Ludmilla Samsonova – Foto di Vincenzo Delnegro
di Daniele Sforza
L’ultima giornata comincia con match non in contemporanea ma distribuiti in varie parti della giornata. Si parte con la finale per il terzo posto Gran Bretagna – Portogallo alle 10, quella per il quinto posto Grecia – Slovacchia alle 12 e la finalissima Italia – Moldavia alle ore 16.
Con poche ore di sonno visto l’impegno della scorsa sera che non mi ha permesso di scrivere il diario della seconda giornata, decido di arrivare al circolo per le 11.30 sperando di assistere alla fine del primo incontro tra Gran Bretagna e Portogallo. Arrivo ad inizio del secondo perché a quanto pare la portoghese Ines Mesquita si è ritirata dopo aver perso il primo set per 6-3 contro Eden Richardson. Il caldo è davvero difficile da sopportare a quest’ora quindi con l’inizio del match tra Marta Oliveira ed Emily Appleton mi sposto ad ogni cambio campo sperando di trovare un posto con ombra. Vi avevo parlato bene di entrambe nella prima giornata e da un lato confermo le buone impressioni perché c’è un’ottima base di gioco da sviluppare nel modo migliore vista la giovane età delle ragazze. La portoghese è una giocatrice abbastanza atipica visto il suo cercare spesso la rete anche su una superficie lenta come quella di Trani. Tuttavia il servizio non viaggia per nulla, diventa prevedibile e la seconda, quando entra (visti i numerosi doppi falli) è un assist per l’avversaria. Dall’altro lato la britannica fa il suo visto che da fondocampo è superiore rispetto alla sua avversaria e in breve si porta avanti 6-1. Un calo di Emily sembra aprire la rimonta del Portogallo che si porta avanti 2-0 e 3-2 con break, peccato che la portoghese dimostra una scarsa tenuta mentale, innervosendosi per un paio di errori di troppo e accorciando sempre più i colpi lasciando spazio alla britannica che infila 4 giochi di fila sostenuta dalle compagne e dai genitori, soprattutto da suo padre che ha preso appunti per tutto il match. Il doppio poi su decisione delle portoghesi non viene giocato visto il risultato acquisito a favore delle britanniche.
Il caldo si fa insopportabile e decido di non seguire il match, di un livello non eccelso, tra Slovacchia e Grecia e preferisco mangiare qualcosa e restare sui comodissimi divanetti della player lounge. Il tempo passa intrattenendomi prima con le belghe che decidono di sfidarsi indovinando capitali (l’errore arriverà dopo una serie di 60 e più risposte esatte sulla capitale dell’Uganda) e poi con il team Moldavia con cui passo gran parte delle mie giornate a Trani.
Arrivano le 3 e cominciano i riscaldamenti delle due nazionali (Italia e Moldavia) sui rispettivi campi 1 e 2. Da una parte si scalda tutto il team Moldavia con un seguito di bambini accorsi ad osservare e urlare a fine allenamento un coro “Siam venuti fin qua, siam venuti fin qua, per veder giocare la Moldavia”. Dall’altro lato osservo la Bilardo scaldarsi con la Camerin ma, non avendo visto la giovane giocare un match vero, non posso esprimere giudizi importanti. Segue una presentazione della finale con tanto di canzone in sottofondo e tenniste accompagnate da bambini con le bandiere dei rispettivi paesi per un’atmosfera bellissima.
Il primo match è quello tra Ludmilla Samsonova e Adriana Sosnovichi e l’esito dovrebbe essere tutt’altro che scontato. La moldava esprime il suo tennis e cerca di evitare per quanto possibile il dritto dell’italiana che tuttavia, anche con questo fondamentale, sbaglia tanto. In breve si va quindi sul 4-1 e 5-2 Moldavia con, come prevedibile, una Samsonova molto tesa e contratta (segnalo ad esempio uno smash da due passi dalla rete chiuso, toccando però la rete con la racchetta e dando il punto all’avversaria). Serve quindi l’aiuto del pubblico , fino a quel momento silenzioso (forse anche perché è difficile schierarsi contro le moldave) che incita l’italiana che da quel momento mostra il suo tennis, di categoria superiore quando appunto i colpi rimangono in campo. Annullato il set point sul 5-3 40-30 il set scappa via veloce nelle mani dell’italiana, anche perché quando gioca così si può fare veramente poco. Nuovo set, vecchio inizio visto che la moldava spezza il ritmo della sua avversaria con mille variazioni e palle alte (si gioca a badminton? Chiederà qualcuno dal pubblico) e si porta sul 3-0. Ritorna il pubblico e ritorna la Samsonova con 3 giochi consecutivi e un tennis semplicemente incontenibile. Si arriva sul 4-4 40-0* Samsonova e la pratica sembra chiusa ma la moldava si prende di forza ogni punto e ha la chance per arrivare a vantaggio. Servizio, rovescio lungolinea e poi decide di lasciarsi passare alle spalle il tentativo di recupero dell’italiana. La palla pizzica la riga e questa palla break è quella buona per andare 5-4 a chiudere il match con il servizio. Il primo match point è quello buono per portare l’Italia avanti 1-0 nella finalissima. La Moldavia deve ora provare la rimonta con la sua migliore giocatrice, Anastasia Detiuc che affronterà l’italiana Lucrezia Stefanini.
L’italiana è solidissima e, anche grazie a un tennis non perfetto della sua avversaria (molto meglio ieri nel match contro la Appleton) chiude facilmente il primo set per 6-1. Il match finisce qui però perché la moldava si è fatta male ( sul 5-1 0-15) al dito medio destro (si teme lussazione o frattura, vedremo in futuro quanto starà fuori dai campi) e non può impugnare la racchetta, quindi annuncia il ritiro. Salta anche il doppio e alla fine gli organizzatori invitano le squadre a scegliere due tenniste per far giocare un set di esibizione. Match finito 6-4 per Tatiana Pieri, vincente sulla terza moldava Medvedcova.
Un finale sfortunato per una manifestazione organizzata alla perfezione tanto che, parlando con le tenniste impegnate, tutte erano entusiaste del posto e delle persone impegnate nell’organizzazione (a cui ovviamente vanno anche i miei complimenti). L’augurio è quello di continuare con una competizione di questo tipo anche il prossimo anno, nel caso, proverò ad esserci e a raccontarvi quanto successo.
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