Georgia Brescia, classe 1996, è una delle migliori giovani azzurre del panorama internazionale dei tornei ITF e, nonostante una stagione inizialmente parca di soddisfazioni, è stata capace di reagire alla grande, prima nei tornei su terra europei e poi (e soprattutto) in una lunga trasferta solitaria australiana, dove in diversi tornei da $25.000 e $50.000 ha ottenuto molte buone vittorie, arrivando addirittura alla finale del $50.000 di Canberra, persa solo dalla top100 Risa Ozaki dopo una dura lotta alla pari. Tornata al best ranking poco lontano dalla top300, la Brescia si è raccontata a SpazioTennis, parlando del suo tennis, dei tornei down-under e di qualche simpatica curiosità.
Sei di ritorno da una lunga trasferta in Australia, dove hai raccolto anche un’importante finale battendo giocatrici di livello. Raccontaci questa trasferta: quando è nata l’idea, perché, perché il cemento?
E’ difficile spiegare le scelte del mio calendario, ho un gioco che cambia in continuazione. Mi alleno al 90% outdoor, e le condizioni sfavorevoli mi piacciono. Cerco non pensare su quale superficie gioco meglio, devo crescere io come giocatrice perché alla fine ci sarà sempre qualcuno che giocherà meglio di me. Io e il mio allenatore Gonzalo Vitale sapevamo che le condizioni in Australia sarebbero state difficili e che quello avrebbe giocato a mio favore… Le palline e i campi erano lenti, c’era tantissimo vento, e ogni settimana cambiava la temperatura in maniera incredibile. Ho sviluppato la capacità di adattarmi alle situazioni.
Come è stato affrontare questo periodo lontano da casa, da sola e senza coach? E raccontaci come hai vissuto giorno per giorno l’ottimo $50.000 di Canberra.
Uguale a tutto l’anno. Il mio coach è presente nei miei allenamenti, che per me è la cosa più importante, e quando me lo posso permettere e lui è disposto viene anche in torneo. Onestamente più della metà delle ragazze in Australia viaggiava da sole come me. E’ un altra realtà rispetto al giocare in europa. Per quanto riguarda Canberra, io l’ho vissuta come tutte le altre settimane, soltanto che ho vinto 3 partite in più rispetto a quelle che avrei potuto vincere negli altri tornei. Non è stato il torneo della vita, per quello devo lavorare ancora.
Hai affrontato avversarie che in Europa solitamente non si affrontano: australiane, asiatiche ed americane. Hai notato differenze di visione di gioco, tecnica…?
Ho visto che sono un po’ più aggressive rispetto al livello al quale sono abituata a giocare in Europa, dove sicuramente c’è molta più diversità delle superfici. Qui quasi tutto è hardcourt outdoor. Invece in Europa si trova qualsiasi cosa: indoor, outdoor, erba, carpet…
Quali sono gli insegnamenti che porta una trasferta come questa e cosa hai imparato di te stessa? Consiglieresti anche alle altre ragazze di intraprendere più spesso gli stessi viaggi? Pensi la federazione debba incentivarli maggiormente?
Il primo insegnamento è che ho migliorato l’inglese [risata]. Di me stessa ho imparato che ho tanto da imparare, e soprattutto sto imparando a stare da sola. Non mi considero in grado di dar consigli ma a me è servito tanto e lo rifarò. Probabilmente giocherò in India a dicembre. Negli ultimi 3 mesi ho visto tante mie coetanee in giro per il mondo, penso che sia incentivante.
La stagione 2016 è stata difficile, ma l’Australia ti ha già riportata al best ranking. Quanto è stato importante “finire” la stagione così positivamente? Quanta carica ti dà sapere di avere così pochi punti da difendere da qui a luglio 2017?
Onestamente la stagione 2016 è stata difficile come tutte le altre, con alti e bassi. Devo cercare di avere più continuità. Devo trovare più equilibrio. Sto lavorando tanto su questo, e penso di avere finalmente trovato una buona stabilità; si vedrà nella prossima stagione! Ma sono fiduciosa.
Il tuo gioco quadrumane è certamente molto particolare nel tennis d’oggi. Quali sono i suoi punti di forza considerato nello specifico il tuo tennis?
Penso che il tennis di oggi non si basi su quante mani usi. Si basa sul fisico, sulla buona programmazione, sulla costanza, e su altri mille fattori che ti permettono di giocare al meglio un minimo di 16 settimane all’anno. Come ho già detto in una risposta precedente, sono migliorata nel riuscire ad adattarmi: con due mani, con uno slice, a rete o correndo.
Ho avuto modo di seguire qualche tuo match australiano. Sembri un po’ più aggressiva rispetto al passato ed anche il servizio sembra migliorato. Sono aspetti su cui hai lavorato? E su cosa ti concentrerai nella off-season?
Se mi avete seguito vuol dire che avete dormito poco nell’ultimo mese [risata]. Comunque hai detto bene, sembro [con enfasi] più aggressiva, le magie dello streaming! [risata]. No, è vero, sono più aggressiva ed il servizio mi aiuta nettamente di più, ma sono lontana da ciò che considero essere l’obiettivo. Sto lavorando da anni su questi aspetti e nella off-season mi concentrerò tanto su Georgia Louise Brescia in generale.
Raccontaci qualche aneddoto curioso e simpatico del tuo mese australiano.
Ne ho un paio. Ho noleggiato una bicicletta a Cairns. Il primo giorno mi ha fermato la polizia con le sirene in mezzo alla strada perché non portavo il casco. Ho cercato di dire che se metto il casco in Italia si mettono a ridere. Mi hanno risposto ‘qui non sei in Italia, sei in Australia’… e ho preso 120 dollari di multa. E poi il giorno prima del torneo di Canberra, stavo camminando e un piccione me l’ha fatta addosso. Doveva portarmi fortuna… Mi sa che ci è riuscito! [risata]
A memoria e sperando di non sbagliare… ma sei Georgia Brescia, vivi a Brescia e giochi per una squadra bresciana. Qual è il prossimo livello di brescianità che raggiungerai?
Avete fatto un piccolo errore, non vivo a Brescia al momento. Ma se riuscite a trovarmi un sponsor bresciano lo aggiungiamo alla lista [risata].
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