Di Claudio Maglieri
“Baracconata.” Senza scomodare i termini più grezzi, è questa (nel mare magnum dei detrattori) la parola più usata per esprimere un parere sull’International Premier Tennis League, competizione a squadre nata nel 2014 con il solo scopo di coinvolgere grandi nomi e fare intrattenimento. Leggendo qua e là sul web, sono diverse le opinioni negative in merito: ma è davvero tutto da buttare nel cestino?
– Con l’Iptl c’è tennis in tv dodici mesi su dodici
Il tennis è l’unico sport al mondo che, considerando il calendario professionistico, si pratica senza sosta per tutto l’anno. Fino a pochi anni fa il mese di dicembre era quello della “off season”, in cui il carrozzone si fermava e prendeva fiato in vista di gennaio (tralasciando qualche esibizione qua e là): con l’avvento del torneo asiatico, che rimane in ogni caso un’esibizione, anche il mese di Babbo Natale è stato coperto e ora è possibile vedere all’opera i giocatori sempre e comunque, per la gioia di televisioni e sponsor, che infatti seguono la manifestazione a 360 gradi (garantendo agli atleti gettoni a più zeri).
– Con l’Iptl si rivedono in campo le vecchie glorie di poco tempo fa
Al diavolo i puristi e i nostalgici: saranno anche invecchiati e quindi meno performanti di una volta, ma non è bello riassaporare (seppur a piccoli morsi) la genialità di Santoro, il fascino e il talento di Safin, la potenza di Philippoussis, la solidità di Moya, la personalità di Blake, il rovescio di Enqvist? E’ chiaro che, come cantava Fiorella Mannoia, “il tempo non torna più” ma fa sempre un certo piacere (almeno per chi vi scrive) rivedere all’opera certi manici. E pazienza se il tennis vero è pur sempre un’altra cosa: tra l’altro alcuni di loro, ancora oggi, non farebbero una cattiva figura se si preparassero a dovere per un solo torneo.
– Con l’Iptl è possibile sperimentare
Si è parlato a più non posso delle regole rivoluzionarie introdotte: dal cronometro tra un punto e l’altro, dal let al servizio considerato regolare, dal punto che vale doppio (da giocarsi a mò di jolly), dal no advantage e il tie-break sul 5-5. Sarà pure una “baracconata”, ma intanto questo è l’unico torneo al mondo che può fungere da banco di prova: non sarebbe magnifico poter introdurre certe novità anche nel mondo atp o wta (tipo il cronometro con tanto di segnale acustico)?
– Con l’Iptl ci si diverte
Le esibizioni non possono piacere a tutti: quando il risultato non conta c’è il rischio che i protagonisti se la cantino e se la suonino, un po’ come nel calcio con le amichevoli estive (trofeo Tim, Birra Moretti, benzine Moratti, Lazzaretti Monatti, ecc ecc). Tutto giusto, ma vedere un Santoro che sbeffeggia Safin 6-2 a suon di giochetti, così a cuor leggero, non può lasciare indifferenti: i giocatori si divertono e possono provare soluzioni teatrali e anche noi, in tribuna o davanti alla tv, ce la spassiamo.
– Con l’Iptl il tennis sbarca in posti dove i tour non arrivano
Atp e Wta cercano ogni anno di esplorare zone nuove, ma in entrambi i casi i calendari sono consolidati da tempo e i tornei che contano si disputano sempre negli stessi posti. Con l’Iptl è possibile che Nuova Delhi possa godersi dal vivo uno scampolo di Fedal, fa nulla se si tratta solo di spettacolo da palcoscenico: quante probabilità avrebbero, a Manila, di veder dal vivo Serena Williams (pur svogliata e arrugginita)? Giusto un paio di esempi, ma intanto gli appassionati di quei luoghi cercano in tutte le maniere di non perdersi l’evento (in fondo non accade la stessa cosa anche Milano, quando vengono organizzate sfide con nomi d grido come McEnroe?).
Fin qui i pro, naturalmente non è tutto oro quello che luccica: i giocatori che prendono parte alla competizione e poi si lamentano dell’eccessiva lunghezza del calendario (con la conseguenza di poco tempo per la preparazione) strappano ad esempio più di un sorriso, anche se ovviamente un’esibizione non potrà mai essere faticosa quanto un torneo vero e proprio. Viene in mente Tsonga, che lo scorso anno non giocò il singolare decisivo nella finale di Davis lamentando un problema fisico, saltò i successivi Australian Open ma in mezzo pensò bene di disputare l’Iptl (del resto come si fa a rinunciare a simili ingaggi?).
Detto ciò, l’edizione 2015 è prossima alla conclusione, la tappa di Dubai è in pieno svolgimento (già in archivio le prove di Kobe, Manila e Nuova Delhi, mentre a fine dicembre ci sarà il gran finale a Singapore). Facciamo i giornalisti e diamo qualche dato, giusto per levarci lo sfizio: siete curiosi di sapere chi è l’atleta che sta facendo meglio? E chi è invece colui (o colei) con più partite disputate?
Cinque squadre ai nastri di partenza (Philippine Mavericks, Singapore Slammers, Uae Royals, Indian Aces, Japan Warriors), quarantacinque giocatori totali: al 15 dicembre, i meno utilizzati sono Stan Wawrinka e Gael Monfils, “tesserati” rispettivamente da Slammers ed Aces ma mai scesi in campo, mentre il più spremuto è Goran Ivanisevic, il quale ha preso parte a nove sfide (un evento in più dell’eroe dei Warriors Pierre-Hugues Herbert, il quale è stato chiamato in causa otto volte con una serie di singolari e doppi, battendo anche Berdych a Nuova Delhi). Philippoussis, Ivanisevic e Santoro le vecchie glorie in condizioni migliori, in campo femminile bene è Agnieszka Radwaanska la più in palla (cinque vittorie su cinque). Uno dei peggiori? Sissignori, proprio lui: sua maestà Federer, sconfitto sia in singolare (Nadal, Murray, Karlovic) che in doppio, in coppia con Cilic (tre sconfitte su tre anche in questo caso). A dimostrazione che si, l’Iptl è in fondo un relax ben retribuito.
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