A cura degli inviati a Brescia, Michele Galoppini e Giulio Gasparin.
È dopo un estremamente spettacolare match di doppio, disciplina a lei particolarmente cara e che l’ha vista uscire col titolo di campionessa lo scorso anno qui a Brescia, che fermiamo Deborah Chiesa. La giovane tennista trentina classe 1996, e protagonista quest’anno sui campi del Foro Italico, accoglie col sorriso e con qualche battuta la nostra richiesta di intervista, timorosa di dover spiegare il grande numero di scambi rocamboleschi nei quali si è resa protagonista assieme alla compagna Martina Colmegna.
A Brescia, la Chiesa ha molto positivamente dominato i tre turni di qualificazione, ma nel main draw ha dovuto arrendersi dopo una dura lotta contro Barbara Haas al primo turno, perso per 6-3 7-5. Seguita dal Team Piccari e da Karin Knapp, l’azzurra è una delle migliori sorprese italiane dell’ultimo periodo e per SpazioTennis.com parla di Roma, del suo tennis aggressivo, del lavoro col Team Piccari e di qualche curiosità che la riguarda.
Eravamo indecisi sul cosa chiedere per cominciare questa intervista, ma visto che c’è stato uno dei più assurdi e divertenti che abbiamo visto sul campo da tennis, durante il quale sei caduta, hai urlato saltando alla tua compagna di sostituirti nel punto, hai poi ripreso la racchetta e tirato un vincente clamoroso, ti chiediamo di quel punto…
Oh santo cielo [risata]. Non so che c’è su questo campo, anche questa mattina sono scivolata a terra, non riuscivo a stare in piedi. E poi sì, io sono una giocatrice che urla davvero tanto in campo, figuriamoci in doppio… e poi da terra non potevo far altro che urlare e saltare per far capire a Martina [Colmegna] che doveva sostituirmi un attimo. Poi bellissimo aver chiuso il punto con un vincente, ma il doppio è davvero micidiale. Sei sempre nell’ansia, col killer point tutto può cambiare in un attimo, è sempre divertente diciamo [risata].
Il doppio può essere utile anche ad uccidere le frustrazioni della mattinata? Ad esempio contro Barbara Haas è arrivata una sconfitta, anche se davvero tirata e contro una giocatrice 300 posti sopra di te in classifica.
Assolutamente sì, anche se comunque posso dirmi contenta di come è andata contro la Haas: numero 3 del tabellone e 160 del mondo ed abbiamo giocato alla pari e l’ho messa sotto in diverse occasioni, ero avanti di un break nel primo, ho avuto anche un set point nel secondo… Inoltre venivo da tre ottimi match di qualificazione, non posso che essere soddisfatta di questa trasferta bresciana.
Facciamo un passo indietro: questo periodo di buona forma è cominciato con le prequali di Roma, dove hai dominato il torneo, giocando anche un match onestissimo pure nel main draw contro la Tsurenko. Raccontaci di Roma e di quei momenti di grande tennis.
Sono arrivata al Foro Italico con zero aspettative, perché venivo da un periodo in cui in allenamento andava tutto benissimo ma facevo fatica a portare nel match quanto di buono facevo in allenamento. Inoltre a gennaio ho cambiato team, ho cambiato allenatore, ho cambiato gioco puntando ad aumentare la mia aggressività in campo. In allenamento usciva tutto, nel match non mettevo assieme al meglio i pezzi. Al Foro ci sono andata senza pressioni, escluso il primo match perché Roma è sempre Roma, e poi ho trovato il ritmo giusto ed il mio tennis da subito: ho servito bene, ho giocato in modo aggressivo come dovevo, tante sono state le emozioni, la finale delle prequali è stata clamorosa anche perché allenandomi ad Anzio, che è vicino a Roma, potevo avere con me tutti, famiglia compresa. Tutto bellissimo. Al primo turno mi sono ritrovata perfino sopra 5-1 nel primo set: sapevo di potermela in qualche modo giocare, di poter tentare di restare in scia, ma non certo 5-1… poi è andata come è andata, ma questo non toglie nulla al mio ottimo torneo.
L’impressione è che data la nuova Chiesa molto aggressiva si senta l’influenza di Karin Knapp nel ruolo provvisorio di allenatrice. Non è così?
