di Claudio Maglieri
foto di Ray Giubilo
Quel che è successo a Iquique, città a 1854 km a nord di Santiago e sede del match zonale di Coppa Davis tra Cile e Colombia, è già storia. Diversi media, soprattutto quelli dedicati al tennis, hanno abbondantemente raccontato del clamoroso ritiro di Santiago Giraldo per protesta, nel corso del match di singolare contro Gonzalo Lama (con i cafeteros sotto 2-1 dopo la sfida di doppio): Giraldo, in svantaggio 6-4 5-2, ha deciso di abbandonare il campo di sua iniziativa e di mandare al diavolo i cileni, rei di aver organizzato la manifestazione su un campo in terra ai limiti della praticabilità (e in effetti, dando uno sguardo alle foto apparse sul web, è difficile dargli torto).
Ad ogni modo, l’episodio ha sollevato un polverone: con quel gesto Giraldo ha di fatto condannato la Colombia alla sconfitta e dunque sarà il Cile a sfidare il Canada nei prossimi playoff (dal 16 al 18 settembre), ma la sua decisione di abbandonare il campo è arrivata al culmine di una serie di polemiche, iniziate già al primo giorno di gare. In effetti, il Centro Recrativo Huayquique non si è presentato benissimo: in Davis non è raro imbattersi in strutture e campi non proprio all’altezza, ma giocare su quel terreno disastrato era in effetti un rischio eccessivo per i giocatori e lo stesso giudice arbitro Carlos Niemes ha rinviato di un giorno l’inizio delle partite, per dare agli organizzatori il tempo di mettere una pezza. Proprio Giraldo è apparso uno dei più irritati e anche Marcelo Rios, vicecapitano della formazione cilena, non ha nascosto tutta la sua delusione: alla fine gli incontri sono iniziati, il Cile si è portato clamorosamente sul 2-1 grazie al trionfo in doppio del duo Nicolas Jarry-Hans Podlipnik (vittoria al quinto sui favoriti Juan Cabal-Robert Farah) e dunque, alla Colombia, servivano due successi negli ultimi singolari per ribaltare tutto. Impresa fattibile, ma il numero 1 del team ospite Giraldo ha scombussolato le carte con il proprio gesto: “Ci hanno battuto con un’ingiustizia – le sue parole – ho già presentato una protesta formale presso l’ITF, non posso correre il rischio di farmi male. Ho voluto difendere la dignità del mio Paese e dei miei compagni”. Ricordiamo che a seguito di questo ko, la Colombia dovrà affrontare la Repubblica Dominicana nello spareggio per evitare il playout contro Barbados (e dunque per non retrocedere in Serie C).
Tante, tantissime le reazioni all’indomani di questo epilogo: non tutti, all’interno dello staff colombiano, hanno appoggiato la scelta di Giraldo ma il vero mattatore delle dichiarazioni è stato proprio Marcelo Rios, che tra twitter e interviste ha dato il meglio di sé. “Avremmo dovuto essere squalificati – le parole dopo il rinvio della prima giornata – non sono contento di come è stata organizzata la sfida, per fortuna l’arbitro si è comportato bene e ci ha concesso una seconda possibilità”. Pensieri che, tuttavia, sono cambiati: “Anche se non siamo i migliori del mondo, abbiamo le palle più grandi di quelle di un gorilla” appena dopo la conclusione del doppio. E poi, la chiusura in bellezza dopo l’abbandono di Giraldo: “Lui è un giocatore mediocre, di basso livello, per questo ha quella classifica: il campo era uguale per tutti, bisogna saper perdere e saper giocare anche in cattive condizioni. In generale i colombiani si sono comportati male, i giocatori di doppio hanno anche rotto lo spogliatoio: una vergogna”.
Rimanendo in tema di abbandoni più o meno clamorosi, Giraldo ha avuto predecessori illustri. Il primo flash che torna alla mente è quello di Jeff Tarango, che a Wimbledon 1995 lasciò polemicamente il campo nella sfida di terzo turno contro Alexander Mronz (l’americano salutò tutti in segno di protesta contro l’arbitro Bruno Rebeuh, il quale fu addirittura schiaffeggiato nel dopo gara dalla moglie del giocatore). Anche in casa nostra c’è un precedente, tre anni fa a San Pietroburgo Fabio Fognini gettò la spugna nella sfida di primo turno contro Michal Przysiezny sul parziale di 3-6 3-5 0-30, sempre a causa di alcuni diverbi con il giudice di sedia. In questo 2016, al torneo di Sydney, Bernard Tomic decise di abbandonare il match contro Teymuraz Gabashvili sul 3-6 0-3 per non sprecare energie in vista degli imminenti Australian Open: il giovane aussie lo disse chiaramente durante un cambio di campo (“A Melbourne ho avuto un buon sorteggio, questo torneo non mi interessa”).
I più “stagionati” ricorderanno invece quel che accadde nel 1975, al Master di Stoccolma: come raccontato da Alessandro Mastroluca in questo pezzo, Arthur Ashe, opposto a Ilie Nastase, prese racchette e borsone e lasciò il campo, esasperato dalle continue scorrettezze del rumeno. Sempre negli anni ’70, precisamente nel 1971, fece storia il doppio ritiro di Billie Jean King e Rosemary Casals nella finale del Pacific Southwest Open di Los Angeles: le due giocatrici, stanche dei moltissimi errori arbitrali, decisero di abbandonare il campo con lo scopo di dare un segnale forte ai dirigenti del tennis (e infatti, due anni dopo, battaglie come questa contribuirono alla nascita del circuito Wta).
Tornando alla Coppa Davis, anche nel 2013 si verificò un qualcosa di clamoroso a causa delle condizioni pessime del terreno di gioco: Pakistan–Nuova Zelanda, spareggio valido per il Gruppo II Asia-Oceania, sfida sul suolo neutro di Yangon (Birmania). Il campo in erba, già sofferente, divenne inutilizzabile dopo un match e mezzo a causa di una buca che si aprì nel mezzo: i pakistani, avanti 1-0 e in vantaggio nel secondo singolare con Aisam Ul Haq Qureshi, persero 4-1 a tavolino. Motivi ben più seri e drammatici, infine, quelli che spinsero l’India a non giocare per protesta la finale del 1974 contro il Sudafrica: in quel caso, Vijay Amritraj e compagni non scesero in campo in chiaro contrasto con le politiche di apartheid.
Chissà se Giraldo, al momento di lasciare il campo, avrà pensato a tutti questi precedenti…
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