Spesso criticata, snobbata e trascurata, la Fed Cup si prepara a vivere questo weekend la fase conclusiva dell’edizione 2015. Le due nazioni arrivate in finale sono due delle sole tre compagini capaci, dal 2004 in avanti, di portare a casa il titolo per nazioni più importante nel mondo del tennis professionistico al femminile: a parte la nostra nazionale, capace di imporsi nel 2006 (primo storico trionfo a Charleroi contro il Belgio dell’allora numero uno Henin), 2009 (secondo alloro, il primo vinto disputando la finale in casa in quel di Reggio Calabria contro gli USA privi delle temibili sorelle Williams), 2010 (anno del successo a San Diego sempre contro gli USA nell’anno del primo successo Slam in singolare della storia del tennis italiano al femminile grazie all’impresa di Francesca Schiavone al Roland Garros) e 2013 (a Cagliari contro le terze linee della Russia), le ceche e le russe sono state assolute protagoniste di questa competizione. Le russe hanno portato a casa il titolo nel 2004 (anno irripetibile per la storia del tennis russo, con 3 vincitrici Slam su 4: Myskina a Parigi, Sharapova a Wimbledon e Kuznestova a New York), 2005 (epica la finale disputata nell’irreale cornice di un Philippe Chatrier pronto per festeggiare il successo delle cugine d’oltralpe, che però dovettero inchinarsi ad una Dementieva ispiratissima e in grado di portare a casa tre punti contro la premiata ditta Mauresmo-Pierce), 2007 (contro la nostra nazionale a Mosca) e 2008 (finale vinta in terra spagnola), ma poi si sono arrese nelle finali 2011 e 2013 contro, guarda a caso, Italia e Repubblica Ceca rispettivamente. Le ceche, dal canto loro, si sono imposte nel 2011 proprio contro le cosacche, vincendo il primo titolo da nazione indipendente (risale al 1988 l’ultima vittoria della Cecoslovacchia); il successo è stato bissato nel 2012 superando la Serbia di Ivanovic e Jankovic in finale e lo scorso anno contro una Germania incapace di portare a casa un titolo che manca loro addirittura dal 1992. Non poteva dunque esserci finale migliore, vista la prematura eliminazione dell’Italia a Genova contro la Francia, tenendo conto della storia di queste due compagini e dei recenti risultati delle due formazioni. Se si esclude il suicidio tennistico della Germania a Sochi in semifinale contro la Russia, sono state proprio le due squadre finaliste quelle a convincere maggiormente in questa competizione controversa ma che regala sempre emozioni ad appassionati di tennis che non necessariamente provengono dai Paesi coinvolti in queste sfide.
Il cammino delle due nazionali in questa stagione è stato molto diverso: la Repubblica Ceca ha dominato al primo turno il Canada, privo della stella Bouchard, a Quebec City e ha sofferto solo nel primo singolare della semifinale contro la Francia, match nel quale la Safarova ha dovuto annullare svariati match-point nel corso del secondo set prima di imporsi sull’eterna incompiuta Caroline Garcia. Ad eccezione di quel match, le altre vittorie sono state ottenute con agio e grazie all’apporto di diverse giocatrici: Pliskova e Smitkova hanno fatto il loro dovere in terra canadese, mentre la premiata ditta Kvitova-Safarova ha spento le ambizioni delle francesi sul loro amato cemento indoor rapido di Ostrava. Il percorso della Russia è stato più ricco di insidie, superate tutte con grande maturità e, sopattutto, ad un notevole spirito di squadra: il primo turno in Polonia presentava più che un’insidia, ma la grande forma fisica di inizio anno della Sharapova, grazie al fondamentale apporto della Kuznetsova, capace di trovare spesso in Fed Cup un livello di gioco che difficilmente riesce ad esprimere nel corso della regular season WTA, hanno