Sveva Bernardi è una ragazzina di dodici anni che è salita tardi sulla grande carovana del tennis giocato. Pattinatrice sul ghiaccio fino a due anni fa, ha scelto di dedicarsi al tennis a tempo pieno e nel giro di poco tempo è stata notata dalla FIT che l’ha convocata più volte a Tirrenia e inserita nel Team Italia. Anche i risultati stanno arrivando velocemente: di recente Sveva è arrivata in finale al torneo Tennis Europe under 12 Città di Padova, dove l’emozione però le ha giocato un brutto scherzo e non è riuscita ad entrare mai veramente in partita contro la palermitana Giorgia Pedone. L’occasione ci è gradita per scambiare quattro chiacchiere con Daniele Bernardi, papà della talentuosa tennista trentina, su come si svolge la vita di una “normale” famiglia di sportivi a tempo pieno.
Allora Daniele, come è andata la settimana a Padova? Siete soddisfatti?
“Sì, molto, quello di Padova è un bellissimo torneo anche se non l’abbiamo mai vissuto appieno, nemmeno con nostro figlio Mattia: Sveva è andata e tornata tutti i giorni da Trento, un po’ col maestro che l’accompagnava, un po’ di volte invece sono andato io, quindi “l’ospitalità” l’abbiamo vissuta poco ma il torneo e il circolo li conosciamo bene, sia con Sveva che con Mattia siamo venuti tante volte, anche al Macroarea recentemente, è un torneo quasi di casa. Il risultato di Sveva per noi è stato sorprendente perché l’ho vista giocare davvero bene, come so che può giocare, se vuole; essendo arrivata al tennis molto tardi ha meno partite alle spalle ed è anche molto emotiva caratterialmente, può fare delle ottime partite come a Padova ma può anche cadere in prenda all’angoscia e giocare meno bene: deve prendere ancora un po’ coscienza del suo tennis e delle punte che può esprimere. Ha talento, ha colpi di spessore, però ogni tanto si perde, a volte si smarrisce, deve migliorarsi col tempo. Ha avuto un tabellone nemmeno così semplice a Padova, al primo turno la rumena Fortuna, fisicamente molto dotata, aveva appena vinto il Macroarea a Roma; poi l’ucraina Lazarenko, molto tosta: Sveva era sotto 3-0 al terzo, quella partita l’avevo già vista persa sinceramente, invece è riuscita a fare un miracolo, sei giochi di fila. Solitamente in queste situazioni in cui la partita le sfugge poi fa fatica a riprenderla in mano. Quella partita probabilmente deve averle dato una grande carica perché poi ha fatto due ottime prestazioni sia con la Sensi, che è molto brava, che con la Giovagnoli, che è una sua amica. In finale purtroppo è stata troppo emotiva, è bastato che la Pedone vincesse due game un po’ combattuti dimostrando la sua solidità e lei è andata nel pallone, invece quella finale doveva essere per lei un momento di gioia e di rilassatezza perché in finale si può anche perdere ma bisogna giocarsela al massimo, proprio perché non si ha più niente da perdere. Da questo punto di vista è ancora un po’ bimba, si è angosciata e in quel momento non c’è stato più verso di riprenderla. Senza nulla togliere a Giorgia che è fortissima e molto solida.”
Sveva è conscia della direzione che potrebbe prendere il suo futuro?
“Io penso che debba ancora entrare nell’ottica un po’ perché al tennis ci è arrivata tardi: Sveva fino a due anni fa era una pattinatrice su ghiaccio, ed era anche una tra le più bravine in Italia, ma il pattinaggio è una caserma, le bambine devono essere fortissime molto precocemente, e contemporaneamente andava alla SAT tre volte a settimana. Due anni fa abbiamo dovuto scegliere, un po’ perché era diventato impossibile gestire le due cose, un po’ perché vedevamo che migliorava sempre di più nel tennis, invece col pattinaggio aveva avuto un paio di episodi che le erano andati un po’ di traverso, anche dal punto di vista famigliare abbiamo sempre preferito il tennis. Solo che Sveva ha sempre avuto problematiche nel gestirsi fuori casa, ha fatto da poco una trasferta in Repubblica Ceca col Team Italia accompagnata dal maestro Urbinati e lei quando è via da casa ancora fatica a dormire, si gestisce male emotivamente quando sa che non ha i suoi riferimenti, si sveglia di notte che è da sol e questo le crea un’angoscia che poi si riflette anche a noi: mentre con Mattia non sai mai dov’è e cosa fa, Sveva scrive e chiama in continuazione. Quindi per lei forse è ancora un gioco, però ci stiamo lavorando ed è migliorata, pian pianino deve crescere anche lei, lo sa bene.”
Tu sei da sempre uno sportivo ma come il tennis ha cambiato la vostra quotidianità?
