di Michele Galoppini (@MikGaloppini)
Scrive così, di suo pugno, Ksenia Pervak, tennista russa classe 1991 e grandissima promessa del tennis quando era una giovanissima ragazzina.
Penso che la cosa più difficile per una persona non dotata del talento per la scrittura, quale io sono, che a volte (non abbiate paura, non spesso) vuole condividere i suoi pensieri e ciò che le sta accadendo, sia questa che sto per fare. […] Mi sono resa conto che questo fiume senza fine di emozioni, negative e positive, è impossibile da esprimere in una frase. […] Negli ultimi anni, ho passato più tempo dai medici, a farmi visitare, piuttosto che in campo a giocare a tennis. Ogni volta dovevo ricominciare da capo, allenarmi, tornare in forma, e di nuovo il mio corpo mi diceva che lo sport professionistico non era nei suoi piani. Sono davvero mentalmente stanca di trattare col mio fisico ed ho deciso di obbedirgli, di ascoltare i suoi segnali.
Con questa introduzione, la russa 24enne comincia la sua lettera di addio al tennis professionistico. Ebbene sì, nonostante la giovane età, Ksenia è stanca di combattere contro il suo fisico delicato ancor prima che contro le avversarie sul campo da tennis, che più di una volta ha messo in forte difficoltà. I più o meno lunghi infortuni, ormai cronici, hanno convinto la Pervak ad alzare bandiera bianca.
Prendere una decisione come questa, per un tennista o per un qualsiasi atleta, è una decisione dannatamente difficile, perché il tennis fa parte dei tuoi primi ricordi, è ciò che sai fare meglio, se non l’unica cosa che sai fare. Il mondo del tennis non è nemmeno un mondo semplice: vivi in isolamento, nel tuo piccolo mondo fatto di campi di allenamento, match, di nuovo i campi di allenamento, gli hotel, le palestre, i medici e tantissimi voli. Qualcuno potrebbe dirmi che mi sto lamentando nonostante una vita di viaggi e di luoghi da vedere, ma come ho detto, il tutto è limitato agli hotel, ai campi ed alla solitudine.
Il tennis le ha dato forse meno di ciò che avrebbe meritato, vista la brillante carriera da Junior, che l’ha portata in top5 del ranking ed anche alla vittoria degli Australian Open di categoria, battendo Laura Robson in finale. Mancina e con un tennis d’attacco e ricco di angoli, la Pervak è riuscita a soli 20 anni a raggiungere un best ranking importante, alla posizione 37 delle classifiche, grazie ad un 2011 ricco tanti ottimi risultati a livello ITF, ma anche a picchi nel circuito maggiore.
[…] La mia vita tennistica è stata comunque molto soddisfacente. Ricordo con piacere la vittoria agli Australian Open Junior del 2009, l’ottimo Wimbledon del 2011, il successo a Tashkent ed ogni vittoria contro una top10. Sarà sempre tutto parte di me e non lo dimenticherò mai.
Fu proprio quel torneo londinese a farla conoscere anche al grande pubblico, quando battè due teste di serie come Peer e Petkovic (oltre che la Parmentier), prima di arrendersi agli ottavi alla Paszek in tre set. Ma in quel 2011 fu anche bravissima a conquistare il suo primo ed unico torneo WTA, a Tashkent, sfruttando un tabellone semplice ma che comunque andava sfruttato per vincere. Ci fu anche una finale a Baku, dove perse solo dalla Zvonareva.
Le vittorie contro giocatrici importanti furono numerose. Lo sa bene Caroline Wozniacki, che da numero 1 al mondo fu fermata dalla russa a Brisbane, nel 2012, dopo una maratona chiusasi 7-6 al terzo. Come la Wonziacki se la ricorderanno tante altre giocatrici sconfitte, come Jie Zheng, Sorana Cirstea, Francesca Schiavone, Anastasia Pavlyuchenkova, Julia Goerges, Anna Chakvetadze, tutte quando erano ampiamente in top30, se non in top10.
Vorrei ringraziare tutti quelli che mi hanno accompagnato e sostenuto in questo viaggio. La mia famiglia, la mia federazione, soprattutto Anastasia Myskina, tutti i miei allenatori, soprattutto Pavlov che c’era in un momento in cui tanti mi hanno criticato per il mio passaggio al Kazakhstan, un momento difficile per una decisione difficile, che non voglio qui spiegare o giustificare.
Come racconta, Ksenia fu una di quelle giocatrici che qualche anno fa diedero vita ad un tran-tran di cambi di nazionalità. Dal 2005 al suo splendido 2011, la Pervak fu assistita ed accompagnata per mano dalla federazione russa, prima del cambio a favore del Kazakhstan, che fece nascere non poche critiche per “l’ingratitudine” nei confronti della madre patria. Nel 2013, la neo kazaka ricambiò nazionalità per tornare russa.
Tutto è stato un’esperienza preziosa, mi piacerebbe rifare tutto da capo e ricorderò tutto col sorriso. Ma ora, seppure non ne sia del tutto sicura, è ora di fare un nuovo passo ed iniziare un nuovo capitolo.
Noi non possiamo che augurare alla giovane russa il meglio per la sua nuova vita, sperando un po’ meno ricca di ostacoli e complicazioni.
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