posto fine alle velleità delle sorelle Radwanska. Della semifinale casalinga contro la temibilissima Germania si è parlato spesso, mettendo in luce le sciagurate scelte tattiche della capitana teutonica Barbara Rittner: la scelta di lasciare a riposo sia Kerber che Petkovic, ampiamente le più in forma della squadra ai tempi, nella prima giornata per lasciare spazio alle più fresche Lisicki e Georges (a differenza delle compagne non arrivate all’ultimo dal torneo americano di Charleston) ha costretto le tedesche a due cocenti sconfitte (in particolar modo quella della Lisicki, uscita perdente da un irrazionale match contro la Pavlyuchenkova dopo non aver sfruttato un match-point in suo favore) e a partire da 0-2 nella seconda e decisiva giornata. Recuperate Petkovic e Kerber, le tedesche hanno pareggiato i conti della sfida globale, lasciando appena 4 giochi in 4 set a Kuznetsova e Pavlyuchenkova, rispettivamente. Il match decisivo di doppio era però sulla carta l’unico in cui le teutoniche sarebbero sulla carta partite sfavorite, è così è stato: il fondamentale apporto della specialista Vesnina, accompagnata da una Pavlyuchenkova capace di mettersi subito alle spalle il pesantissimo 61 60 patito nel singolare precedente contro una Kerber inarrestabile, ha permesso alle russe di guadagnare l’accesso per le semifinali superando con un 62 63 addirittura troppo generoso nei confronti dell’improvvisata coppia delle spaesate Petkovic e Lisicki.
La finale si giocherà in terra ceca, e la superficie sembra poter dare più vantaggi alle padrone di casa: in caso di finale in terra russa, si sarebbe infatti sì giocato sempre su un cemento indoor, ma decisamente più lento e più duro per venire incontro alle esigenze delle tenniste ex sovietiche. Non c’è dubbio che la velocità della superficie abbia agevolato negli ultimi anni le ceche, ma il valore del loro tennis e l’encomiabile amore mostrato nei riguardi di questa manifestazione sono innegabili: raramente le stelle Kvitova e Safarova si sono tirate indietro nel momento in cui si trattava di vestire i colori della loro nazionale, a meno che ciò implicasse lunghi viaggi transoceanici in periodi dell’anno poco congeniali. La squadra russa, al contrario, ha fatto più fatica a trovare una ‘formazione tipo’ da schierare nella maniera più costante possibile nel corso degli anni, ma è stata capace, soprattutto grazie alla neocapitana Myskina, subentrata nel 2014 ad un pilastro del tennis russo come Tarpishev, a gestire al meglio la potenzialmente lunga panchina a disposizione. I quattro titoli vinti dal 2004 sono addirittura pochi se pensiamo alle tantissime giocatrici russe capaci negli ultimi 12 anni di raggiungere la Top Ten mondiale: Sharapova, Kuznetsova, Myskina, Dementieva, Safina, Zvonareva, Petrova, Chakvetadze, Kirilenko e Makarova sono state tutte in grado di raggiungere il gotha del nostro sport dal 2004 in poi, ma i titoli di squadra vinti sono pochi se rapportati alle enormi potenzialità di una squadra che poteva vantare 6 giocatrici tra le prime 10 ai tempi d’oro (quindi a metà nel primo decennio del nuovo millennio). Molte di queste giocatrici sono diventate mamme, si sono ritirate per dedicarsi alla famiglia o a causa di cronici problemi fisici, ma sicuramente non vedrebbero l’ora di vedere sollevare un trofeo che manca loro da ormai 7 stagioni. Le ceche possono attingere da un serbatoio meno blasonato ma comunque impressionante se si considera la dimensione contenuta del Paese e la sua popolazione non così elevata: 11 giocatrici tra le prime 150 tenniste del mondo, di cui 6 tra le prime 100 (e 3 delle prime 11) rappresentano numeri impressionanti per un Paese di appena 10 milioni e mezzo di abitanti.
