Di Fabrizio Ornago (con Lorenzo Andreoli)
L’importante nella vita è darsi delle priorità. Facile a dirsi, un po’ meno quando devi fare i conti con la realtà. Un tennista, solitamente, inizia a preparare il futuro agli sgoccioli della propria carriera, mentre io ho capito subito che avrei voluto laurearmi e poi pensare a tutto il resto.
Da quel momento in poi sono cambiate molte cose ed è stato il campo a parlare, a darmi le risposte che volevo. Appena iniziati gli studi ero più teso, vedevo il traguardo lontano e giocavo senza riuscire ad allenarmi. La frustrazione maggiore la vivevo nel pretendere di essere sempre al top, sapendo di non avere il tempo necessario a disposizione. Ho preparato una tesi sperimentale sulla sclerosi multipla e per forza di cose dovevo dare ai pazienti appuntamenti ravvicinati in modo da poter avere a disposizione il resto della giornata per fare la preparazione. Una volta sistemato questo aspetto della mia vita ho ripreso con ancora più forza ed entusiasmo, che non devono mancare mai.
La vita del professionista è una cosa diversa, è totalizzante. Ho riflettuto, ne ho parlato con il mio team e abbiamo deciso insieme di buttarci in questo progetto.
Ora ho in testa solamente il tennis come quand’ero bambino, a Gorgonzola, dove ho iniziato a colpire le prime palline con il maestro Luca Prandi. La mia vita, la mia famiglia, gli amici del “G Tennis”. Tutto ha un valore inestimabile.
Mi sento fortunato, devo essere sincero. Giocare a tennis, uno sport magnifico, circondato dalle persone che ti vogliono bene è qualcosa di unico. Penso di avere accumulato un po’ di esperienza nel tempo per potermi rendere conto dell’importanza dei rapporti umani. Le grandi Accademie possono darti tanto, tantissimo sotto il profilo tecnico. Sono posti dove impari ad essere un vero giocatore, a gestire le emozioni e i momenti delicati del match, allenandoti con i migliori del circuito agli ordini di allenatori strepitosi ma non è facile sentirsi davvero bene in un contesto simile. L’ho provato sulla mia pelle e ho capito che il calore della mia gente è impagabile ed insostituibile.
Sto lavorando bene. All’inizio della passata stagione mi ero dato come obiettivo quello di finire fra i primi 450 del mondo e ci sono riuscito. Ho giocato quattro finali, ho affrontato i più esperti e le “nuove leve”, ho raccolto molto. Avrei voluto essere un po’ più costante nelle prestazioni, a prescindere dai risultati, mentre ho vissuto alti e bassi. A cavallo fra marzo ed aprile ho cambiato drasticamente la mia dieta e molte delle mie abitudini, mi sono legato nuovamente al mio vecchio preparatore atletico. Ho investito con forza su me stesso e all’anno che verrà chiedo di potermi sentire sempre in fiducia, anche se non è un’espressione che adoro.
Ho appena giocato la prima partita della mia stagione, in un $15000 in Turchia. Pronti, via. Subito Flavio Cipolla al primo turno e come esordio sapevo sarebbe stato un incontro molto duro. Flavio sta bene, mi è sembrato molto in forma. Come faccio spesso all’inizio dell’anno piazzo sempre una telecamera in campo in modo da potermi riguardare e capire le cose buone e quelle meno buone. Ho perso, ma abbiamo giocato scambi lunghi, intensi, a tratti spettacolari. Nel secondo set ho avuto le mie possibilità, ho conquistato un break e ho salvato quattro match point nel tie-break. Gli ultimi due punti li ho giocati in maniera aggressiva ma sul 6-6 è stato bravissimo lui a tirare un gran passante mentre sul match point ho sbagliato uno smash.
L’importante è non fermarsi mai e per il futuro prossimo ho già programmato tutto. Ora resto in Turchia, dove continuerò ad allenarmi e a breve giocherò un altro torneo. Poi mi sposterò sul cemento indoor, perché è li che voglio e devo migliorarmi, per giocare il $25000 di Ginevra e le qualificazioni al Challenger di Bergamo.
Diversamente rispetto agli ultimi due anni, non credo sia giusto darmi delle scadenze a breve termine. Devo giocare e migliorami, guardando sempre il presente senza però perdere di vista il futuro. Il sogno è poter disputare le qualificazioni di un torneo dello Slam e farò di tutto per trovarmi, fra un paio d’anni, nei primi 250 del ranking. Testa bassa e lavorare.