Heather Watson e Laura Robson, rispettivamente classe 1992 e 1994, sono le due atlete sulle quali i tifosi inglesi puntano da anni per riportare il Regno Unito a cogliere risultati di spessore anche in campo femminile. In pochi avrebbero però predetto che sarebbe stata Johanna Konta, nata in Australia da genitori ungheresi, la nuova stella del tennis inglese, capace la scorsa settimana di aggiudicarsi il primo, pesante trofeo in carriera al torneo WTA Premier di Standford. La Konta è stata autrice di una superlativa seconda parte di 2015, iniziata con i quarti a Eastbourne (eliminando Makarova e Muguruza prima di cedere di fronte alla futura vincitrice del torneo Bencic), un’invidiabile striscia di vittoria ITF (vittorie negli eventi canadesi di Granby e Vancouver) culminata con la prima seconda settimana Slam della carriera agli UsOpen, raggiunta dove aver messo a segno scalpi prestigiosi come quelli su Muguruza e Petkovic. La sconfitta in due set contro la Kvitova agli ottavi a New York non ha minimamente scalfito le ambizioni della tennista classe 1991, capace a Wuhan di eliminare durante la sua corsa verso i quarti atlete del calibro di Halep e Azarenka, prima di venire sconfitta sul filo di lana da una ritrovata Venus Williams. Il suo 2015 aveva già quindi fatto segnare importanti progressi da parte di un’atleta mai davvero considerata come la futura stella del tennis inglese, ma che ha continuato a colmare le proprie lacune e a rendere sempre più completo ed efficace il suo gioco.
Il suo 2016 si sta rivelando una stagione ancor più proficua della precedente: dopo due sconfitte nei primi due match dell’anno, è stata protagonista di una splendida cavalcata che l’ha spinta fino alle prime semifinali Slam in carriera agli Australian Open. Un sorteggio assai complicato le ha messo davanti l’ottava testa di serie Venus Williams fin dal primo turno, ma Johanna ha giocato uno splendido match portandosi avanti addirittura per 64 50, prima di chiudere comunque agevolmente per 64 62. I turni successivi rappresentavano le classiche prove del 9 (nonché del 18, 27 e così via..) dopo una vittoria così prestigiosa e la Konta le ha superate senza problemi. Zheng e Allertova non sono future numero 1 del tennis in gonnella, ma sono comunque atlete pericolose ed in crescita che la Konta è riuscita a spazzare via in due comodi parziali. L’ottavo contro la Makarova l’ha vista in netta difficoltà, ma a due punti dalla sconfitta Johanna è riuscita a trovare quella forza mentale per resistere e piazzare l’allungo decisivo per uscire vincitrice da una battaglia all’ultimo sangue. Ai quarti ha interrotto la Cindarella Story di Shuai Zhang ed in semifinale ha affrontato a viso aperto la Kerber, venendo però sconfitta al termine di un match in equilibrio solo nel primo parziale dalla futura regina di Melbourne. La sua classifica ha così iniziato a migliorare a dismisura, attirando le attenzioni di tifosi inglesi da molti decenni in attesa della nuova atleta di vertice proveniente dal Regno Unito. I successivi tornei di Acapulco e Monterrey non le hanno dato troppe soddisfazioni, ma ad Indian Wells e Miami si è spinta fino ad ottavi e quarti, risultati che mostrano ancora una volta il grande feeling tra la tennista di origini ungheresi ed il cemento. La terra è invece la superficie che meno sa esaltare il suo tennis, e i risultati di quest’anno l’hanno confermato: primo turno a Stoccarda, Madrid e Parigi (sconfitte comunque contro avversarie non banali quali Friedsam, Garcia e Goerges) e terzo turno a Roma (dopo aver infranto i sogni della Vinci al secondo turno) stonano con gli altri prestigiosi risultati ottenuti nel suo 2016. Il ritorno sull’erba ha permesso alla Konta di esprimersi per 4 settimane consecutive davanti al suo pubblico d’adozione in quell’Inghilterra che l’ha adottata dopo il trasferimento dall’Australia, nazione della quale ha difeso i colori nei suoi primi anni di carriera. Sconfitta al secondo turno sia a Notttinghm dalla Zheng sia a Birmingham dalla Wickmayer, a Eastbourne ha migliorato il risultato dello scorso anno issandosi fino alle semifinali dopo vittorie contro Tsurenko, Kvitova e Makarova. La sconfitta contro la Pliskova non l’ha ridimensionata; anzi, è stata un’occasione in più per lei per sentire l’affetto ed il sostegno della nazione per la quale ora compete orgogliosamente ogni settimana. A Wimbledon ha avuto un sorteggio assai complicato: al primo turno è venuta a capo dell’enigma Puig, davvero pericolosa solo nel secondo set, ma al secondo ha dovuto inchinarsi all’ex finalista Eugenie Bouchard. In un match quasi allo specchio viste le caratteristiche tecniche delle due tenniste, la canadese è riuscita a giocare al meglio nei momenti clou del terzo set e ad approfittare della tensione della Konta, giunta per la prima volta in carriera al debutto dei Championships come la numero 1 del Regno Unito.
