di Michele Galoppini (@MikGaloppini)
La storia recente del tennis femminile ha sempre avuto, più o meno nelle zone alte dell’élite mondiale, qualche rappresentate del tennis giapponese. Il Giappone non è mai stato una potenza mondiale, non ha mai avuto decine di giocatrici nella top10 capaci di avvicendarsi al vertice, ma le poche giocatrici che sono riuscite a farsi conoscere sono riuscite anche a ritagliarsi un più che dignitoso spazio.
Come per le giocatrici, anche nel calendario, da tempo (sebbene ultimamente non sia proprio così…) il paese del sol levante ha avuto il suo importante spazio, con tornei che hanno fatto storia. Il torneo di Tokyo è stato, ad esempio, un Tier I, la categoria appena sotto gli Slam, per tanti anni, prima di diventare un Premier5 e purtroppo ora solo un Premier. Ma a quel torneo se ne abbinavano anche altri, come un secondo torneo a Tokyo ed i tornei minori come ad esempio il più recente Osaka. Questi tornei hanno anche avuto un ottimo seguito di pubblico, fatto decisamente raro nelle trasferte asiatiche del calendario, tornei cinesi compresi.
Nel recente passato, sono tante le giocatrici che hanno fatto scuola, la scuola di tennis giapponese che ha prodotto tante campionesse dal gioco relativamente simile. Generalmente piccole di statura, hanno basato il loro tennis su colpi piatti, sulla velocità negli spostamenti, su un servizio che sebbene non sia un’arma non è nemmeno un punto debole, e su un gioco generalmente molto lineare ed adatto a tutte le superfici più veloci. E come un cerchio che si sta per chiudere, la storia recente inizia con l’inossidabile Kimiko Date-Krumm, che dagli anni ’90 è ancora parte del circuito WTA.
La giocatrice di residenza a Kyoto ha vissuto due vere e proprie carriere. La prima l’ha portata negli anni ’90 al numero 4 del ranking ed alle semifinali degli Australian Open, del Roland Garros e di Wimbledon. La seconda, quando aveva quasi 40 anni, l’ha rispinta in top50, le ha permesso di vincere il suo ottavo torneo WTA, ad Osaka contro la Tanasugarn nella finale WTA più vecchia della storia, e l’ha portata alla top30 in doppio a ben 45 anni. Vanta più di 400 vittorie a livello WTA e tante importanti contro top player, come Sabatini, Sanchez Vicario, Martinez, Li e Sharapova.
La seconda giocatrice più importante è invece Ai Sugiyama, che è arrivata sulla scia del primo ritiro della Date Krumm. Ai è stata numero 8 in singolare ed ha conquistato 6 titoli WTA, ma soprattutto, in doppio è stata numero 1 al mondo, ha vinto 38 tornei ed anche 3 slam. Ha raggiunto la seconda settimana di tutti gli slam in singolare e sfiora le 500 vittorie in carriera. Ha battuto tantissime top player, tra cui Sukova, Davenport, Zvereva, Novotna, Hingis, Graf, Pierce ed il duo belga Henin e Clijsters. È la detentrice minacciata da Francesca Schiavone del record di tabelloni principali a livello slam consecutivi: 62!
E mentre Ai Sugiyama stava in alto nel ranking, il movimento giapponese piazzava altre numerose giocatrici nella top100. Esempi sono Saori Obata, Akiko Morigami, Aiko Nakamura, ma soprattutto Shinobu Asagoe e più recente Ayumi Morita. La Asagoe ha sfiorato la top20 del ranking di singolo e la top10 in doppio e perfino la medaglia di bronzo alle olimpiadi di Sydney con la Sugiyama in doppio. La Morita, tuttora giovane e classe 1990, è stata numero 40 del ranking, ma purtroppo combatte da troppo tempo con tantissimi infortuni e pesanti dolori articolari, che la tengono ferma per buona parte dell’anno. Ci sono già voci forti di ritiro definitivo e comunque il suo ranking dice 750, in questo momento.
Dopo questa ottima generazione di giocatrici, ora il Giappone sta facendo effettivamente fatica, ma il movimento giovanile, forse mai così ricco di reali promesse, e qualche picco importante da parte di quelle che si sono già affacciate nei piani più alti del ranking fanno decisamente ben sperare. Attualmente, sono solo tre le giocatrici nella top100, cioè Misaki Doi, Kurumi Nara e Nao Hibino (in foto accanto), ma prima è d’obbligo uno sguardo alle giovanissime.
Sono tante le giocatrici giapponesi che si trovano tra la 100esima e la 200esima posizione e la loro età permette loro di pensare in grande. Tutte tra i 19 ed i 21 anni, sono già state protagoniste di tanti ottimi risultati a livello ITF, sebbene il discorso possa un po’ rifarsi a quello delle giocatrici cinesi: tanti sono i risultati buoni ma spesso a livello di ITF asiatici, generalmente di livello inferiore a quelli europei ed americani. In ogni caso, il solo Giappone presenta Mayo Hibi, Eri Hozumi, Risa Ozaki e Riko Sawayanagi, nomi che forse non vi riconducono a particolari ottimi risultati o noti tornei, ma che sono tutti nomi importanti e davvero vicini alla top100. Tra tutte, Mayo Hibi è quella che quest’anno ha forse dato lo squillo di tromba più memorabile, quando a Flushing Meadows era riuscita a superare i tre difficili turni di qualificazione, prima di incocciare in Sara Errani al primo turno. La 19enne, col suo atipico rovescio giocato ad una mano, è già quindi arrivata anche a main draw di uno slam. Assieme a queste giocatrici, mi permetto di aggiungere anche Nao Hibino, sebbene in top100; la 21enne sarebbe in ottima posizione come le sue coetanee se non fosse per uno splendido e totalmente inaspettato risultato che è riuscita a conquistare a Tashkent, dove, un turno per volta e ribaltando un pronostico per volta, ha addirittura vinto il primo WTA della carriera. Questo le ha addirittura permesso di diventare la prima giapponese del ranking al numero 76 della classifica, prima del risultato della Doi di cui vi parlerò a brevissimo.
