Matteo Viola: “Voglio ritrovare il piacere di giocare a tennis”


Non c’è modo migliore di inaugurare una nuova stagione se non sollevando al cielo un trofeo e Matteo Viola in questi primi mesi dell’anno ne ha conquistati ben due. Il primo in doppio a metà febbraio, assieme all’amico Walter Trusendi, nel challenger di Tempe, in Arizona; il secondo due settimane dopo, all’ATA Battisti Trentino, dove Matteo è riuscito a prendersi la meritata rivincita sulla sua nemesi Yannick Jankovits, che lo aveva battuto nella finale di Tel Aviv l’anno scorso. La cavalcata del tennista veneto nel torneo trentino è cominciata dalle qualificazioni, dove è entrato in extremis grazie a una wild card, ed è proseguita mietendo vittime in ottimo stato di forma quali Edoardo Eremin, Alessandro Bega, Laurynas Grigelis e infine Yannick Jankovits.
Segnali positivi di ripresa si erano visti già a novembre, quando Matteo aveva conquistato in finale di stagione il titolo nel $10.000 di Latina, a due anni di distanza dall’ultimo successo al challenger di Biella. Lo raggiungiamo poco prima della sua partenza per la Valtellina, dove questa settimana va in scena il $15.000 presso il Tennis Sporting Club Sondrio.
Complimenti Matteo, hai vinto il $25.000 all’Ata Battisti partendo dalle qualificazioni e battendo in finale il francese Jankovits che ti aveva sconfitto due volte lo scorso anno. Ti sei preso una bella rivincita!
“Diciamo che il torneo è andato in crescendo: all’inizio onestamente non giocavo per niente bene, non so come sono riuscito a salvarmi al secondo turno contro Eremin, ero sotto 6-3, 3-0, lui stava servendo in modo incredibile e vincere quella partita mi ha dato un bel po’ di fiducia. Pian piano ho portato questa fiducia anche nei quarti e in semifinale, in cui ho giocato due buone partite. Invece in finale c’era un po’ di tensione, Jankovits è un po’ la mia bestia nera, o almeno lo era fino a questo momento! Mi fa giocare davvero male, contro di lui non sono mai riuscito a esprimere il mio miglior tennis. È un giocatore che si difende molto bene, varia molto gli effetti della palla e io faccio molta fatica a costruirmi i punti contro di lui: spingo, spingo, spingo, magari mi manca l’affondo, mi costringe sempre a giocare una volée in più che mi porta a fare un po’ di confusione in campo. Ho vinto il primo set lottando, poi dal 4-0 al tie break forse lui ha avuto come paura di vincere il set e si è un po’ spento, si è disconnesso dalla partita tanto da perdere 6-0 nel secondo set. È vero che Jankovits ha abbassato notevolmente il suo livello di gioco ma io sono stato bravo ad approfittarne. Vincere il torneo, in finale contro di lui, è stata un bella soddisfazione soprattutto perché nata così, un po’ dal nulla”.
A febbraio sei volato negli USA per il challenger di Tempe, dove hai vinto il doppio assieme a Walter Trusendi. Poi sei tornato subito in Italia, avevi invece intenzione di fare una trasferta americana più lunga?
“L’idea di giocare a Trento è infatti nata un po’ per caso: mi ero messo d’accordo con Trusendi di fare questa trasferta americana che prevedeva anche il challenger di Morelos in Messico, solo che avendo vinto il doppio a Tempe ed essendo rimasto fuori dal tabellone principale a Morelos, dove un po’ a sorpresa la lista non è scalata all’ultimo, mi sono trovato a dover tornare a casa. Quindi ho chiesto una wild card al direttore del torneo di Trento che molto gentilmente me l’ha concessa in qualificazione. Direi che alla fine è stato molto meglio così”.
Fare alcune trasferte oltreoceano durante l’anno ti permette anche di scontrarti con giocatori che solitamente non si incontrano in Europa, è uno stimolo in più?
“Direi che la cosa più stimolante in generale è giocare a livello challenger; a volte mi capita di giocare a livello futures e non riuscire a dare il 100%, come mi è capitato in Tunisia a inizio anno. Per questo motivo ho deciso di fare una trasferta americana a livello challenger, l’intenzione era proprio quella di cercare nuovi stimoli. Per fortuna che è stato così in doppio perché in singolo è andata malino! Però proseguire nel torneo di doppio mi ha dato la possibilità di rimanere lì, di allenarmi bene e di fare una bella ricarica di fiducia”.
Hai vinto su due superfici a te poco congeniali, invece della solita terra battuta, dove hai vinto 24/27 tornei. Stai cambiando preferenze?
“Mmmh non sono completamente d’accordo, nel senso che penso di giocare bene su tutte le superfici; ovviamente se guardo alle vittorie sono di più sulla terra perché da giovane giocavo esclusivamente sulla terra, quindi su quella superficie ho vinto parecchi futures. Quando poi sono salito in classifica sono stato “costretto” a giocare anche sul cemento e ad adattarvi il mio gioco. Anzi, devo dire che ora la mia superficie preferita è il cemento all’aperto, ho vinto il challenger di Yokohama sul cemento e i buoni risultati a livello Atp a Bogotà e Rotterdam nel 2013 erano sul cemento. Dipende tanto dal mio stato di forma non dalla superficie”.
In realtà questo buon momento di forma dura già dalla fine del 2016 ed è culminato con la vittoria nell’Itf di Latina, a due anni di distanza dall’ultima vittoria nel challenger di Biella. Cosa è successo in questi due anni?
“Diciamo che in questi due anni non è andato tutto come volevo, ho avuto qualche infortunio per carità, ma niente di grave, ho soprattutto perso molto in stimoli, c’è stato come un senso di appagamento per quanto fatto, voglia di staccare un po’ la spina… e in questo sport appena molli un attimo lo paghi subito perché purtroppo bisogna star lì sempre al 100% aspettando che i risultati arrivino uno dopo l’altro. Inoltre in questi due anni ho perso il mio colpo più forte, il rovescio, piano piano stiamo lavorando per riportarlo al livello di un tempo”.
In questi anni sei stato spesso infastidito da un acuto dolore alla schiena, che alcune volte ti ha costretto al ritiro, ad esempio due anni fa nel challenger di Padova. Come va con questo problema ricorrente?
“Eh sì, quello è stato uno degli innumerevoli episodi, a Padova stavo anche giocando bene, quella volta sono dovuto stare completamente fermo 3-4 settimane. Ogni tanto il dolore si fa sentire ma adesso è abbastanza sotto controllo, oddio, diciamo che la mia schiena non è mai sotto controllo, dipende dai giorni. È già tanto se continuo a giocare, mettiamola così”.

