All good things come to an end, cantava la bella Nelly Furtado e come darle torto? Sono due settimane che sono in giro per l’Europa, da Londra a Vienna, con una tappa a Linz. Sono stati 14 giorni lunghi, intensi, segnati dal poco sonno e dal tanto lavoro, segnati soprattutto in questo finale da tutto il lavoro accumulato e che sarà parte della mia routine per molto ancora una volta tornato in patria. Ad ogni modo, avrei voluto godermi l’ultimo giorno a Vienna concedendomi una mattinata turistica, invece stanco e un po’ assonnato ho deciso di lasciare la mia valigia in stazione, pronta ad essere ripresa questa sera prima di portarmi verso casa sull’euronight che da qui porta a Venezia, e poi portarmi in sala stampa per cominciare un po’ di quel lavoro in arretrato.
Camminando verso la Stadthalle però, sono stato ripreso da quel pensiero un po’ malinconico e terribilmente romantico che ogni volta mi colpisce mentre mi trovo a Vienna. Per quanto sia italiano, mi senta tale ed ami il mio paese, non riesco a non pensare a questa città come parte della mia identità, in un certo senso, quasi questa fosse la mia capitale, più che non una Roma lontana per modi di fare, clima e storia. Non è un pensiero sovversivo e forse difficile da spiegare, perché io in Austria non ho mai vissuto ed il tedesco non è una lingua che parlo fluentemente, ma le mie radici sono austroungariche, la mia formazione, le tradizioni…a Vienna pur non avendoci mai vissuto ho come la sensazione di essere a casa, molto più di quando sono a Roma, pur reputando quest’ultima la città più bella del mondo.
Dopo questo excursus semi-filosofico e probabilmente troppo off-topic anche per un diario di bordo, ritorno al tennis e quello di quest’oggi a Vienna è stato insolitamente rapido. Dico così perché dopo tre giorni di match lunghi e sempre in bilico, prima Fabio Fognini ha fatto a pezzi Radek Stepanek (al solito potete leggere a parte il pezzo su di lui), poi anche David Ferrer ha deciso di mostrarsi molto più in forma di quanto fatto nel primo turno, spazzando via Guillermo Garcia Lopez con un doppio 6-1 che ha lasciato poco su cui discutere. Lo spagnolo però si è reso protagonista di una conferenza stampa interessante in cui si dice più che contento della propria stagione.
“Penso sia stata una stagione incredibile la mia,” ha detto il valenciano. “Nonostante i tre mesi fuori per infortunio ho vinto 4 tornei e sono in lotta per il master di fine anno.”
“Sono molto triste che Valencia abbia perso lo status di ATP 500, ma ho tanti fa qui ed è un torneo bellissimo,” ha detto riguardo l’upgrade del torneo viennese, e poi ha aggiunto un commento su Rafael Nadal: “Sono sicuro che l’anno prossimo si giocherà i titoli dello slam.”
Nel frattempo, proprio perché ho detto che oggi i match andavano in fretta, Steve Johnson ha messo fine all’avventura del “guastafeste” della settimana, quel Jerzy Jankowicz che aveva eliminato il beniamino di casa Dominic Thiem martedì sera. Johnson ce l’ha fatta ma alla fine di un match duro e sofferto, segnato da i grandi servizi di entrambi e chiusosi 6-4 6-7 6-4 a favore del tennista a stelle e strisce.
Il match successivo ha visto protagonisti Kevin Anderson ed il ceco Jiri Vesely: nonostante il gap nel ranking a separare i due, il ceco ha vinto uno dei due precedenti e proprio il più recente ad Auckland quest’anno. A dimostrazione di essere un brutto avversario per il numero 11 del mondo, Vesely ha tenuto testa al servizio del sudafricano, sorprendendolo nel tiebreak decisivo del primo set. Già in precedenza aveva dimostrato grande coraggio salvando due palle set sul proprio servizio sul 5-4, salvo poi acciuffare il tiebreak, dove con grande sorpresa sono stati molti i mini break da ambo le parti. Sotto gli occhi di un’attenta Julia Goerges, Vesely faceva suo il primo set.
Il tenace biondo di Johannesburg non ha mollato però, facendo affidamento ai suoi colpi più sicuri ed incisivi, soprattutto al suo servizio. Non è riuscito a breccare nel game di apertura, ma ha messo addirittura due break a segno nel finale del secondo set, livellando il risultato e andando a servire per primo ad inizio del terzo e decisivo parziale. L’equilibrio alla battuta ha tremato per la prima volta con Anderson al servizio, che ha concesso le prime due palle break del suo incontro nel momento clou del match. Con coraggio però il sudafricano le ha cancellate e poi ha chiuso trovando lui stesso il primo break del terzo set, quando ormai tutti si aspettavano un tiebreak. 6-7 6-3 7-5 il risultato finale in suo favore.
La mia intenzione era di aspettare la conferenza stampa del sudafricano, ma purtroppo lui sta facendo tardi ed io ho un treno da prendere….
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