Per la prima volta da quando si trovano a disputare una finale di Fed Cup nel corso degli ultimi anni, le ceche non vedranno in squadra la presenza di specialiste del doppio come le ‘solite’ Hradecka e Hlavackova: alle due veterane ceche l’immancabile, instancabile e vincente capitano Peter Pala ha preferito la stella nascente Karolina Pliskova, apparsa in gran forma, dopo un periodo di appannamento, nel torneo di Zuhai, dove è stata costretta ad arrendersi solo in finale ad una rinata Venus Williams, e questo risultato l’ha proiettata di nuovo alle soglie della Top Ten, e l’imprevedibile ed esperta Strycova. I due pilastri Kvitova e Safarova non mancheranno, ma se sulla prima non ci sono dubbi sul fatto che verrà effettivamente schierata in singolare, alla seconda, attuale numero 9 del ranking WTA, potrebbe essere preferita proprio la rampante Pliskova. La seconda parte di stagione infatti è stata alquanto complicata per la Safarova a causa di un’infezione batterica contratta in Nord America e degenerata in seguito, e quindi la poca fiducia degli ultimi tempi, nonostante un’ultima vittoria per lei ininfluente al Master contro un’irriconoscibile e rinunciataria Kerber, potrebbe essere un fattore determinante per quanto riguarda la scelta di Karolina Pliskova come seconda singolarista da schierare presumibilmente contro la Sharapova nella prima giornata (le due non si sono mai affrontate prima e la ceca potrebbe sfruttare il fattore sorpresa). Le russe invece schiereranno la Sharapova, grande protagonista contro la Polonia nei quarti ma mai troppo presente per la sua nazionale (è fondamentale per lei partecipare a questa sfida al fine di garantirsi i requisiti necessari per l’eleggibilità olimpica), che avrà una gran voglia di rivalsa nei confronti di quella Kvitova che ha fermato quella che sembrava essere un’inarrestabile corsa della russa verso il titolo in quel di Singapore: le due dovrebbero incontrarsi nel primo match di domenica e si tratterebbe di un match ad altissimo tasso spettacolare. La siberiana sarà affiancata da una Pavlyuchenkova in grandissima ripresa a fine 2015 dopo un prima parte disastrosa di stagione, dalla Makarova, capace ad inizio anno di issarsi fino alla Top Ten ma poi i vari infortuni l’hanno pian piano allontanata dalla possibilità di raggiungere altri risultati di rilievo, tanto da costringerla a chiudere la stagione al numero 23, e dalla Vesnina, in singolare fuori dalle prima 100 del mondo e ormai competitiva ai massimi livelli solo in doppio. Il dilemma della Myskina riguarda specialmente la seconda singolarista, data per scontata la presenza della Sharapova: converrà sfruttare il buon momento della Pavlyuchenkova, capace di mettere a segno ben 19 vittorie consecutive in tornei WTA indoor tra 2014 e 2015 prima di arrendersi ad un infortunio e alla connazionale Kuznetsova nella finale di Mosca, o le maggiori garanzie che sembra dare la Makarova, già capace in passato di sconfiggere la Kvitova ma fuori dalle competizioni dagli UsOpen per un problema alla gamba? Contando che, per quanto riguarda il doppio, sembra scontata la scelta di schierare le collaudatissime Makarova e Vesnina, la capitana russa potrebbe scegliere di mandare in campo la Makarova nella prima giornata e, in caso di quarto match, schierare invece la Pavlyuchenkova al fine di tenere pronta e fresca la tennista mancina di Mosca per l’eventuale doppio decisivo, da giocare presumibilmente contro Safarova e Strycova.
Visti i presupposti, i dubbi sulle giocatrici che potrebbero essere schierate nel weekend e le condizioni di forma ben diverse con cui le varie giocatrici si presentano al via dell’ultimo atto di questa manifestazione, non ci resta che augurarci di vivere un ultimo splendido weekend di questo 2015 di tennis femminile che, nonostante l’assenza in finale della nostra nazionale, rimarrà comunque nei cuori (e anche negli albi d’oro) del tennis tricolore.