Nel corso dell’edizione 2021 dell’Australian Open, è capitato a tanti di notare come l’occhio di falco sia uno strumento tecnologico sempre più importante nel corso dei vari match. Ebbene, sul blog del casinò Betway, che si occupa anche di scommesse online, è stato analizzato proprio questo sistema, in maniera tale da comprenderne tutti i segreti relativi al funzionamento, ma non solo. Quando si sente parlare dell’occhio di falco, si fa riferimento a una di quelle innovazioni dal punto di vista tecnologico che hanno maggiormente influito sul mondo dello sport, nello specifico quello del tennis. L’introduzione in questo ambito sportivo, come è stato ben messo in evidenza anche sull’approfondimento pubblicato sul blog L’insider, è avvenuta vent’anni fa. Correva l’anno 2001 e, in Inghilterra, un team di ingegneri della Roke Manor Research Limited, facente parte della città di Romsey, sviluppò un sistema di moviola tra i più performanti di tutti i tempi.
Come è iniziato il tutto
All’inizio, questo particolare sistema tecnologico si caratterizzava per uno sviluppo unicamente dedicato a scopi televisivi, come se fosse una sorta di moviola in campo. Sotto il profilo tipicamente tecnico, invece, è molto interessante comprendere il funzionamento che caratterizza l’occhio di falco. In poche parole, tale sistema è legato a quel principio che è stato ribattezzato “triangolazione”: come si può intuire già dalla denominazione, stiamo parlando di una tecnica che permette di effettuare la misurazione della distanza in vari punti, andando a sfruttare quelle che sono le proprietà dei triangoli.
Con questo sistema, in pratica, sono state posizionate quantomeno quattro telecamere sul campo, ma nel corso degli ultimi anni la tendenza è quella di farne un uso sempre più massiccio, fino ad arrivare a circa una decina di telecamere, che vengono collocate in differenti zone del campo da gioco, di solito nella parte più in alto, in maniera tale da poter sfruttare una visione per intero del campo da tennis.
Le telecamere più attuali e il margine di errore
L’evoluzione tecnologica, come si può facilmente intuire, l’ha fatta da padrona anche in questo settore. Le telecamere realizzate più di recente, infatti, sono in grado di garantire scatti ad una velocità pari, al massimo, a ben 150 fps. Tutto questo significa semplicemente che vengono prodotti picchi fino a 1500 immagini. Tutti questi frame, in pratica, vengono incrociati e combinati con tutti gli altri scatti che provengono da differenti telecamere che riprendono il campo da un’ulteriore prospettiva. In questo modo, ecco che c’è la possibilità di ottenere una riproduzione video della proiezione che si riferisce alla traiettoria che va ad assumere la pallina.
In questo modo, sfruttando proprio questo uso incrociato di una notevole quantità di immagini, c’è la possibilità di stabilire in maniera sistematica e, in pratica, perfetta, quale sia la posizione della palla nel momento esatto in cui va a toccare il terreno. Siccome stiamo parlando di precisione millimetrica, è bene mettere in evidenza come ci sia sempre un ridottissimo margine di errore, quindi non si può definirla perfezione totale. Stando a uno studio che è stato pubblicato qualche anno fa, il sistema dell’occhio di falco potrebbe sbagliare da 2 fino a un massimo di 4 millimetri nello stabilire l’esatta posizione in cui si trova la pallina da tennis. Certo, si tratta di qualcosa di poco rilevante, tenendo conto che gli arbitri, piuttosto che i giudici di linea, vengono corretti qualcosa come 30 volte ogni 100 decisioni che prendono. Eppure, per alcuni studi, pare che l’occhio umano, senza distrazioni e con la massima concentrazione, resti ancora più performante e preciso di ogni sistema tecnologico.