“Se penso agli Internazionali di Roma, il primo ricordo che ho è inevitabilmente legato alla mia famiglia. Quando ero piccolo infatti, ero solito andarci con il circolo dei miei genitori. Trovarmi lì da giocatore è stata un’esperienza unica e quest’anno punto sicuramente a fare meglio!”
Parole del 21enne Jacopo Stefanini, giocatore toscano amante della terra battuta e capace, per il secondo anno di fila, di guadagnarsi l’accesso alle prequali degli Internazionali BNL d’Italia. A Roma proverà a fare meglio della scorsa edizione, quando perse al primo turno dal siciliano Antonio Campo.
Tesserato con il TC Prato A.S.D, Stefanini (classe 1996) nello scorso anno ha fatto registrare i suoi primi acuti a livello Futures. A Santa Margherita di Pula ($10.000 su terra rossa) è arrivata la “doppietta”, con il successo sia in singolo che nel doppio, in coppia con Andrea Basso. Poi, sempre lo scorso anno, altri tre titoli in doppio, uno con Andrea Vavassori e due con Matteo Berrettini. Al momento ricopre il suo best-ranking sia in singolare (n°630 Atp) che in doppio (n°486 Atp), e può a tutti gli effetti essere considerato come uno degli elementi di spicco della cosiddetta “next-gen” italica.
Jacopo, ormai è il secondo anno di fila che ti qualifichi per Roma. Chi hai dovuto affrontare quest’anno per giungere sin qui?
“L’anno scorso come quest’anno ho preso parte agli assoluti toscani, che si sono svolti presso il circolo Match Ball di Firenze. Lo scorso anno ho vinto, superando in finale un giocatore di grande talento, ma quel giorno poco in forma, come Adelchi Virgili. Quest’anno non è andata altrettanto bene, ma ho comunque raggiunto la finale del torneo, dove ho perso dal mio compagno di circolo Matteo Trevisan, ex-n°1 del mondo juniores, in tre set per 3-6 6-1 6-4”.
Hai compiuto da pochissimo 21 anni e sei al tuo best ranking di n°630 Atp. Oggi nel tennis l’età media si è alzata parecchio, per cui è lecito considerarti ancora un giovane tra i professionisti. Che obiettivi hai per il 2017?
“Non mi piace molto darmi obiettivi particolari. L’età media dei top player come dicevi tu si sta innalzando, questo è vero. Quindi in primo luogo, è importante migliorare il proprio tennis. Poi, se verranno i risultati, tanto meglio. Volendo per forza dire un numero, direi che entro l’anno punto a entrare nei primi 400 al mondo”.
Nel doppio hai già vinto ben quattro titoli a livello Futures, ti trovi bene in questa specialità?
“Direi di sì, mi trovo abbastanza bene anche a giocare in coppia. Sono già nei primi cinquecento nella classifica dei doppisti e direi che è un buon piazzamento. Anche nel doppio miro comunque a migliorare il mio ranking, nel corso di questa stagione.
Parlando di “tennis in famiglia”, nella storia abbiamo avuto dei grandissimi esempi. Dalle sorelle Williams ai Bryan, solo per citare due esempi dei più famosi. Tu sei allenato dai tuoi, e hai anche una sorella, Lucrezia, che ultimamente è entrata nelle prime 700 al mondo. Che rapporti hai con loro?
“Ho un ottimo rapporto con tutti loro, il tennis è una grande passione che ci accomuna tutti. In famiglia ne parliamo spesso, ed è bello che il nostro lavoro sia al tempo stesso una nostra grande passione. Proprio per questo mi sento un ragazzo molto fortunato. Io sono allenato da babbo e mamma, oltre che da Ferdinando Bonuccelli. Con mia sorella abbiamo solo due anni di differenza e siamo molto legati. Non siamo per nulla in competizione, anzi. Io sono uno dei suoi primi tifosi e lei è una dei miei. Spero che entrambi riusciremo ad avere belle soddisfazioni in futuro”.
Tra i big del circuito hai un giocatore che preferisci rispetto ad altri? E tra i tuoi coetanei? C’è un giovane che ammiri particolarmente?
“Tra i big, il mio preferito è sicuramente Novak Djokovic. Lo ammiro sia per il tipo di gioco che per la grinta espressa in campo. Tra i giovani invece quello che preferisco è senza dubbio Casper Ruud. Non è ancora tra i primi, ma l’ho visto giocare dal vivo e ti assicuro che mi ha veramente impressionato. A livello mentale è già fortissimo, farà sicuro molta strada”.