Ti sposti moltissimo durante l’anno sebbene tu abbia la tua base logistica in Veneto. Cominci ad avere nostalgia di casa?
“Sì, mi alleno a Padova, alla 2001 Team Tennis Academy presso il Centro Sportivo Plebiscito e sono seguito da Giampaolo Coppo, Andrea Mantegazza e Andrea Fava. È una cosa che ho notato anche io, giro molto spesso per tornei ma la testa è sempre a casa: trasferte di più di due settimane non ne faccio mai, cerco di fare dei viaggi abbastanza semplici anche quando programmo di stare via un po’ più a lungo. Forse una volta ero più stimolato ad andare in giro in posti molto distanti, a fare trasferte incastratissime coi tempi una dopo l’altra. Ora invece la voglia di stare a casa si fa sentire tanto ed è sempre più difficile ripartire”.
Programmazione immediata e futura dei prossimi tornei.
“Mi sono dovuto cancellare dal torneo di Basiglio perché ero molto stanco, ho preferito stare fermo e allenarmi per giocare a Sondrio; dopodiché probabilmente starò qualche settimana a Santa Margherita di Pula e in contemporanea giocherò anche la Serie A2 col TC Padova. Quindi non ti so dire esattamente cosa farò dopo, di sicuro proverò a giocare anche le qualificazioni nei challenger sulla terra”.
Quest’anno compi trent’anni, è già tempo di bilanci?
“Mah, non mi voglio mettere troppa pressione, se il mio fisico me lo concede fino a 33-34 anni spero di poter giocare, ma dipende prima di tutto da quello che voglio io. L’importante per me ora è ritrovare il piacere di stare in campo, di lottare, senza questa voglia non si può andare da nessuna parte”.
Ti poni ancora degli obiettivi o vedi come vanno le cose mano a mano?
“Eh, obiettivi… sicuramente i tornei che mi mancano di più sono quelli dello Slam, quindi se mi devo porre un obiettivo per il proseguimento della mia carriera è quello di tornare a giocare quel tipo di tornei, anche se in qualificazione, di riuscire a partecipare ancora a un evento così grande”.
Per tutte le foto si ringrazia: @LodovicaTennisPhotography – www.lodovicabarbiero.com

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