jennifer Brady, living the dream


Se avessero detto prima dell’inizio del torneo a Jennifer Brady che sarebbe stata una delle quattro tenniste statunitensi (insieme a Coco Vandeweghe e alle sorelle Williams) ad essere ancora in gara per un posto nei quarti di finale degli Australian Open 2017 sicuramente non ci avrebbe creduto, anche se la sua stanza in hotel era stata prenotata fino al mercoledì della seconda settimana.
Il torneo da sogno è iniziato dalle qualificazioni quando, da testa di serie n.4, ha sconfitto in tre set tenniste di seconda fascia come Kamenskaya, Stefkova e Townsend. Le vere soddisfazioni sono poi arrivate nel tabellone principale, quando ha prima approfittato del ritiro di Johanna Larsson, rimpiazzata dalla ex ucraina (ora belga) Maryna Zanevska e sconfitta in due rapidi set, conquistando così la prima vittoria nel tabellone principale di uno Slam. Sembrava tutto finito nel secondo turno quando, contro Heather Watson, si è ritrovata sotto 6-2 5-4 e servizio per l’avversaria, con poche chance di rientrare in partita visto che fino a quel momento era riuscita ad avere palle break e breakkare l’avversaria in due soli casi.
Nonostante la maggiore esperienza la britannica ha tremato, e sono arrivati due doppi falli che hanno di fatto consegnato il contro break alla statunitense. La 21enne di Boca Raton, dove per anni si allenata nell’accademia di Chris Evert, è rientrata in partita e ha conquistato il tiebreak, portando il match al terzo. Il parziale decisivo è stato una vera battaglia punto a punto, ma si è soprattutto deciso sul servizio della statunitense, che ha annullato 14 (di cui 5 match point) palle break allungando, alla quarta occasione, ancora grazie ad un doppio fallo della Watson, sul 9-8 andando a servire per il match e conquistandolo al terzo match point.
Contro l’esperta top 20 Elena Vesnina è servita l’ennesima rimonta della settimana visto che la russa era andata a servire per il set nel primo parziale ma, da quel momento, come ha poi dichiarato in conferenza stampa, la statunitense ha cominciato a spingere ancora di più dalla parte del dritto dell’avversaria, causando più problemi del previsto e, convincendo, ha chiuso la partita per 7-6 6-2. A testimonianza della settimana super c’è anche un dato importante con il servizio: il numero di ace (30) che la vede al secondo posto dietro solamente a Karolina Pliskova, oltre al 58% di punti ottenuto con la seconda di servizio, che la vede seconda dietro alla connazionale Venus Williams.
La cavalcata della statunitense non è detto si fermi ma, intanto, il n.78 e l’entrata nelle top 100 è qualcosa di certo e, considerando che lo scorso anno, di questi tempi, la 21enne era alle Hawaii per giocare e perdere al primo turno in un 50.000 dollari, probabilmente si può immaginare che la young gun statunitense sia felice dei risultati e miglioramenti ottenuti. Anche se in realtà le migliorie erano arrivate già nella scorsa stagione quando aveva vinto due titoli Itf (Indian Harbour e Granby) e si era spinta fino ai quarti di finale in uno dei primi tornei Wta giocati in tabellone a Guangzhou.
Ad aspettarla ora c’è l’esperta Mirjana Lucic Baroni, classe 1982, che ha eliminato la Radwanska in quello spot di tabellone. Per capire meglio la differenza di età tra le due, si può notare come nel maggio del 1995 la croata esordiva nel circuito juniores, un mese dopo la nascita della tennista di Boca Raton. L’esperienza conta nel tennis ma, a volte, può anche essere sorpresa dalla giovinezza e l’euforia giovanile.

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