L’Italia del tennis femminile inizia a muovere i primi, veri grandi passi verso un necessario ricambio generazionale. Fra i nuovi nomi spicca quello di Georgia Brescia. Classe 1996, da sempre legata al coach uruguaiano Gonzalo Vitale, la giovane tennista azzurra ha da poco raggiunto il suo best ranking (203) e non ha alcuna intenzione di fermarsi qui. In questa intervista ai nostri microfoni ci ha parlato di tutto: dalla gioia per le vittorie nei tornei di Lenzerheide e Santa Margherita di Paula, al suo rapporto con Gonzalo, alla passione smisurata per gli animali e per Vasco Rossi.
Cominciamo dal torneo di Torino della scorsa settimana, dove ti abbiamo vista uscire dal campo un po’ claudicante dopo l’incontro di primo turno con Deborah Chiesa. Come stai?
“Adesso sto meglio. Ho già fatto alcune sedute di fisioterapia oltre agli esami del sangue per assicurarmi che non fosse nulla di grave. A dire il vero ho anche ripreso ad allenarmi ma con molta cautela. Tre ore di allenamento e riposo. In queste occasioni non si devono mai forzare i tempi”.
Facciamo un piccolo passo indietro all’Antico Tiro al Volo di Roma ($60.000) dove hai giocato due match straordinari con la Lemoine (6-0 6-1) e la Paquet (6-1 6-3), prima della sconfitta nei quarti con la colombiana Duque-Marino e hai raggiunto il tuo best ranking. Quali sensazioni ti ha lasciato questo torneo?
“Sensazioni molto positive. Nell’incontro di primo turno il mio allenatore (Gonzalo Vitale) si è anche arrabbiato per quel game lasciato per strada (ride). Non so bene cosa sia successo, io ho cercato di fare ciò che faccio sempre. La differenza, probabilmente, è che in questo periodo sto dando il massimo anche in allenamento senza mai perdere la concentrazione, e questa cosa riesco a viverla anche in partita. Me ne accorgo dai risultati, dal punteggio in particolare, perché fino a poco tempo fa mi trovavo a dover gestire momenti di black out e un passaggio a vuoto mi costava cedere un set troppo rapidamente. Ora vivo punto per punto, senza mai pensare a quanto dovrò stare in campo”.
Fino a questo momento il 2017 è senza dubbio il tuo anno d’oro. Sono arrivate due vittorie importanti che hanno dato un nuovo volto alla classifica. Te la senti di fare un bilancio parziale di questa prima parte della stagione?
“Sono felicissima, anche perché sento comunque di aver giocato al di sotto delle mie potenzialità. Le due vittorie a Lenzerheide ($25.000) e a Santa Margherita di Pula ($25.000) sono state molto importanti, non solo per la classifica. E’ una realtà che ancora non conosco benissimo, quindi devo necessariamente abituarmi un po’. Sto giocando sempre bene, ed è una cosa che prima non accadeva, ma è molto faticoso non abbassare mai l’asticella. Ecco perché sono andata in overtraining. Ci sono componenti fisiche e mentali su cui lavorare e da tenere sotto controllo”.
Questo per quel che riguarda la “versione 2017” di Georgia Brescia. Per chi ti conosce meno, ci racconti come hai iniziato a giocare e quando hai capito che avresti messo il tennis al centro della tua vita?
“Ho iniziato da piccolissima, perché vedevo giocare mia sorella. Già a tre anni colpivo la palla contro il muro! La vera svolta è stata conoscere Gonzalo Vitale, il mio storico, nonché attuale allenatore. A partire dall’età di quindici anni, quando mi sono trasferita in Svizzera, sono cambiate davvero molte cose”.
Nomini spesso Gonzalo e si coglie immediatamente quanto sia speciale il vostro legame. Che rapporto hai con lui e più in generale come e quanto pensi possa influire un allenatore, sia sulle prestazioni che sull’approccio quotidiano allo sport?
