(Martina Trevisan – Foto Nizegorodcew)
di Franco Marucci
(dichiarazioni raccolte da Alessandro Nizegorodcew)
Naturalmente sia il T. C. Parioli che il T. C. Prato non si immaginavano di dover finire la fase a gironi del Campionato femminile A1 nelle retrovie della classifica e di giocarsi oggi lo spareggio per la sopravvivenza. Anzi, avevano allestito due squadre da primato, con Pennetta e Vinci (Parioli) e Vera Zvonareva (Prato) in grado di assicurarsi, sulla carta, uno o anche due punti tra singolo e doppio, cioè la metà della posta in palio. Già, sulla carta, perché come si sa la n. 15 poco allenata e demotivata può prenderle tranquillamente dalla n. 150 ben preparata e con il coltello tra i denti. Ogni riferimento a Flavia Pennetta è puramente casuale, perché diminuirebbe i meriti odierni di Corinna Dentoni. Comunque sia, Zvonareva per l’ennesima volta non si è presentata ai nastri di partenza deludendo gli amanti del bel gioco che credevano possibile una riedizione di due avvincentissimi, recenti scontri diretti tra le due giocatrici, chiusi tra l’altro con una vittoria per parte. Sulla base delle formazioni avevo ipotizzato un 3 a 1 Parioli o al massimo un pareggio; non è andata così solo perché il doppio ha avuto un esito imprevisto.
Vinci b. Arn 6-1 6-0
La scelta di Prato di avvicendare Klepač con Arn si è rivelata sciagurata se non scellerata. La biondissima Arn, colpo d’occhio da scandinava più che magiara, e fisico da controfigura del cinema, è stata anche n. 81 WTA, ma è scivolata gradualmente in basso negli ultimi anni. E dire che in sé ha un gioco elegante, corretto e ben portato, da maestra di tennis, con un servizio dal movimento bellissimo. Contro una Vinci che raramente ho visto così ispirata in A 1 c’era però obiettivamente poco da fare, anche se Arn si è rivelata oltremodo fallosa, scarica, e anche spaesata, e ha subìto impassibile, senza la minima variante, la supremazia dell’avversaria. Roberta Vinci le ha rifilato una piccola ma severa lezione di tennis fantasioso, fatto di finezze e di colpi felpati e fintati: il back di rovescio lungolinea ha fruttato una miniera di punti, e Arn non riusciva in nessun modo ad arrivarci e a rialzarlo. In altre parole: si può ancora vincere, fuori dalle topten, con un tennis non esclusivamente muscolare.
Trevisan b. Burnett 7-6 6-3
C’era una palpabile curiosità attorno a questa sfida che metteva di fronte le due più promettenti under 18 italiane (senza dimenticare Camila Giorgi), e che, al momento, tutti si augurano possano essere le future portabandiera del nostro tennis. Sinceramente vedevo favorita Burnett, che mi aveva impressionato di recente contro Ani, pur sapendo il buon rendimento di Trevisan, sempre vincitrice in questo Campionato. Il match si è sviluppato equilibratissimo e anche nervoso, con Trevisan che riusciva più spesso a comandare il gioco coi suoi micidiali anticipi di diritto, approfittando anche di una certa lentezza di Burnett negli spostamenti laterali. In realtà a colpi di ottima fattura da una parte e dall’altra si alternavano errori gratuiti e banali e veri e propri regali; più facile per entrambe perdere che tenere il servizio, cosa abbastanza strana soprattutto per Burnett che serve profondo e pesante. Di fatto Trevisan giocava meglio in ricezione che in battuta. Sul filo di questa altalena si è arrivati al tiebreak, chiuso da Trevisan con qualche palpito di troppo, dopo aver condotto anche per 4 a 1. Nel secondo set Trevisan ha preso il largo fino a 4 a 1 e il match sembrava precipitare in suo favore, ma Burnett aveva una reazione di orgoglio, e faceva il break portandosi a 3 a 4; ma di lì in poi Trevisan teneva senza difficoltà il suo turno di servizio e otteneva la vittoria. Ho visto decisi segnali positivi da parte di Trevisan, che, pur sempre nervosa quando è sopra e non sotto nel punteggio, è stata implacabile con il diritto anticipato, con cui ha lasciato spesso ferma l’avversaria, e ha ormai una variante molto efficace nell’avanzamento in controtempo sul palleggio alto, chiuso dallo schiaffo. Viceversa Burnett mi è parsa più opaca rispetto alle recenti prestazioni, e ha avuto una giornata sottotono.
Queste le parole di Martina Trevisan: “E’ stata una bella partita e mi sono divertita molto in campo. Mi sono mossa bene e sono molto soddisfatta del tennis che ho espresso quest’oggi. La Burnett gioca molto bene ed è stato un match duro. La prossima settimana dovrei giocare un 25.000$ in Repubblica Ceca ma devo giocare la serie A. Se entro direttamente in tabellone.. Giocherò comunque un altro torneo prima della fine della stagione: un 10.000$ in dicembre.”
Dentoni b. Pennetta 7-6 6-4
Sorridente, applaudita, disponibile prima di entrare in campo, anche se di pubblico non ce n’era in fondo poi troppo, avrei giurato che Flavia Pennetta potesse risentire del recente hangover mediatico e della piccola pausa agonistica, e non fosse al top contro una Corinna Dentoni che non aveva nulla da perdere. E infatti ha tardato tantissimo a carburare opposta a un’avversaria che le giocava alla pari, e la cui pressione da fondo campo Pennetta tentava invano di arginare con la smorzata che però quasi mai andava a segno. Subìto addirittura un parziale di 5 a 1 contro, Pennetta rimontava però inesorabilmente pareggiando i giochi e anzi portandosi in vantaggio per 6 a 5. Non solo il set ma il match pareva a questo punto segnato, e invece no, Dentoni rediviva annullava il setpoint Pennetta, impattava a sei pari e si aggiudicava il set dopo vari setpoints sprecati da una parte e dall’altra. Nel secondo set Flavia si toglieva simbolicamente il giubbino della tuta, come intenzionata a cambiare marcia, ma l’andamento del match seguiva in realtà i turni di battuta sino al nono gioco, quando Dentoni brekkava Pennetta e nel game successivo chiudeva al quinto matchpoint. Pennetta – c’entra qualcosa la Spagna? – ha di recente cambiato il suo gioco, che si è fatto più attendista e palleggiato (anni fa sparava tutto e sbagliava tanto), e la smorzata è diventata un colpo fondamentale dei suoi schemi. Quando però la precisione e la continuità latitano la partita si complica. Dentoni è stata solida mentalmente, brava a non smarrirsi all’inizio del secondo set, e pronta a capire che non era il caso di insistere sul rovescio della Penna.
Dentoni-Trevisan b. Burnett-Di Giuseppe 1-0 ritiro
Doppio dai risvolti grotteschi e in parte misteriosi. Parioli ha in mano il doppio vincente, Pennetta-Vinci, che può darle il pareggio, ma schiera a sorpresa Burnett-Di Giuseppe. Sinceramente non mi ero accorto di nulla alla fine del primo gioco, sennonché Di Giuseppe si è seduta sulla sedia al cambio di campo e non si è rialzata: problemi al tendine rotuleo, è stato detto. Tutti a casa, soprattutto il Parioli, retrocesso. Martina Di Giuseppe ha spiegato il suo ritiro: “Ho sentito subito un risentimento al ginocchio che tanti problemi mi ha dato quest’anno. Siccome il pareggio non sarebbe servito a molto, ho preferito ritirarmi per non rischiare una ricaduta.“
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