La Konta si è presa qualche settimana di pausa prima di ripresentarsi al via del prestigioso torneo di Standford, che si disputa presso il campus dell’omonima università californiana. Dopo un bye al primo turno, si è imposta su una delle rivelazioni di Wimbldon, l’americana Boserup, eliminando poi la Zheng ai quarti e giocando un match praticamente perfetto in semifinale contro la Cibulkova. In finale ha affrontato ancora una volta Venus Williams, uscendo infine vincitrice per 75 57 62 e alzando così, per la prima volta in carriera, un trofeo WTA. Durante la sua settimana californiana ha messo in mostra le sue grandi qualità sia al servizio, sia da fondocampo. Con la battuta trova velocità interessanti ed è capace di giocare tutti i tagli e le direzioni. Non è però solo la sua prima ad impressionare: trova parecchi aces ed è un’arma sulla quale può contare in ogni momento del match, ma è la seconda di servizio che risulta essere la sua arma principale. Non la tira forte come la seconda in stile Giorgi, ma è capace di lavorarla in modo ottimale trovando angoli splendidi senza aver paura di rischiare il doppio fallo. Il numero di doppi errori è infatti assai contenuto in relazione ai rischi che si prende con la seconda e ai punti che riesce ad ottenere direttamente o a comandare grazie a questo colpo. Per questo particolare aspetto, ossia l’efficacia della seconda palla di servizio, vale sicuramente la top 3 WTA. Il match contro la Cibulkova è stato un’impressionante dimostrazione di forza al servizio: ha concesso appena due palle break contro una delle migliori risposte del circuito e ha tenuto 7 turni di servizio su 9 a zero. Da fondo inoltre ha dettato il gioco col suo splendido rovescio, suo miglior fondamentale da fondocampo: lo gioca in posizione assai affiancata e riesce a trovare accelerazioni pazzesche sia in lungolinea sia in diagonale. Vista la preparazione sembra quasi una battitrice del baseball, specialmente per la capacità di posizionarsi quasi sempre in maniera ottimale per colpire la palla nascondendo le proprie intenzioni (in termini di direzioni da giocare) alle avversarie. Il dritto è invece il termometro del suo gioco: non è un colpo naturale come il suo servizio o il rovescio e per questo tende spesso a strappare il movimento e a commettere errori da questa parte, spesso in particolare nei momenti di maggior tensione. Quando si trova invece in fiducia, è in grado di giocare accelerazioni fantastiche e di ottenere un gran numero di vincenti anche da questo lato. Il suo gioco a rete è migliorabile, ma dalla sua ha la non paura di presentarsi a rete per chiudere i punti con volée o schiaffi.
Un aspetto che sarà fondamentale per il proseguo della sua carriera è quello emotivo: in finale a Standford si è trovata avanti per 75 30 con due break contro Venus, ma li ha restituiti entrambi prima di perdere il parziale per 75. Nel terzo è riuscita a ritrovare la brillantezza della prima parte dell’incontro, ma così è stata quasi costretta a cercare di chiudere l’incontro per due volte. Per fortuna si trattava di una finale e non avrebbe avuto ulteriori match da disputare nel corso di quel torneo, ma incertezze del genere alla lunga si possono pagare. Un altro esempio della sua non sempre eccezionale capacità di gestire le emozioni è relativo al torneo disputato la settimana successiva a quella del primo titolo in carriera a Stanford: a Montreal ha infatti approfittato di un ottimo tabellone eliminando in due set e senza problemi le americane Rogers, King e Lepchenko, presentandosi all’appuntamento dei quarti contro la qualificata slovacca Kucova. Nel caso di vittoria in quel match non solo avrebbe avuto l’opportunità di affrontare in semifinale la Keys e di poter provare a vincere il secondo titolo Premier in due settimane (quello canadese è un torneo ancora più prestigioso di quello californiano), ma sarebbe anche entrata in top 10 per la prima volta in carriera. La tensione e forse un’inaspettata combattività messa in mostra dalla comunque non trascendentale slovacca l’hanno però fatta sciogliere come neve al sole: mai davvero in partita, ha approfittato di qualche difficoltà della slovacca nel chiudere il primo parziale, ma poi non è riuscita ad imporre il proprio tennis commettendo una lunga serie di errori non forzati. Il ranking di lunedì la presenterà dunque in 13esima posizione invece che in decima, ma questo sembra poter rappresentare più uno stimolo che un ostacolo per la rampante Konta. Il cemento è infatti la sua superficie prediletta ed il torneo Olimpico, quello di Cincinnati e gli UsOpen sembrano rappresentare palcoscenici ideali sui quali riprendersi la rivincita della dolorosa sconfitta di Montreal. Se riuscirà ad ottenere punti importanti anche durante la stagione sul cemento asiatico tra Tokyo, Wuhan e Pechino, potrebbe anche riuscire nell’impresa di arrivare alle WTA Finals di Singapore (ad oggi è in posizione numero 10 della Race) e diventare saldamente una giocatrice di vertice della WTA. Non si tratta di un traguardo così complicato se si considera che la Azarenka è fuori per maternità e che Johanna sembra una delle più in forma di questa ultima parte di 2016. Dovrà guardarsi dagli attacchi delle altre, ma nel caso riuscisse ad arrivare a Singapore, il suo 2016 sarebbe per lei e per gli appassionati inglesi davvero una stagione che… Konta.