Il tennis ha cambiato la nostra vita in maniera totale, abbiamo sempre abituato i nostri figli allo sport fin da quando erano piccolini: li abbiamo fatti sciare, quindi d’inverno andavamo in montagna, d’estate avevamo le vacanze al mare, ma da un paio di anni a questa parte tra l’attività di Mattia e adesso quella di Sveva la nostra quotidianità è riempita prevalentemente dai loro impegni. Per esempio anche questa settimana siamo divisi tra i due figli: io con Mattia in Austria e mia moglie a Porto San Giorgio con Sveva. Spesso ci interroghiamo per quanto tempo riusciremo a portare avanti questa cosa, soprattutto se penso all’anno prossimo quando Mattia potrebbe già giocare qualche partita anche negli ITF junior. Sinceramente ho dei grandi punti di domanda anche perché entrambi lavoriamo a tempo pieno. Oggettivamente è una vita molto impegnativa che da sportivi, appassionati e da genitori innamorati dei nostri figli facciamo volentieri, ma è oneroso sia dal punto di vista economico che per il tempo e la dedizione che comporta un impegno del genere.”
Nei tornei Tennis Europe i ragazzi hanno la possibilità di confrontarsi anche con coetanei di diverse nazionalità: data la tua esperienza sul campo, quali differenze noti nella preparazione tecnico/tattica degli stranieri?
“Stranamente quest’anno Trieste era più partecipato come presenze straniere rispetto a Padova. All’est c’è più precocità e professionalità, soprattutto le bambine sono più avanti dei maschi, un po’ per lo sviluppo, un po’ perché c’è una corsa delle migliori a bruciare le tappe. All’estero si tende a lavorare in maniera più dura fin da subito con carichi di lavoro che da noi non sono immaginabili. L’approccio è più intenso, quasi esagerato, rispetto a quello a cui siamo abituati qui noi, a torto a ragione ma è così. Quest’anno la russa Denisa Hindova era in finale all’Avvenire ed è una 2002, poi ci sono i casi come quello di Holly Fischer che è miliardaria ed è andata da Mouratoglou a tempo pieno. Coach personale, accademia, sono delle realtà estreme, ma in generale all’estero c’è una tendenza, soprattutto nell’ambito femminile, a bruciare le tappe fin dall’età delle bambole.”
Quali sono i prossimi appuntamenti per Sveva?
“Sveva farà Bressanone, che è il Tennis Europe di casa, poi andrà a Kufstein in Austria, per noi molto vicino e molto comodo.”
Approfitto del fatto che padre e figlia siano insieme ancora per poche ore e chiedo il permesso di porgere qualche domanda anche a Sveva. Mi sorprende la tranquillità e la lucidità con cui risponde paziente alle mie curiosità sulla sua vita di piccola tennista: “Io mi alleno all’Ata Battisti Tennis di Trento, i miei preparatori fisici sono Ernesto Razzino e Monica Filia, i maestri sono Massimo Labrocca, Marlon Sterni, Cristian Cianci e Aldo Santoro. Durante l’anno la mattina vado a scuola, due giorni fino alle 4 del pomeriggio, quindi faccio un’ora e mezza di tennis e un’ora e mezza di atletica, nei giorni in cui esco prima faccio un’ora in più di tennis. Il sabato non vado a scuola quindi mi alleno, la domenica invece mi riposo. In estate invece mi alleno la mattina dalle 8 alle 10, mi riposo un’oretta, poi atletica e il pomeriggio se non abbiamo tornei da preparare facciamo un’altra ora e mezzo di allenamento.” Le chiedo se ha delle amiche tra le sue coetanee che giocano come lei e se le piace ritrovarle a giocare in doppio: “Nell’ultimo torneo a Padova mi sono trovata molto bene con Virginia Ferrara, siciliana simpaticissima, ma in generale mi trovo bene con tutte: Angelica Giovagnoli, Denise Valente, Emma Valletta, Giulia Martinelli… Sì dai il doppio mi piace ma il singolo di più! Faccio un po’ fatica in doppio perché ne gioco pochi e devo migliorare le volée, ma sono sicura che più avanti mi piacerà di più! Adesso a Porto San Giorgio giocherò il doppio in coppia con Denise Valente.” Le domando infine come si sia sentita a Padova durante la finale e se sia contenta in generale della sua settimana: “In finale ero molto impaurita, perché sapevo che la mia avversaria era molto solida, ero davvero molto tesa e non sono riuscita a giocare come avrei voluto; invece ho giocato benissimo in semifinale con la Giovagnoli e ai quarti con la Sensi, che è probabilmente la 2005 più forte in Italia, è anche già formata fisicamente. I primi turni sono stati abbastanza tosti, soprattutto con l’ucraina che alla fine ha vinto il doppio. In generale sono stata molto contenta di come ho giocato.”
Ringrazio ancora Daniele e Sveva Bernardi per la loro disponibilità e auguro a Mattia e Sveva uno splendido futuro.
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