di Claudio Maglieri
Parlare con Corinna Dentoni è un’esperienza che mette buonumore, perché la sua voce squillante e la sua risata contagiosa rendono la chiacchierata un qualcosa di veramente gradevole. A soli 26 anni (ne compirà 27 il prossimo 30 luglio) ha già dovuto affrontare e superare tantissime difficoltà, ma la determinazione e la voglia di guardare avanti con ottimismo non le sono mai mancate: da promessa del tennis italiano (nel 2005 ha vinto il Bonfiglio mentre nel 2011 si è qualificata per il Roland Garros) a meteora accantonata troppo presto, dai tanti elogi ad una serie di cadute dolorose, ma da buona toscana doc non ha mai smesso di aggrapparsi ad un carattere tosto e alle prequali del Foro Italico ci sarà pure lei. “Ti posso rubare dieci minuti?” le chiedo (alla fine verrà abbattuto il muro della mezz’ora), “sì ma aspetta un attimo, sono qui a Milano per delle commissioni e sono in macchina”. “Ce l’hai l’auricolare? Non ti voglio avere sulla coscienza”. “Vai tranquillo” e giù una bella risata: così è partita questa intervista.
Ti sei guadagnata la partecipazione al Foro grazie alla finale raggiunta all’Open del Quanta Club, a Milano.
“Esatto, anche se poi ho perso contro Maria Elena Camerin: per me era importante portare a casa la semifinale contro Georgia Brescia, perché sapevo che se avessi vinto quel match avrei centrato l’obiettivo, me l’avevano detto poco prima di scendere in campo. Non è stata una gara facile, ho vinto 6-3 6-1 ma è durata oltre due ore, sul veloce: per fortuna lei era più stanca di me, avendo giocato oltre tre ore il giorno prima. Comunque ho vinto poco tempo dopo l’Open di Napoli, battendo in finale Anastasia Grymalska: la qualificazione a Roma me la sono meritata. Giocherò al Foro con lo stesso atteggiamento e proverò a fare del mio meglio”.
A quasi 27 anni, dopo una splendida carriera junior, credi ancora nel grande salto?
“Certo che ci credo, sono ancora giovane e poi, finalmente, mi sento bene. In Italia, togliendo Camila Giorgi che è sbocciata presto, le altre sono arrivate in alto in età matura, penso ad esempio a Roberta Vinci e Francesca Schiavone. La nostra mentalità, rispetto a quella di altri Paesi, è un po’ diversa: penso alle ragazze dell’Est, che già a quattordici anni vengono allenate per arrivare al numero 1, un po’ anche per necessità”.
Quindi è vero che in Italia siamo un po’ mammoni.
“Da noi si sta bene, è questa la verità: sole, mare, montagna, buon cibo, amici (ride): e poi le persone sono così simpatiche…”
Ma tu, che in passato sei stata numero 132 del mondo e hai giocato gli Slam, non ti senti un po’ arrabbiata nel dover arrivare al Wta di Roma attraverso le prequali?
“A dir la verità ero molto più infastidita lo scorso anno, quando ero dovuta partire dal nulla: oggi è diverso, in fondo a me piace giocare per cui sto vivendo questo cammino attraverso gli Open con grande serenità. E poi non ho sponsor né aiuti vari, per cui gli Open servono anche per quello: non è facile finanziare la carriera da tennista, i viaggi costano”.
Parlavi del tuo amore per il gioco: è questo l’aspetto più importante per te, ripensando alle tante difficoltà che hai avuto?
“Proprio cosi, ho dovuto affrontare problemi personali che hanno condizionato la mia carriera: a 19 mi sono rotta una caviglia, poi a 25 anni avevo deciso di smettere e per tre mesi non ho toccato una racchetta. Anche lo scorso anno ho lasciato per due mesi, è sempre successo qualcosa che mi ha obbligata a fermarmi: ad oggi ho avuto un percorso travagliato, per cui adesso voglio solo giocare per sentirmi felice”.
Ti sei posta degli obiettivi?
