di Luca Brancher (articolo apparso sul sito Mytennis.it, che vi consiglio di consultare)
Arriva il tempo delle statistiche challenger, conclusisi nella giornata del 6 dicembre con le finali di Salisburgo, dove a trionfare è stato Michael Berrer, e di Khanty, dove si è registrato il primo successo a questo livello del russo Konstantin Kravchuk. Nei precedenti 11 mesi c’erano stati ben 160 tornei che hanno portato alla situazione che andremo ad esporre, al termine di una stagione che aveva avuto inizio il 5 gennaio tra Numea e San Paolo, due appuntamenti oramai consolidati di inizio anno, in cui ad issarsi sul gradino più alto del podio furono Brendan Evans e Ricardo Mello.
Il paese ad aver organizzato più manifestazioni è stata l’Italia, giunta a quota 25 – senza calcolare San Marino – seguita dagli Stati Uniti con 20: sotto la decina, invece, le altre rappresentative. Passando ai montepremi, che sappiamo essere determinanti per il numero dei punti che il torneo attribuisce, 51 (31,48%) sono stati da 35.000$+H (278 i punti totali assegnati), 37 (22,84%) da 50.000$ (286), 21 (12,96%) da 50.000$+H o da 75.000$ (330), 17 (10,49%) da 75.000$+H o da 100.000$ (363), 18 (11,11%) da 100.000$+H o da 125.000$ (386), 17 (10,49%) da 125.000$+H (427) e soltanto Prostejov (0,62%) annoverato di un montepremi addirittura da 150.000$+H, coi 490 punti conseguenti. Insomma, in totale il circuito challenger ha assegnato ben 52.558 punti. Ed ora scopriremo in quale maniera.
Il dominatore del ranking challenger è stato Horacio Zeballos, esempio lampante di giocatore che ha usato i tornei di questo circuito secondario per trovare poi la sua giusta dimensione anche negli Atp, essendo al momento un top-50, posizione consolidata da una finale a San Pietroburgo, dove ha perso con rammarico contro Sergey Stakhovsky; quella russa, per Zeballos, era la nona finale stagionale, dopo le otto a livello challenger, di cui cinque erano state vinte. Con questi numeri difficile immaginarlo non al primo posto, che gli è anche garantito da una duttilità evidenziata dai 2 successi sul veloce (Manta e Campos do Jordao) oltre ai tre su terra rossa (Bucaramanga, Bogotà e Buenos Aires). Solo 7 punti separano Zeballos da quota 700 punti, che permane, nonostante lo sconsiderato raddoppiamento dei punteggi, una quota considerevole, che scava un solco importante tra lui e il resto del mondo “challengeristico”.
Paolo Lorenzi, infatti, il secondo in classifica, può vantare l’etichetta di primo tra i terrestri, perché nonostante i 160 punti che lo separano da Zeballos, quella del 28enne senese può definirsi una stagione di tutto rispetto. Partito un pochino in sordina, Lorenzi ha centrato, sul finire della stagione, la sua prima apparizione nei top-100, che ha saputo difendere, tanto che a Melbourne potrà disputare il primo Grande Slam della sua carriera. Chiude il podio Florian Mayer, molto presente a livello challenger – a volte con scelte che ne hanno sancito la mancata presenza in importanti tabelloni ATP – e finalmente riemerso dopo gli innumerevoli problemi fisici. E’ anche grazie a lui se la Germania si è issata fino al primo posto della graduatoria per nazioni, ma di questo parleremo nel prossimo pezzo
Dall’analisi di questo grafico possiamo notare l’attività geografica dei primi 15 del ranking Challenger, che mette in risalto il grande girovagare fatto dall’australiano – ma svedese per matrimonio – Peter Luczak, che oltre al paese natale ha girato ben 12 nazioni per disputare tornei di questo rango, tutti in Europa. Se non avessi separato Italia e San Marino, il buon Peter sarebbe stato affiancato da Florian Mayer, che è stato anche molto attivo nel continente asiatico.
Differentemente si è comportato Michael Russell, attivo quasi esclusivamente sul suolo nordamericano, da cui ha ricavato ben 355 punti: nessun altro tennista è stato in grado di ottenere tanti punti in un singolo Paese, neppure Zeballos che in Colombia si è fermato a 350, o Jan Hajek, che ne ha conquistati 208 in Repubblica Ceca.
