Il mondo del tennis ha bisogno di nuovi idoli. La dittatura dei FabFour dura, a detta di molti, ormai da troppo tempo e malgrado il recente cambio di reggenza da Djokovic a Murray e il rientro simultaneo ad alti livelli di Federer e Nadal entrambi alla ricerca di un ultimo (forse) acuto in un Major, la necessità di qualche “volto nuovo” si sta facendo sentire.
Serve un potenziale nuovo dominatore che non deludendo le attese (stile Nick Kyrgios) metta in pericolo la leadership di questo gruppetto di campioni che rimarranno per sempre nella storia del nostro sport, ma che è ora vengano seriamente insidiati dalle nuove generazioni, come lo furono, ai loro tempi, i loro predecessori.
Certo, è impensabile sperare che spunti all’improvviso un nuovo Federer o un nuovo Nadal a rompere le uova nel paniere ai dominatori del momento, per varie ragioni infatti la NextGen (la generazione degli under 21), non sta riuscendo ad imporsi, se non attraverso un paio di prospetti che faticano comunque a trovare spazio fra i primi 15 giocatori del mondo, e se pensiamo che al momento della compilazione del tabellone degli Australian Open l’unico under21 presente nei top 50 ATP fosse Alexander Zverev, accompagnato nei primi 100 appena da altri 4 giocatori, ci rendiamo conto che sperare ad esempio in una vittoria Slam di una giovanissima star sia fin troppo un azzardo.
Eppure l’ATP ci sta provando, la creazione delle Atp Next Gen Finals che avranno luogo al termine del 2017 ne è un esempio: gli 8 partecipanti pur non acquisendo alcun punto ATP ne usciranno sicuramente più forti economicamente e conseguentemente potranno investire maggiormente sulla loro crescita, sul loro team e sulla loro carriera (escluso Zverev i Prize money degli under 21 al momento 200.000$ lordi all’anno), provando nel minor tempo possibile a compiere il salto di qualità definitivo, da speranze a campioni.
Ma se, stanchi di aspettare, fossimo in grado di crearlo noi, anche se solo sulla carta, un giovane campione? Se attingessimo alle migliori caratteristiche dei tennisti NextGen, concentrandole attraverso lo strumento della fantasia, in un solo giocatore attrezzato così per insidiare, da subito, perfino la leadership del ranking ATP?
Perché non provarci, in tempi di “noia”. Sarebbe una gustosa suggestione.
Avendo la possibilità di scegliere, sicuramente il nostro “campioncino” sarebbe mancino, così da essere già parecchio avvantaggiato nell’apertura degli angoli, e sarebbe munito del servizio devastante di Reilly Opelka; bisognerebbe assolutamente sfruttare il suo servizio potentissimo ed efficacissimo per battere i “ribattitori” Djokovic, Murray e Nadal, e servirebbe assolutamente il suo 71% totale di punti vinti in battuta. Ugualmente in risposta le qualità di Alexander “Sasha” Zverev sarebbero imprescindibili; il tedesco è infatti statisticamente uno dei migliori 20 giocatori del mondo in ribattuta e addirittura si avvicina tantissimo alla top 10 (si trova al momento al dodicesimo posto) quando si tratta di gestire i momenti chiave del match, sulle palle break da sfruttare, o al contrario da salvare, è efficacissimo e la sua freddezza farebbe sicuramente al caso nostro.
Da Reilly Opelka potremmo ancora rubare la straripante potenza che metteremmo al servizio di colpi da fondo solidi ma ovviamente letali. Potremmo servirci ad esempio del dritto di Taylor Fritz, sempre alla ricerca del punto, esplosivo, preciso, pesante ed efficace su tutte le superfici, dotato di un cambio di ritmo paragonabile ad una vera e propria sberla, adatta sicuramente a scardinare le intelligentissime e solidissime difese dei nostri avversari e magari del rovescio ad una mano del talento ancora diciannovenne Stefano Tsitsipas. Già, il rovescio ad una mano fa innamorare, specialmente se eseguito come il greco, sempre con i piedi vicini alla riga di fondo, con una naturalezza ed una facilità disarmanti, i suoi cambi lungolinea e le sue variazioni di ritmo in backspin potrebbero risultare alla lunga letali. Suo sarebbe anche il timing sulla palla della nostra “creatura”, come non sfruttare la sua capacità di non perdere mai campo e al contrario provare sempre a rubare tempo e spazio al malcapitato avversario facendolo sentire assediato? Voteremmo all’attacco il nostro piccolo campione, alla ricerca della rete che coprirebbe con la destrezza di Corentin Moutet, talentuosissimo francese di appena 17 anni che per limiti fisici di maturità si trova appena alla posizione numero 501 del ranking ATP ma in grado di incantare chiunque con i suoi tocchi di sensibilità che se unita alla cattiveria agonistica di Andrey Rublev renderebbe il nostro ragazzo un vero e proprio “animale da rete”, un talentuosissimo cannibale del gioco di volo. Ugualmente dovremmo dotarlo di una capacità di difendersi degna di un prossimo dominatore del circuito, dovrebbe essere in grado di muoversi con leggerezza, in tutte le zone del campo, entusiasmare il pubblico con recuperi impossibili, ribaltare l’inerzia dello scambio attraverso accelerazioni, angoli acuti e scelte intelligenti, proprio come qualche anno fa faceva un certo Lleyton Hewitt. In questo caso potremmo scegliere un giovanissimo furetto passato agli onori delle cronache per aver scherzato Fernando Verdasco all’ATP di Stoccolma, quel Mikael Ymer conosciuto prima degli ultimi mesi del 2016 più come fratello del top 200 Elias che per i suoi risultati, ma che sta crescendo, esponenzialmente.
Mancherebbero davvero pochissime componenti, caratterialmente dovrebbe essere simpatico e divertente, non è facile conquistare un pubblico abituato per un decennio ad adorare due mostri sacri come Federer e Nadal, servirebbe la spensieratezza e la voglia di divertirsi lavorando di Denis Shapovalov, il tutto in una fisicità come quella del norvegese Casper Ruud, 78kg per 185cm, “nella media”, per essere anche una creatura da marketing.
Chissà, magari la nostra creatura sarebbe già pronta così a battere i suoi idoli, potremmo aver creato una macchina perfetta capace di dettare legge per i prossimi anni nel circuito ATP. Sicuramente al di là della fantasia i ragazzi della NextGen sono dotati tutti di grandissime qualità ed è assolutamente un bene che siano stati messi dalla stessa ATP al centro di un importante progetto di crescita che più o meno a breve favorirà l’inevitabile ricambio generazionale all’interno non soltanto del ranking ma anche delle menti e dei cuori di tutti gli appassionati.
Nel frattempo continuiamo a goderci i campioni del presente, che saranno anche da anni “sempre gli stessi” ma che nel tempo hanno regalato emozioni uniche e che ancora, per fortuna, non si sono stancati di farlo. I campioni non annoiano mai e forse un nuovo dominatore, con le caratteristiche che abbiamo immaginato o più semplicemente con le sue, sta già muovendo i suoi primi passi.
E se…….fosse italiano?