Tra tutte le giovani, c’è però una giovanissima che ha dimostrato di poter già fare a gara con le più grandi ed anche le più forti, exploit della Hibino a parte: Naomi Osaka (in foto accanto), 18 anni, giapponese di sangue haitiano per sua madre, che da molto piccola si era trasferita negli Stati Uniti (forse, già da allora, segnando un passo importantissimo per la sua futura carriera). Altro prodotto della IMG academy, la Osaka si era fatta conoscere al mondo del tennis che conta nel 2014, nel Premier di Stanford, dove grazie ad una wild card si era clamorosamente fatta strada nelle qualificazioni, mietendo vittime del calibro di Alla Kudryavtseva e Petra Martic. E non solo: nel main draw riuscì addirittura a superare Samantha Stosur, ex top10 e vincitrice degli Us Open. Come lei stessa di descrive è una counterpuncher, molto aggressiva dalla linea di fondo, a cui piace il suo servizio per mettere pressione e soprattutto il suo dritto, di qualità assolutamente eccelsa, per chiudere i punti. Sembra anche riuscire clamorosamente a gestire la pressione, visto che è molto recentemente uscita vittoriosa dal WTA Rising Star Invitational di Singapore, dove ha superato anche Caroline Garcia.
Arriviamo ora a coloro che sono le giocatrici del paese del sol levante che già, più volte, hanno dimostrato di valere le zone alte della classifica: Kurumi Nara e Misaki Doi, entrambi 24enni, che peraltro condividono una buona fetta di storia in comune, soprattutto a livello junior.
Kurumi Nara (in foto accanto) è la più piccola giocatrice della top100, con i suoi soli 155 centimetri di altezza, ma questo non le preclude risultati di livello, come quello che conquistò nel 2014 a Rio De Janeiro, dove su terra (stranamente) vinse il suo primo e per ora unico torneo WTA della carriera. Grazie a quel torneo e ad una ottima annata, Kurumi era riuscita a scalare la classifica fino alla 32esima posizione, per ora rimasta il suo best dopo un 2015 un po’ in ombra che l’ha tenuta in top100 ma l’ha fatta scendere in classifica. Kurumi ha un gioco che sfrutta benissimo la potenza delle avversarie e che soprattutto sa trovare angoli pazzeschi con entrambi i fondamentali, che le permettono di aprirsi il campo e chiudere a rete i punti, dove si trova a suo agio. Il dritto è il suo colpo migliore e nonostante l’altezza anche il servizio è di buona fattura, corredato di tanti spin e perfetti piazzamenti della pallina.
Molto simile per tanti aspetti fisici e di gioco (come detto, la scuola giapponese caratterizza quasi tutte le giapponesi) a Kurumi Nara è Misaki Doi, la fautrice del risultato che ha ispirato questo articolo sul tennis giapponese. Misaki ha infatti appena conquistato il primo torneo della carriera sul veloce indoor del Lussemburgo, dopo un’estate di buona forma ma complicata, a causa di qualche risultato mancato di un soffio (come la sconfitta sulla Bencic agli Us Open, contro la quale non sfruttò tre match point consecutivi). Nel piccolo stato mitteleuropeo, la giapponese ha ribaltato il pronostico in ogni match. Primo turno contro la Petkovic, secondo “facile” contro la Allertova che nelle settimane prima aveva impressionato; quarti di finale contro una Jankovic in splendida forma (probabilmente il miglior match della Doi) e semifinali contro la Van Uytvanck in forte crescita. Anche la finale è stata sostanzialmente dominata contro la Barthel, se si esclude un momento di buio che le era costato il secondo set. La vittoria del torneo l’ha portata nelle top60 per la prima volta.
Anche Misaki è molto piccola e non raggiunge il metro e sessanta ed anche lei gioca molto volentieri in appoggio, pur essendo in grado di generare grande potenza nonostante l’altezza. Il dritto è in assoluto il suo colpo migliore e sa fare tutto con esso; rispetto ai soliti colpi piatti, sa anche applicarci tanto spin che spinge fuori dal campo le avversarie e con lo spin sa trovare tutti gli angoli del campo. È molto brava a rete e molto veloce e non permette alle avversarie di attaccarla eccessivamente sul servizio.
Doi e Nara, come detto, condividono anche ottimi risultati ed esperienze, dal circuito junior. Sono state una temibilissima coppia ed i risultati negli slam lo dimostrano: semifinali agli Us Open 2007 e Wimbledon 2008, ma soprattutto finali a Wimbledon 2007 ed Australian Open 2008 (quest’ultima solo per la Doi, in coppia con una rumena).
Il compatto e pericoloso contingente di giovani vicino alla top100, più le sicurezze date, almeno nei tornei minori per ora, da Kurumi Nara e Misaki Doi possono davvero lasciar ben sperare il Giappone del tennis in gonnella, sia in singolare che in doppio. Forse, è tempo di tornare a sorridere, in attesa di una campionessa come lo sono state Kimiko Date Krumm ed Ai Sugiyama… in attesa che il paese del sol levante torni ad essere il paese del sol splendente.
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