“Gonzalo per me è come un secondo padre. Con lui ho un rapporto fortissimo, che va ben oltre il campo e che ha i suoi risvolti più significativi nella vita di tutti i giorni. E’ un vero e proprio punto di riferimento, soprattutto per gli imprevisti e per quelle piccole cose che alla fine fanno comunque parte della nostra vita. Più ne affrontiamo insieme, più ci leghiamo. Puoi giocar bene quanto vuoi, ma in campo più di due o tre ore non ci sei mai. E’ il resto della giornata a fare la differenza ed è lì che ci si rende conto dell’importanza delle persone che ci circondano. Allo stesso tempo i genitori devono saper restare al proprio posto, intromettendosi solo se e quando serve, cercando di interferire il meno possibile con il lavoro degli altri”.
Si dice sempre che il duro lavoro prima o poi viene ripagato dai risultati. Pensi sia sufficiente o c’è comunque bisogno dell’intervento di altri fattori per raggiungere determinati obiettivi?
“Allenarsi dando sempre il massimo è la base, ma solo se ci si allena davvero bene. Non credo tanto nella fortuna, quanto nell’energia che gira. Vivere con un mood negativo non può che richiamare infortuni e sorteggi sfavorevoli. Bisogna impegnarsi a pensare positivo”.
Confermarsi, a volte, è più difficile che migliorare. Sei d’accordo?
“Si, assolutamente. Ora che ho raggiunto questa classifica sento già molte voci che danno per scontato un nuovo miglioramento e a breve distanza di tempo. Non è così, è proprio adesso che arriva la parte più difficile. Quando sarò in grado di dimostrare a me stessa di sapermi mantenere a certi livelli, allora avrò fatto un passo importante. Ho ragionato nello stesso identico modo quando sono passata a giocare $10.000. Ho dovuto vincerne sette prima di avere delle basi. L’importante è non perdere mai la voglia di migliorarsi e di alzare il livello di tornei da disputare”.
A proposito di tornei, sei una giocatrice a cui piace fare programmi a lunga scadenza o preferisci ragionare settimana dopo settimana?
“Ragioniamo settimana dopo settimana. E’ difficile, se non impossibile, fare un tipo di programmazione diversa. Quest’anno non avrei mai pensato di vincere due $25.000 e di ritrovarmi a ridosso delle prime duecento giocatrici del mondo ed è normale, ora, pensare di andare a giocare tornei diversi rispetto a quelli che ho disputato fino a questo momento. A me piace tantissimo l’Australia però non avrebbe alcun senso tornare lì a giocare altri $25.000. Io comunque non decido nulla! Mi rimetto sempre alla volontà di Gonzalo e di Tathiana Garbin. Loro sanno sempre cosa è giusto per me”.
Per molte nuove leve che stanno iniziando ad affermarsi come te, Jasmine Paolini o Martina Trevisan ci sono grandi campionesse come Roberta Vinci e Francesca Schiavone che sono pronte a passare il testimone. Ti senti pronta?
“La pressione c’è. Sarà difficile colmare il vuoto che lasceranno. Sono donne e campionesse straordinarie che hanno vinto tutto. Le ragazze con cui mi alleno o anche altre che vedo in giro per i vari tornei sono molto in gamba. Dovremo lavorare tantissimo e farci trovare pronte”.
Hai una giocatrice modello?
“A dire il vero no, però se proprio devo darti un nome ti dico Simona Halep. E’ per certi aspetti la più “normale” fra le prime dieci al mondo. Tira forte ed è sempre molto concentrata”.
Che tipo è Georgia Brescia fuori dal campo?
“Stanca! Non guardo tennis, appena ho tempo e modo cerco sempre di riposare. Vivo in Italia ma mi alleno in Svizzera quindi preferisco passare a casa il poco tempo a disposizione. Adoro gli animali e se non giocassi a tennis ne avrei molti di più. Ho sei bassotti, due iguane e l’ultimo arrivato è un serpente, il regalo di Natale più bello. Ascolto anche tanta musica e Vasco è il migliore di tutti”.
C’è una sua citazione in particolare che ti ispira e ti dà la forza nei momenti difficili?
“Certo, vivere e sorridere… e poi pensare che domani sarà sempre meglio”.
Non può che essere così. Grazie mille e in bocca al lupo per tutto.
“Crepi. Grazie a voi”.
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