“Prima di Roma parteciperò ad un Open a Udine, in cui ci sarà anche Alberta Brianti, poi si vedrà: la mia speranza è quella di riuscire a giocare il più possibile. Ovvio, spero di migliorare il mio ranking (oggi è numero 422, ndr) ma da quel punto di vista non ho aspettative particolari, mi basta solo essere in forma: la classifica è solo una conseguenza. Farò anche la coppa a squadre in Olanda, per mettere da parte qualche soldino: in estate vorrei partecipare a dei 25.000 in Sudamerica o negli Stati Uniti, perché preferirei giocare tornei sul veloce, su quella superficie sono migliorata parecchio. Fare le quali agli Us Open, poi, sarebbe un sogno. Terra verde? L’ho provata, mi piace”.
Ti alleni sempre al Tc Bonacossa?
“Si, insieme a Uros Vico e al responsabile della struttura Matteo Cecchetti”.
Qualche giorno fa Thomas Fabbiano, in un’intervista, ha parlato con un certo rammarico del poco sostegno ricevuto a un certo punto dalla Fit: mi sei venuta in mente tu, che qualche tempo fa avevi raccontato una storia analoga.
“Conosco molto bene Thomas, è sempre stato il numero uno d’Italia a livello giovanile e ai tempi della carriera junior eravamo grandi amici: anche lui non è più stato seguito dalla Fit ma non so i particolari, ci siamo persi di vista. Vederlo nei primi 100 al mondo mi fa un enorme piacere, perché oltre ad essere un ragazzo squisito ce l’ha fatta con le sue forze, se lo merita. E comunque vi racconto un aneddoto: anni fa, in un torneo combined under 14, abbiamo vinto entrambi ma la sua coppa ce l’ho io a casa in Toscana. Thomas, se leggi questo pezzo vieni a riprendertela! (ride)”.
Nel tour femminile, invece, non hai mai nascosto la tua ammirazione per Maria Sharapova: che idea ti sei fatta sulla storia del doping?
“Ci sono rimasta veramente male, non so davvero cosa credere: possibile che sia uscita una notizia del genere su una giocatrice come lei? Magari è tutto montato ad arte, non so: poi ho letto che ci sarebbe la possibilità di assolverla subito e tutto ciò non avrebbe senso. Ad ogni modo se la storia del doping fosse vera dovrebbero squalificarla”.
Tra le big c’è qualcun’altra che apprezzi particolarmente?
“Caroline Wozniacki, qualche tempo fa mi sono allenata insieme a lei a Fisher Island: è una ragazza genuina e anche un po’ ingenua, ricordo che mi parlava della rottura con il suo fidanzato Rory McIlroy (famoso golfista, ndr). ‘Dovevamo sposarci ma lui mi ha lasciata’ diceva, e io ‘Caroline guarda che so la storia, i giornali hanno già raccontato tutto!’ e lei rispose ‘Ma davvero?’. Questo per far capire la sua genuinità: un sacco di gente veniva a vedere gli allenamenti e lei, al termine, si fermava con tutti”.
Di lei ti ha colpito qualcosa in particolare?
“Le ho chiesto cosa avesse provato nel diventare numero 1 al mondo e lei mi ha detto di non avvertire grande esaltazione, perché voleva andare oltre e migliorarsi ancora: la sua mentalità è quella di non sentirsi mai arrivata. E’ vero, non ha vinto Slam ma se è arrivata in cima vuol dire che i punti li ha fatti”.
Su internet, per il fatto di non aver vinto Slam, è stata criticata da molta gente.
“Non lo sapevo, io non sono molto social e in genere non leggo mai niente di tennis, sotto questo aspetto non sono una ficcanaso”.
Meglio, perché con la tastiera ci sono molti fenomeni: Umberto Eco diceva che internet dà parola a una legione di imbecilli.
“Ma dai? Che gran frase, non la conoscevo: la scriverò su Facebook!”
Chiudiamo con una domanda che ti sarai sentita rivolgere milioni di volte: guardandoti indietro, hai rimpianti?
“(ci pensa un attimo) In realtà no, perché tutto ciò che mi è successo l’ho fatto perché in quel momento sentivo che era la strada giusta da percorrere”.
E allora un grosso in bocca al lupo per tutto, te lo meriti.
“Grazie mille, crepi il lupo!”
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