Da Vigevano a Bordighera con un sogno: ripercorrere le orme di Serena Williams. Un’ambizione che ha accompagnato l’infanzia di Tyra Caterina Grant, undicenne italo-americana che invece di seguire sul parquet papà Tyrone, ex cestista statunitense che fra il 2000 e il 2010 ha militato in numerose squadre del campionato di Serie A, ha deciso di impugnare presto la racchetta, trascinando sui campi anche il fratello minore Tyson, di tre anni più giovane. Ha mostrato in fretta doti importanti, che papà e mamma Cinzia hanno scelto di far coltivare al team Piatti: prima al Bordighera Lawn Tennis Club, e dalla primavera del 2018 al Piatti Tennis Center. È qui che la giovane – 12 anni il prossimo 12 marzo – sta forgiando un tennis che promette grandi cose, grazie alla possibilità di allenarsi con uno staff preparatissimo e di stare spesso a contatto con numerosi campioni, ai quali rubare i segreti del mestiere. L’ultima certificazione del suo potenziale è arrivata dal torneo internazionale di Auray, in Francia, uno dei più prestigiosi al mondo per la categoria under 12. Partita dalle qualificazioni, Tyra ha steso una dopo l’altra ben 7 avversarie, spingendosi a sorpresa fino in finale. Lì è stata costretta ad arrendersi, battuta dalla britannica Hannah Klugman e dalle fatiche dei giorni precedenti, ma la cavalcata in Bretagna non ha fatto altro che confermare le sue qualità, intraviste da Piatti tempo fa. “Tyra – dice coach Piatti – è una ragazzina davvero interessante. Ha una personalità forte, ideale per una giocatrice di tennis”.
Il progetto Grant ha molti punti in comune con il percorso di Jannik Sinner, che ha reso l’altoatesino uno dei baby fenomeni del tennis mondiale. “Con entrambi – spiega ancora Piatti – abbiamo lavorato tanto sulla tecnica, e con Tyra ancor di più visto che ha iniziato prima ad allenarsi qui. In tenera età non è importante il risultato, ma lo sviluppo. In attesa della crescita fisica bisogna lavorare sul gioco, partendo dalla tecnica e poi dalla tattica. Con lei siamo riusciti a farlo come piace a noi”. In più, nella crescita della ragazzina è coinvolto l’intero team, come avvenuto per Sinner. “L’head coach – continua il tecnico comasco – è Giulia Bruschi, ma la nostra filosofia è che tutti gli insegnanti siano presenti nel percorso degli atleti. Per questo ci sono anche altri maestri che lavorano con lei; c’è Dalibor Sirola per la preparazione atletica e c’è Claudio Zimaglia come fisioterapista. Tutti devono avere gli occhi aperti su ogni ragazzo”. È così per la Grant come per i tanti altri giovani che da Piatti stanno provando a fare il salto. “La direzione che sta prendendo il Piatti Tennis Center – chiude il suo ideatore – è quella di aiutare i giovani nel processo di crescita, valutando caso per caso. Con l’obiettivo di offrire a ogni singolo atleta il massimo per soddisfare le sue esigenze”. Nessuna formula magica, è il processo scientifico di casa Piatti.
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