Ah beh, senz’altro! [risata] Anche perché ho iniziato la mia stagione con le mie vecchie racchette Yonex, ma girando nei tornei ad inizio anno capivo di non trovarmi benissimo e non capivo. Poi Karin mi ha dato da provare le sue vecchie racchette… ed è cambiato tutto, senza considerare che ora sto giocando proprio con le sue racchette e non posso che continuare a ringraziarla per questa cosa. Karin la prendiamo come modello di gioco, anche solo per la grande esperienza che ha: nonostante lei tenda a spostarsi molto più di dritto di quanto io faccia, l’impostazione base di gioco è simile alla sua. Il tennis che stiamo provando ad imbastire sul campo è il suo.
Com’è avere Karin Knapp in questo ruolo, anche data l’esperienza che può trasmettere? Abbiamo visto, ad esempio, che dopo la partita con la Haas vi siete subito sedute a parlare del match.
Il Team Piccari è un team di professionisti incredibili e che mi sta aiutando tantissimo. Quest’inverno, quando ho iniziato con loro, avevamo con noi anche la Hantuchova ad esempio. È stato un peccato aver dovuto stare ferma a gennaio, quando avevo un’infiammazione al metatarso, ma anche solo passare del tempo con loro e con queste persone così importanti per il tennis ti insegna tantissimo, vista la grandissima esperienza e le loro doti. Poter lavorare con persone come Karin è chiave: lei ha già vissuto tutto nella sua carriera, ti fa capire che perdere un match non è la fine del mondo, ti rassicura, ti fa capire che di lei puoi fidarti in tutto e questo vale anche per il team in generale.
Visto che anche a Roma hai avuto la chance di confrontarti contro le più forti e viste le grosse motivazioni con le quali sei uscita dal Foro Italico, cosa puoi aspettarti in questo momento dal tuo tennis?
Partiamo dal fatto che dopo il match contro la Di Sarra nelle prequali, che mi ha permesso di vincere la wild card, ero decisamente in ansia, perché se la wild card per il main draw era qualcosa di incredibile che mi ha dato un’euforia iniziale clamorosa, poi sono arrivati i pensieri: e se non sono all’altezza? E se non faccio una buona figura? Invece poi mi sono tranquillizzata grazie anche al mio allenatore Francesco, ho avuto la chance di allenarmi con Monica Puig che di solito vedo in tv ed invece mi ha permesso di realizzare che dopotutto, a livello tennistico, non c’è tutta sta differenza e che riuscivo a tenere il suo ritmo nel palleggio. Ovviamente poi loro hanno la continuità e la capacità di gestire i momenti importanti, ma come tennis più o meno c’ero: infatti con la Tsurenko ho perso per quello, quando è arrivato il momento chiave lei non ha sbagliato più nulla ed ha alzato il livello, io così così insomma. Però sì, ne sono uscita con tante motivazioni in più. E cosa posso aspettarmi ora? Vediamo. Intanto quest’anno puntiamo a tenere sempre o quasi il livello dei $25.000 e dei $60.000, cercando di conquistarmi sempre il tabellone principale per giocarmi le mie carte e poi evitare di dover sempre passare le qualificazioni, spendendo tante energie. Non mi pongo un obiettivo numerico come classifica al momento, piuttosto a trovare continuità a questo livello.
Tu vieni dal Trentino e l’indoor certamente si trova più spesso. Hai un gioco molto aggressivo ed adatto al veloce. Pensi a breve di abbandonare la terra rossa e spostarti sul cemento?
Sì sì, il cemento infatti è la mia superficie preferita. Alla fine dello scorso anno ho giocato ad esempio a Cordenons ed Ortisei, in casa, ed ho perso in entrambe le occasioni dalla vincitrice. È la superficie che prediligo, a partire dall’efficacia che aumenta per il mio servizio. Purtroppo quel problema al metatarso mi ha tenuto spesso sul chi-va-là quest’anno, poiché gli impatti non sono proprio il massimo. In ogni caso sulla terra si impara tanto e devo dire che mi aiuta sul lato del dritto, un lato dove mi trovo in difficoltà quando mi tolgono il tempo (e sulla terra ne ho di più per gestirmi). Ma comunque appena posso e mi sistemo un attimo sul cemento ci si andrà a giocare!
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