Roberto Marcora, paradigma (incolpevole) delle nostre magagne…

Roberto Marcora
di Roberto Commentucci (foto di Alessandro Nizegorodcew)
E’ sempre vivo il dibattito sui mali del tennis italiano. C’è che sostiene che la nostra dotazione infrastrutturale (85% dei campi e dellecompetizioni in terra battuta) è del
tutto inadeguata alle esigenze del tennis moderno, e chi invece ritiene che la superficie non conta, che quel che conta è la mentalità e la qualità della scuola,
eccetera eccetera.
Ebbene, oggi al CT Eur, vedendo giocare Roberto Marcora, un simpatico e intelligente ragazzone lombardo, classe 1989, ho visto letteralmente materializzarsi, davanti a me, tutte
le contraddizioni e le inadeguatezze del nostro sistema tennis.
Un sistema tennis che imposta da terraiolo persino un potente marcantonio di 1,95 (per giunta, in rapporto alla mole, anche ragionevolmente rapido di piedi e ben coordinato)
nemmeno si trattasse di un normotipo di 1,80.
Lo vedi lì sul campo, ne ammiri la stazza e pensi: beh, questo giocherà sull’uno-due, sicuramente è un tipico tennista da campi rapidi, colpi compatti, piedi vicino al campo…
Ebbene, nemmeno per idea.
Roberto Marcora
Ma andiamo con ordine.
Marcora serve forte, ha una prima potente. Ma anche un mulinello poco fluido, con il gomito che scende troppo in fase di caricamento e disperde
tragicamente energia cinetica. E un polso piuttosto rigido, che lo aiuta poco nel kick e nel cercare angolazioni e variazioni. Il risultato è che Roberto serve quasi solo piatto, bum bum sempre uguale,
col risultato che il suo servizio diventa rapidamente leggibile e prevedibile da chi risponde. Aces pochi, seconda appena discreta. Uno spreco pazzesco, per un atleta della sua taglia, uno spreco dovuto a gravi lacune nell’impostazione di base.
La risposta, poi, è davvero deficitaria. Non solo perché ovviamente non può avere la reattività di un brevilineo, ma anche perché le aperture ampie dei fondamentali lo costringono ad una posizione troppo arretrata. E allora eccolo a remare, portandosi a spasso per il campo i suoi 80 e passa chili. E tutto sommato, non si muove nemmeno troppo male, anzi.
Nello scambio, le ampie aperture terraiole (meglio il rovescio a una mano che il diritto) e una tecnica di spostamento davvero approssimativa (passi sempre troppo lunghi) lo portano a perdere sistematicamente campo.
Gioco al volo: non pervenuto. A rete non ci va mai, la voleè la sa giocare ma non ha i tempi della verticalizzazione e non si sente sicuro. Eppure ha una apertura alare impressionante e nella corsa in avanti è sorprendentemente velocissimo, potrebbe benissimo seguire a rete un buon kick. Peccato che il kick non lo sa quasi fare, per le lacune tecniche al servizio…
Roberto Marcora
Intervista. domanda: hai giocato spesso sul veloce negli anni della tua formazione? Boh, quasi mai, prima mi allenavo al Circolo tal dei Tali e campi in veloce non ce n’erano. Ora mi alleno al Circolo Tizio e per allenarci sul veloce dobbiamo andare da un’altra parte… Ma qual’è la tua superficie preferita? Mah,non lo so, mi alleno sempre sulla terra, ma quando gioco sul veloce non mi troverei male…Sono un ibrido,ecco…Certo, ora che giro per i Futures sul veloce vedo che rispondono tutti alla grande, impattano davanti, vicino al campo… Io invece mi metto dietro e poi il punto non lo vinco mai…”
Intendiamoci, Marcora non è un campione, è un pò rigido e il braccio non è velocissimo. .Ma sicuramente è un ottimo atleta, uno da cui in un altro paese, tennisticamente meno sciagurato del nostro, avrebbero quasi sicuramente tratto un onesto top 100, con buona propensione ai campi rapidi.
Noi, invece, salvo miracoli dei tecnici Uros Vico e Borroni, ne abbiamo fatto un terraiolo da Open.
Avanti così…

Leggi anche:

    None Found