Dal fatto che Lukas Lacko sia stato sia il primo in classifica nella graduatoria indoor ITF sia in testa a quella relativa ai tornei su cemento challenger si capisce quanto sia stato produttivo questo 2009 per il 22enne slovacco. Tuttavia Lacko il titolo di categoria lo ha conquistato proprio sul concludersi della stagione, perché fino a quel momento a dominare era stato Benjamin Becker, un vero mattatore nei primi sei mesi del circuito, che pur essendosi limitato nelle apparizioni ha giovato di una striscia di 19 vittorie e 1 sconfitta nei mesi di aprile e di maggio, che lo hanno rinvigorito. O almeno così sembrava ad Hertogenbosch, torneo Atp che Becker era riuscito ad aggiudicarsi, prima di entrare in un tunnel che, da Wimbledon fino a fine stagione, non lo ha mai visto superare un secondo turno. Ed allora quei successi challenger sono tornati nuovamente utili per mantenere una dignitosissima posizione nel ranking Atp (numero 40 attualmente). In quei mesi, invece, è avvenuta la rimonta di Lacko, che di titoli se ne è aggiudicati solo due, a Fergana e a Seul, ma ha piazzato anche tre semifinali e due quarti di finale. Da sottolineare infine il cammino incolume di Marcos Baghdatis, che ha giocato tre challenger sul cemento all’aperto, vincendoli tutti e tre, due volte in finale su Xavier Malisse (Vancouver e St. Remy) e una volta su Istomin, a Tashkent. Il record del cipriota a livello assoluto viene sporcato soltanto da una sconfitta al primo turno nel challenger di Ostrava – terra battuta – contro il polacco Lukasz Kubot.
A dominare la classifica su terra battuta è Jan Hajek coi suoi tre successi, tra cui spicca quello di Prostejov, che come riportato ad inizio articolo è il challenger più ricco della stagione, coi suoi 490 punti, 6 meno di quanti totalizzati da Hajek, raggiunti anche grazie alle vittorie di Ostrava e Freudentstadt. Jan vanta anche un altro singolare primato, ovvero di essere l’unico tennista nella stagione 2009 ad aver vinto due tornei partendo dalle qualificazioni – proprio i due cechi. Alle sue spalle spuntano l’australiano Peter Luczak e l’argentino Horacio Zeballos, staccati di soli tre punti e pure loro con tre successi all’attivo, come Paolo Lorenzi, giunto quarto. Per trovare l’unico atleta che di titoli ne ha portati a casa ben quattro è necessario scendere fino al quinto gradino del ranking, dove troviamo l’olandese Thiemo De Bakker, che si è imposto coi suoi 4 successi quasi consecutivi – inframezzati solo da una sconfitta prematura a San Marino – ottenuti tra Tampere, Vigo, San Sebastian e Brasov, forte di una striscia di partite vinte consecutivamente di 18 matches. Anche per lui un accesso tra i primi 100 davvero meritato
E’ scorretto pensare che gli ultimi tornei dell’anno siano solo un’inutile coda: ne sa qualcosa Michael Berrer che nelle ultime tre settimane si è aggiudicato ben due tornei – Bratislava e Salisburgo – confermandosi come uno dei maggiori specialisti delle manifestazioni indoor. Nelle 27 competizioni organizzate all’interno di un palazzetto, infatti, nessuno è stato in grado di fare doppietta di titoli, mentre il 29enne tedesco di primi posti ne ha conseguiti ben tre, giustificando così l’abisso tra sé e il resto dei partecipanti, guidati da un altro tedesco, Daniel Brands e dallo slovacco Karol Beck, che di tornei non ne ha vinti nemmeno, ma è riuscito a raggiungere il gradino più basso del podio con diverse prestazioni positive.
L’erba inglese ha ospitato solo due manifestazioni, a Nottingham e a Manchester, motivo per cui non troverete alcuna tabella relativa a questa superficie. Vale la pena comunque fare un applauso a Brendan Evans e Olivier Rochus che hanno fatto loro le due competizioni.
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