(Sam Querrey – Foto Ray Giubilo)
di Federico Principi
Il 29 luglio del 2012 Sam Querrey aveva alzato il suo terzo trofeo della carriera al torneo di Los Angeles ancora giovane, aveva 25 anni. Un anno e mezzo prima aveva ottenuto il suo best ranking al numero 17, in un periodo di crisi del tennis statunitense dove un simile livello di gioco raggiunto da un giocatore della USTA era una notizia confortante. Periodo, peraltro, che non accenna a terminare e che caricherà molta pressione sulle spalle (al momento estremamente larghe) di Taylor Fritz.
Sam Querrey si è ripresentato con veemenza nelle ultime due settimane, cedendo a Memphis soltanto al terzo set a Nishikori, imbattibile in quel torneo negli ultimi 4 anni, e imponendosi a Delray Beach dopo oltre tre anni e mezzo di astinenza da titoli ATP. La sua vittoria in semifinale su Del Potro è stata probabilmente l’affermazione più “mediatica” della settimana, ma anche la finale contro Rajeev Ram andava tenuta d’occhio. Ram aveva recentemente ingarbugliato in un match su terra (seppur in altitudine, a Quito) uno specialista come Albert Ramos, e a Delray Beach aveva eliminato gli ambiziosi Tomic e Dimitrov senza concedere set. Anche nella finale contro Querrey, Ram era in vantaggio di un break sia nel primo che nel secondo set, perdendoli però entrambi (potete trovare qui gli highlights del match).
Sam Querrey aveva fatto incetta di titoli nel corso del 2010, motivo per il quale il suo best ranking è datato 31 gennaio 2011. Non solo aveva vinto 4 tornei (un ATP 500, Memphis, e tre ATP 250) in una sola stagione, ma aveva sbalordito su tutte le superfici (cemento sia outdoor che indoor, terra ed erba). A 23 anni poteva essere il segnale di una qualità di gioco piuttosto elevata e in crescendo, e di una polivalenza e di un’adattabilità alla terra battuta con pochi precedenti nella storia del tennis statunitense.
Un elemento che favorisce le credenziali di Querrey sulla terra è senza dubbio la pesantezza di palla generata dal suo dritto. Nonostante l’apertura non sia eccessivamente ampia, l’americano ha una elevata velocità di braccio che gli permette di generare grande velocità e fastidiosa rotazione in avanti, che sulla terra è sicuramente accentuata. Le sue fenomenali capacità al servizio gli permettono inoltre di comandare più spesso con il proprio dritto nei game di battuta. Ne consegue che Querrey ha delle medie stagionali di turni di servizio vinti (87% nel 2014, 86% nel 2015) che gli consentono di essere costantemente tra i migliori 10 al mondo in questa speciale statistica: anche in queste primissime settimane del 2016, Querrey è ancora undicesimo per game di battuta vinti con l’87%, alla pari di Nishikori, Tsonga, Murray, Lopez e un sorprendente Bedene.
La dominanza nei game di servizio, tuttavia, è solitamente riconducibile ai risultati nelle superfici veloci, che – nonostante quel successo a Belgrado nel 2010 – da sempre costituiscono la colonna portante dei punti in classifica accumulati da Sam Querrey. La sua statura (1,98 metri) giustifica tanto le imponenti percentuali al servizio quanto quelle misere nelle fasi di ribattuta, necessarie invece per essere competitivo a qualsiasi livello e su qualsiasi superficie. Nel 2015 Querrey è infatti quarantacinquesimo per game nei quali ha strappato il servizio avversario (15%), quarantatreesimo nel 2014 con il 16%. Sufficienti per averlo relegato alla posizione 35 nel ranking ATP di fine 2014 e addirittura alla 59 nell’ultima stagione.
Nella sua annata d’oro (il 2010), nella quale ha chiuso al diciottesimo posto nel ranking di fine anno, Sam Querrey aveva infatti una percentuale più alta di game di risposta vinti (20%, trentacinquesimo posto in questa statistica) ed una percentuale di game vinti al servizio sempre di alto livello. Querrey potrebbe quindi aver perso brillantezza, reattività e quello smalto in risposta necessario per ambire a traguardi più consistenti di quelli per i quali compete nelle condizioni attuali.
Sam Querrey aveva bisogno di due settimane di alto livello come le ultime. Troppi i primi turni nel 2015, e non sempre era caduto per mano di giocatori di primissimo valore. La sua sfiducia e la perdita di abitudine alla vittoria lo avevano condizionato ad esempio nel match contro Dimitrov all’ultimo Queen’s, dove aveva sprecato un set e un break di vantaggio su un campo in erba estremamente rapido, e che probabilmente è il suo terreno preferito. Con la vittoria di Delray Beach, Querrey ha scalato il ranking dalla posizione 61 alla 43: con il progressivo invecchiamento dell’età media del tennis maschile, a 28 anni non è impossibile ipotizzare di avere ancora di fronte la possibilità di costruire una parte positiva di carriera. Potrebbe ancora esserci un posto per Sam Querrey tra i più grandi.