di Roberto Commentucci
Raccolgo qua e là per il web qualche risultato dei nostri ragazzi sul circuito, in questa prima settimana della breve – ma importante – stagione erbivora.
Sara Errani ha centrato un importante quarto di finale – il primo in carriera sui prati – nel torneo inglese di Birmingham, un evento dalla formula alquanto anomala (montepremi e punti in palio da torneino, tabellone a 64, da torneone). E così Saretta per raccattare una settantina di punti e appena 5.000 dollari ha dovuto vincere due match duri: un complicato esordio contro l’americanina Perry, e poi la splendida affermazione sulla neozelandese Martina Erakovic, specialista dell’erba, ex top 50. Un risultato di notevole spessore tecnico. Poche oredopo, epilogo sfortunato contro la potente franco-iraniana Rezai numero 19 del mondo, con cui comunque la grintosissima azzurra ha lottato alla pari per due set (76 75).
Tra i maschi, al Queen’s avevamo Seppi, che ha fornito una prova incolore facendosi battere dal talentuoso ma acerbo Tomic, e Paolino Lorenzi, che ha invece fatto in pieno il suo dovere superando lo spagnolo Riba per poi cedere a Djokovic.
Più numeroso il drappello azzurro nel Canton Ticino, al grosso challenger su terra di Lugano: Starace, che ha furoreggiato contro i Dustov e i Millot, uno stanco Volandri, l’inossidabile Di Mauro,che ha ceduto solo al padrone di casa Wawrinka.
Fognini invece dopo il bel Roland Garros è andato a caccia di punti e soldi a Kosice, in Slovacchia, ma è incappato in una giornata storta contro Miroslav Mecir junior. Kosice è un postaccio post-industriale come se ne trovano tanti nell’est europeo, e forse Fabio non vedeva l’ora di ripartire per andare a prepararsi per l’erba, visto che la prossima settimana sarà in campo a Nottingham.
Bolelli, invece, questa settimana non ha giocato, dopo aver annunciato che avrebbe saltato la stagione sull’erba in favore dei challenger italiani.
Beh, direte voi, che c’è di strano in tutto questo?
Ebbene, nulla. Nulla, salvo l’ennesima conferma della diversa qualità nella scelta della programmazione che ancora una volta le nostre ragazze dimostrano rispetto a molti azzurri.
Vediamo nel dettaglio quali sono le implicazioni e le conseguenze della programmazione nel tennis moderno.
Il punto chiave della scelta fra i tornei da giocare è legato al funzionamento della classifica, un meccanismo che non è uguale per tutti i giocatori.
A livelli crescenti di rank,infatti, corrispondono obblighi crescenti in termini di qualità dei tornei che possono entrare a far parte del best 18 (best 16 per le donne) ovvero i migliori risultati su cui si costruisce la classifica.
Per i top 50 uomini, ad esempio, vi sono ben 12 tornei i cui risultati entrano obbligatoriamente nel best 18: i 4 Slam (Wimbledon incluso) e gli 8 master 1000,che sono obbligatori. Vengono poi conteggiati i migliori 6 risultati fra tutti gli altri tornei giocati.
Per i top 30, valgono regole ancora più stringenti: dei rimanenti 6 risultati, almeno 2 devono essere ottenuti in tornei Atp 500.
E’ evidente quindi che la programmazione di un giocatore ne riflette, in ultima analisi le ambizioni: se si aspira ad essere un top 50 stabile bisogna arrivare ad essere in grado di raccogliere punti soprattutto in questi grandi eventi, perché ben difficilmente si potrà avere costantemente un rank alto basandosi solo sui rimanenti 6 piccoli tornei “liberi” (Atp 250, challenger, etc.).
E allora, poiché tutti i tecnici convengono sul principio in base al quale, per un giocatore, l’unico modo per arrivare ad esprimere il 100% del proprio potenziale è quello di confrontarsi il più possibile con i migliori, per emergere sul serio nel tennis moderno occorre programmarsi in modo coraggioso, investendo su se stessi e andando a sfidare i più forti, nei tornei più importanti, su tutte le superfici e a tutte le latitudini.
In questo la nostra Errani, per tornare alla cronaca, è un autentico esempio. Nata sulla terra, affermatasi qualche stagione fa nelle top 100 soprattutto grazie a lucidità tattica, grinta, resistenza e regolarità, l’azzurra ha continuato a credere in se stessa e nelle proprie potenzialità, lavorando duro sui propri punti deboli e facendo sempre scelte ambiziose di programmazione, alla ricerca costante dei propri limiti.
Lo scorso anno, ad esempio, su 28 tornei giocati da Sara, ben 16 erano Slam o Premier (come ad esempio Cincinnati, Toronto, Tokyo, Pechino), eventi dove ha potuto incontrare ben 13 volte tenniste classificate fra le prime 20. Ne ha battuta solo una, Patty Schnyder, al secondo turno degli US Open. Ma non è questo che conta. Contano i progressi nel frattempo ottenuti nel livello di gioco.
Rispetto ad un paio di stagioni fa, Sara è infatti migliorata moltissimo sul piano tecnico. Serve ancora piano, ma mette in campo una percentuale di prime palle molto alta. Ha accorciato l’apertura del diritto, messo su massa muscolare senza perdere un briciolo di reattività e rapidità, ha avvicinato i piedi alla riga di fondo e reso più aggressivo e vario il suo tennis, completando il repertorio tecnico con un ottimo slice di rovescio e un gioco al volo concreto ed efficace.
L’antica regolarista terraiola è diventata una tennista completa, a tutto campo, temibile tutte le superfici. Non c’è una sola tennista, nel circuito, che può dirsi contenta di doverla affrontare. Attualmente n.33 Wta, le basterà solo ritiro fra le giocatrici meglio piazzate di lei, e sarà testa di serie a Wimbledon.
E’ probabile che i limiti fisici dell’azzurra non le consentiranno di entrare fra le prime 10. Ma intanto, a soli 23 anni, la piccola Sarita si già messa in tasca un milione di dollari di soli premi conquistati sul campo.
Senza bisogno di sottobanchi (che del resto forse nessuno le darebbe), e senza campionati a squadre.
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