di Daniele Sforza
Foto di David Iliff (CC-BY-SA 3.0)
“Ero in Portogallo in vacanza con la mia famiglia e mia madre organizzò delle lezioni di tennis per me e mia cugina,” racconta Katie Swan. “Entrate in campo il maestro disse che avevo un talento naturale, un’ottima coordinazione hand-eye e perciò mi invitò a seguire delle lezioni di tennis non appena tornata in Inghilterra. Disse anche che un giorno avrei potuto rappresentare l’Inghilterra in Fed Cup.”
4 febbraio 2016. Katie Swan, 16 anni, fa il suo esordio nel gruppo 1 (Europa/Africa) di Fed Cup ad Eliat (Israele) contro il Sud Africa e chiude questa pratica con un secco 6-3 6-0 su Ilze Hattingh portando il punto decisivo alla sua nazione. È la più giovane britannica di sempre a vincere un match in Fed Cup.
Un weekend indimenticabile quello della ragazza di Bristol, arrivata a questa convocazione in extremis e solo dopo il forfait di Johanna Konta (semifinalista agli Australian Open). Dopo i primi due match vinti (contro Hattingh e Gordgodze) è mancato pochissimo all’impresa che avrebbe portato la Gran Bretagna a conquistare il World Group 2, nel playoff decisivo Katie si è infatti arresa solo per 6-3 al terzo set alla belga Bonaventure (top 200). Ma come ci è arrivata Katie Swan in Fed Cup?
Dopo la vacanza in Portogallo, Katie è stata seguita da Rob Hawkins, coach al David Llyod club, per 4 anni, il periodo in cui la giovane inglese è rimasta nella sua nazione e lo stesso in cui ha conquistato il primo torneo (il Smrikve Bowl in Croazia, un torneo internazionale prestigioso per under 10). Con Hawkins i rapporti si sono interrotti non per motivi personali ma per problemi logistici. Infatti, il padre di Katie (che lavora alla Koch Industries) è stato trasferito in Kansas, precisamente a Wichita e così tutta la famiglia ha deciso di intraprendere questo viaggio negli States. Nuovi coach (Colin Foster e Rex Coad) la cominciano a seguire e, nel frattempo, Katie riesce comunque a dedicarsi alla scuola, utilizzando il metodo, diffuso tra i tennisti o gli sportivi in generale, dell’home schooling.
I suoi coach, specialmente Rex Coad, non hanno problemi a definire Katie come una ragazza speciale. “Katie credo sia unica. Ha delle caratteristiche fisiche straordinarie ma anche una forza mentale e competitiva che in pochi hanno a questi livelli, se poi ci aggiungi un servizio e un dritto di alto livello, una mobilità eccellente e una capacità di passare da una situazione offensiva a una difensiva, capisci che ti trovi davanti a qualcosa che difficilmente troverai ancora.”
Lo spostamento non ha assolutamente precluso l’evoluzione della britannica e del suo tennis. Il 2014 è stata la stagione d’oro con Katie che ha raggiunto le finali in tre tornei importanti (l’Easter Bowl, sconfitta dal talento americano Bellis, il Canadian Open, sconfitta dalla rumena Ruse 7-5 al terzo set e infine il Japan Open, sconfitta dalla Muramatsu al tiebreak del terzo set). Il 2015 non è stato da meno, iniziato con la sorprendente finale agli Australian Open che l’ha portata nelle top 10 juniores. Finale non giocata al meglio delle condizioni fisiche, vista la rimonta da 6-0 4-2 nelle semifinali contro l’ungherese, poi diventata numero 1 juniores, Dalma Galfi e persa 6-1 6-4 contro la slovacca Tereza Mihalikova.
Conferme sono arrivate poi nei primi tornei Pro giocati, con il tris di tornei a Sharm El Sheikh. Dopo le due sconfitte al primo turno (contro due top 500) è arrivato il primo trionfo nel circuito professionistico, senza lasciare un set peraltro.
“Sharm El Sheikh è stato diverso, di solito nei tornei juniores conoscevo tante persone e qui invece mi sono trovata praticamente sola. Nelle prime due settimane mi ero qualificata ma avevo perso al primo turno ed ero nervosa, non mi sentivo pronta per questo livello e volevo tornare a casa. Per fortuna il mio allenatore mi ha convinto a restare e poi è arrivato così il successo,” sono state la parole della britannica dopo il primo trionfo.
Trionfo raddoppiato sei mesi dopo, quando si è imposta, con più difficoltà nel $10.000 di Madrid. Risultato che l’ha portata a ridosso della top 500, posizione in cui si trova tuttora. Nel mezzo ci sono state le prestazioni sull’erba, con tanto di partecipazione a Wimbledon, sia pro che juniores. Fermata nel torneo juniores ai quarti di finale dalla slovacca Kuzmova, Katie è riuscita a passare un turno nelle qualificazioni dei pro eliminando la Kucova prima di arrendersi a una specialista di questa superficie quale Tamira Paszek.
In questi primi due mesi, esclusa la Fed Cup, solo un torneo giocato, terminato al secondo turno a Sunderland ($10.000) contro la giocatrice del Liechtestein Von Deichmann. La stagione è lunga e vedremo come si comporterà Katie nei prossimi tornei.
Per una Gran Bretagna che ha perso (per il momento) Laura Robson, c’è una Gran Bretagna che spera in una futura vincitrice Slam da affiancare allo scozzese Andy Murray, che sia il cigno Katie?
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